Terremoto, 40 anni dopo Forcella ancora sfregiata, la rinascita di via Stadera

Terremoto, 40 anni dopo Forcella ancora sfregiata, la rinascita di via Stadera
di Daniela De Crescenzo
Martedì 24 Novembre 2020, 08:22 - Ultimo agg. 12:02
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Terremoto a Napoli: una storia infinita. Settemila edifici inagibili, 170mila sfollati e 170 strade chiuse al traffico: questa era la città a giugno del 1981, a otto mesi dal sisma che aveva provocato in tutto 65 vittime. La situazione fotografata dalla commissione parlamentare d'inchiesta guidata da Oscar Luigi Scalfaro è drammatica. Ma non è detto che sia vera. La stessa commissione, infatti, sottolinea come il numero degli stabili lesionati, e ancor più quello dei senzatetto, sia andato lievitando con il passare delle settimane, seguendo il passo degli interventi economici promessi o realizzati. Anche nel quantizzare l'impegno economico per le messe in sicurezza, la commissione usa il condizionale e scrive: «Complessivamente, per il finanziamento delle riattazioni, Napoli dovrebbe aver avuto a disposizione oltre 460 miliardi di lire dalla gestione fuori bilancio Zamberletti e 129 dal fondo di cui all'articolo 3 della legge n. 219 del 1981».


LA RICOSTRUZIONE
Dunque la ricostruzione a Napoli è costata almeno 500 miliardi di lire, molti di più se si considerano i contenziosi a cui ha dato origine. Eppure, nonostante la montagna di soldi spesi, il cuore della città resta ancora sfregiato da ponteggi ed edifici cadenti tanto che a quaranta anni da quel maledetto 23 novembre la comunità Fa.Re di Forcella (soggetti promotori l'associazione Annalisa Durante, Legambiente Parco Letterario Vesuvio e l'associazione culturale Samb& Diop) ha realizzato una clip in cui si mostra il quartiere ancora ingabbiato dai ponteggi e si lancia l'appello per interventi capaci di chiudere definitivamente il capitolo ricostruzione.
I cosiddetti tubi innocenti oscurano la chiesa di Santa Maria a Piazza, fondata secondo la tradizione da Costantino il grande, ricca della torre campanaria più antica della città, già abbattuta nel 1924. La parrocchia, che già lentamente stava andando in disuso, fu chiusa all'indomani del sisma e puntellata.

Qualche anno dopo il crollo di un piano dell'edificio adiacente costrinse a imprigionare l'intero edificio insieme agli edifici circostanti di vico Tarallari. Da allora non è mai stata aperta al pubblico e i giovani del quartiere non sanno più nemmeno che aspetto abbia.

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Ora gli abitanti di Forcella che, nonostante il momento nero provocato dalla pandemia, continuano a sperare nella rinascita del quartiere, vorrebbero riappropriarsi di quello che considerano un tesoro perduto. Spiega Giuseppe Perna, presidente dell'Associazione Annalisa Durante: «La gabbia che nasconde la Chiesa di Santa Maria a Piazza, facendone addirittura perdere la memoria, è divenuto il simbolo del degrado del quartiere che non si può più tollerare. Questa struttura va eliminata con la riqualificazione della chiesa. Abbiamo già incontrato la Curia. Presto incontreremo la Soprintendenza. Abbiamo scritto al Comune. Attendiamo un tavolo unitario urgente e concreto. Anche da qui può e deve partire la rinascita di Forcella». La strada, però sembra in salita: tanti, troppi, gli edifici incerottati dai tubi innocenti di cui si rischia di perdere definitivamente le tracce. Ancora a Forcella restano da recuperare Sant'Agostino alla Zecca e vico Croce Sant'Agostino. Per riaprire la chiesa nel 1998 nacque anche un comitato di cui fa parte l'associazione Assogioca. Il presidente Gianfranco Wurzburger, dopo anni di battaglie e di promesse mancate, spera adesso che il recupero sia vicino. «La riapertura dell'edificio darebbe al quartiere un punto di riferimento», sostiene. È stato invece ricostruito l'edificio al civico 86 di via Stadera, a Poggioreale, che crollò durante il sisma provocando oltre cinquanta vittime.

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Per Palazzo Fuga, che ha ospitato il Real Albergo dei Poveri, si è progettato un recupero parziale, per rimettere in uso l'intero stabile ci vorrebbero altri 150 milioni di euro: il crollo di una delle ali dell'enorme edificio nel dicembre del 1980 provocò la morte di nove delle vecchiette che lo abitavano. In realtà l'edificio, progettato dall'architetto Ferdinando Fuga alla fine del '700, non fu mai nemmeno ultimato. L'edificio, lungo 360 metri e largo 140, doveva essere uno dei più imponenti d'Europa, ma i lavori si interruppero nel 1819. Nonostante ciò negli anni fu scuola, carcere, ospizio. Nel 2005 l'amministrazione comunale decise di realizzare al suo interno la Città dei Giovani, che occuperà la parte centrale dello stabile. Intanto a Fuorigrotta ci sono poche speranze di recuperare quello che era lo sferisterio: al suo interno si giocava la pelota e l'edificio fu gravemente danneggiato dal sisma. Il terremoto a Napoli non è mai finito.

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