Napoli: sedie spaccate e vetri in frantumi, lo sfregio ultras in piazza del Gesù

Provocazione dei commercianti sui social: «Aumento del 30% per i tedeschi residenti a Francoforte»

Tavolini rotti e cassonetti rovesciati
Tavolini rotti e cassonetti rovesciati
di Gennaro Di Biase
Giovedì 16 Marzo 2023, 23:58 - Ultimo agg. 18 Marzo, 08:42
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Il sole timido di inizio primavera non basta a dissipare la rabbia che si riflette sui vetri distrutti dei locali, illumina tavoli e sedie spaccate, sanpietrini divelti, vasi e arredi urbani disintegrati, cocci di bottiglie e spranghe di legno sull’asfalto. Nel day-after, nel giorno della ricostruzione di piazza del Gesù, si ricorda il passaggio dell’esercito di teppisti, e non si parla d’altro che degli scontri dell’altro pomeriggio: «Gli hooligans volevano salire fino al murale di Maradona ai Quartieri per distruggerlo, eppure qui in centro c’è la base dei Mastiffs». «Nessuno ha tutelato il cuore della città, questo scontro si poteva evitare». «Se i napoletani avessero fatto lo stesso in Germania, li avrebbero arrestati tutti». Chi prende di mira il Comune, chi le autorità tedesche, chi l’Uefa, chi le istituzioni locali. L’incredulità, in ogni caso, condisce le poche insalate servite ieri ai tavoli e le frasi di tutti, cittadini e commercianti: l’odore della guerriglia è ancora forte intorno all’obelisco, anche se i negozi sono tutti riaperti. 

L’immagine di bellezza e vita offerta da Osimhen e compagni a Fuorigrotta è la nemesi precisa dello sfascio di piazza del Gesù e Calata Trinità Maggiore. La zona è stata ripulita ieri, di buon mattino, per dare a turisti, studenti e passanti un senso di normalità ritrovata. Eppure, sottotraccia, la normalità a due passi da Santa Chiara evapora da un momento all’altro. A terra i segni della guerriglia sono ancora evidenti: bottiglie in mille pezzi, spranghe, basoli saltati. E, soprattutto, locali devastati, con operai e dipendenti che, intanto, si affannano a ripristinare banconi e gazebo. 

«Assurdo che arrivino 600 persone senza biglietto per lo stadio e li si porti proprio qui, nel cuore della città, in piazza del Gesù – dice Massimiliano Ruggiero, titolare di Vite Vite in via Cisterna dell’Olio – Non si è fatto niente per evitare il disastro». I preziosissimi monumenti della zona sono salvi per un pelo. La facciata della Chiesa del Gesù Nuovo porta ancora le carte argentate della consegna post-restauro, avvenuta da meno di una settimana. L’obelisco e il campanile di Santa Chiara sono sempre più imbrattati, ma miracolosamente illesi dopo il passaggio dei teppisti tedesco-bergamaschi. Ieri mattina la piazza era tutto un via vai da Calata Trinità Maggiore alla Questura o alle caserme, per i titolari delle attività sfasciate. 

In cielo il sole era ancora alto. A terra, invece, piovevano denunce. Sconcerto e scontri l’altra notte anche sul lungomare, in particolare sulle scale tra via Chiatamone e via Partenope, dove alloggiavano i tedeschi che hanno visto il match con un maxischermo allestito last-minute nella hall dell’hotel. I luoghi cardine della città rimasti ostaggio di una follia tanto violenta quanto annunciata. Chiara Giamé lavora al bar Seccia, proprio all’incrocio tra Monteoliveto (da dove è arrivata la maggioranza degli ultras azzurri) e Calata Trinità Maggiore. «Avevamo chiuso per paura poco dopo le 16 – racconta – appena abbiamo capito che la sommossa stava degenerando.

C’è stata cattiva gestione di questo pericolo. Il Comune avrebbe dovuto emanare un’ordinanza per evitare che i bus turistici scaricassero visitatori in piazza. Nessuno ci ha avvisato di ritirare dentro tavoli e sedie, né sono state liberate le strade dalle auto. Si doveva liberare il centro storico, o evitare che i tifosi arrivassero qui». E invece i tedeschi, che l’altra mattina si trovavano in zona lungomare, sono stati dirottati in centro per evitare che raggiungessero la zona del Maradona. Le scene di guerra dell’altro ieri fotografano, tra l’altro, i problemi logistici di una città forse troppo piccola. O dai luoghi simbolo troppo vicini uno all’altro. 

 

È stato il passaggio dei barbari, come ai tempi dell’Impero. Solo che siamo nel Terzo Millennio. Senza contare l’indotto evaporato l’altra sera, sono almeno sei le attività che hanno subito danni materiali, tra piazza del Gesù e Calata Trinità Maggiore. Gli hooligans hanno distrutto tutto quello che avevano sotto mano: un bottino di guerra da soldati che combattono per una causa di terz’ordine. Walter Angelino è un imprenditore giovanissimo, ha appena venticinque anni. E il suo bar, Novecento, nemmeno inaugurato, è già stato distrutto.

«Dovevamo aprire in questo fine settimana – sospira – ma ora bisogna sistemare di nuovo tutta la pedana, che è stata rotta e deformata. E poi bisogna riparare i vetri in frantumi. La camionetta la stava ribaltando. Penso che l’inaugurazione slitterà al prossimo weekend, ma i danni per me sono intorno ai 2mila euro. Piazza del Gesù non è stata affatto tutelata». 

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«Ci hanno fatto volare sedie e tavolini e abbiamo chiuso alle 21 – spiega Giuseppe Moretti della Caffetteria Moscati – Di solito chiudiamo all’una. Non condanno nessuno: la polizia ha dovuto scortare i tifosi per varie zone della città. Però si dovevano proteggere i turisti e le aziende». Non solo piazza del Gesù: tutto il centro storico è stato costretto alla serrata l’altra sera. C’è anche chi lancia provocazioni via social: «Da domani – scrive il libraio di Port’Alba Pasquale Langella – aumento del 30% per tutti i tedeschi residenti a Francoforte, per aiutare gli amici negozianti devastati dagli Unni». 

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