Torre Annunziata, doppio delitto
confermati 29 anni al fratello del boss

Torre Annunziata, doppio delitto confermati 29 anni al fratello del boss
di Dario Sautto
Sabato 20 Febbraio 2021, 09:20 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 11:12
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Respinto l'ultimo ricorso in Cassazione, diventa definitiva la condanna per il giovane killer che uccise i fratelli Giovanni e Roberto Scognamiglio. Andrea Gallo oggi ha 28 anni, ma il 30 maggio 2014 ne aveva appena 22, quando ingaggiò un conflitto a fuoco con i due fratelli di Pompei, uccidendoli sul colpo e rimanendo ferito a sua volta. Dopo tre gradi di giudizio e una nuova udienza in Cassazione, è diventata definitiva per lui la condanna a 29 anni di carcere per omicidio volontario. Fratello minore del più noto boss Giuseppe Gallo, capo del clan Gallo-Limelli-Vangone conosciuto negli ambienti di camorra con i soprannomi «scignetella» e «Peppe o pazz» per aver ottenuto per anni anche il sussidio per una patologia psichiatrica risultata fasulla, Andrea Gallo era praticamente incensurato, quando si verificò la tremenda sparatoria nella villetta di via Andolfi, stradina che segna il confine tra Boscoreale, Torre Annunziata e Pompei.

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Era notte fonda, quando Gallo junior e gli Scognamiglio si incontrarono proprio a casa dei due fratelli di Pompei. La discussione si accese immediatamente e probabilmente era legata a una mancata consegna di droga. Andrea Gallo estrasse la pistola calibro 9 ed esplose diversi colpi verso Giovanni Scognamiglio. Intervenne Roberto Scognamiglio che pure sparò, ferendo Gallo, ma venne colpito anche lui mortalmente dai proiettili. Ferito all'addome, Andrea Gallo fu accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale di Boscotrecase, dove fu operato per l'estrazione del proiettile. Quel proiettile, però, scomparve dalla sala operatoria, dopo l'assalto alla struttura ospedaliera da parte di familiari e affiliati al clan Gallo-Limelli-Vangone. I poliziotti che intervennero sul posto non riuscirono a recuperarlo, ma arrestarono la sorella del killer per le minacce ai medici. La donna fu scarcerata pochi giorni dopo. Gallo fu poi trasferito all'ospedale Loreto Mare di Napoli, dove fu dichiarato in stato di fermo per omicidio e piantonato per giorni, nonostante fosse in coma farmacologico per le conseguenze dello scontro a fuoco.
Il provvedimento cautelare fu convalidato e le indagini successive hanno permesso alla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli di arrivare al processo, lungo e complesso, che si è celebrato tra nel 2015 dinanzi alla Corte d'Assise napoletana.

Tra i testimoni ascoltati durante il dibattimento, il pentito Luigi Cosma, che ha fornito un movente ritenuto attendibile dai giudici e legato a questioni sugli stupefacenti, ma anche sei tra medici e infermieri che quella notte furono minacciati dalla folla mentre salvavano la vita ad Andrea Gallo: solo uno di quei sei sanitari confermò le minacce subite, gli altri negarono.

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Al termine del processo, per Andrea Gallo arrivò la condanna a 29 anni di reclusione, confermata sia in Appello che in Cassazione, con gli «ermellini» chiamati a pronunciarsi di recente su un presunto difetto di motivazione, ma il ricorso è stato ritenuto inammissibile. Già in primo grado, però, per il giovanissimo fratello del boss Giuseppe Gallo era caduta l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, per un duplice omicidio rimasto legato solo a questioni di droga e non a contesti di camorra, evitando così l'ergastolo. A meno di sette anni da quell'efferato scontro a fuoco, l'iter processuale è ormai concluso e un giovanissimo killer è detenuto in carcere per scontare una lunghissima pena definitiva. Andrea Gallo tornerà libero solo alla soglia dei 50 anni, dopo essere entrato in carcere appena 22enne dopo aver ammazzato due fratelli e rischiato a sua volta la vita.
 

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