Torre Annunziata, dietro il crollo
i lavori per realizzare un B&B

Torre Annunziata, dietro il crollo i lavori per realizzare un B&B
di Gigi Di Fiore
Domenica 9 Luglio 2017, 09:18 - Ultimo agg. 17:04
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Torre Annunziata. Nella drammatica storia del crollo di Rampa Nunziante, il condizionale è d’obbligo. Ogni elemento, ogni indizio, ogni sospetto dovrà essere verificato dalla Procura di Torre Annunziata, che ha delegato i carabinieri ai primi accertamenti. L’area del disastro è sotto sequestro, all’ingresso in basso sul lato Rampa Nunziante numero 15 due carabinieri fanno buona guardia. È il lato più importante, nella storia che andremo a raccontare. Il lato con i due appartamenti rimasti in piedi, quelli al primo e al secondo piano. E sono integri, soprattutto perché poggiano su una roccia lavica, mentre gli ultimi tre piani facevano perno su solai e pilastri in tufo, che si sono sbriciolati come cartone all’alba di due giorni fa.
 



Dunque, l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli in contatto con il procuratore capo Alessandro Pennasilico che è in ferie e affidata al pm Andreana Ambrosino. Disastro colposo e omicidio plurimo, l’ipotesi di reato a carico di ignoti. Lo scenario investigativo futuro punterà non solo sulle autopsie agli otto corpi delle persone morte, ma soprattutto sulla consulenza tecnica da affidare ad una serie di esperti che vanno dagli ingegneri strutturalisti ai geologi. Un lavoro che impiegherà del tempo e che, probabilmente, sarà avviato con incidente probatorio per consentire ad eventuali indagati di nominare i propri consulenti.

E questo è il nodo delicato, il nocciolo di una storia che si alimenta di testimonianze di vicini e di carte che il Comune non ha diritto a possedere. Dall’ufficio tecnico del Municipio diretto dall’ingegnere Nunzio Ariano dallo scorso gennaio, infatti, ai carabinieri sono state consegnate solo 4 documenti: le Scie dei lavori avviati al primo e al secondo piano, la licenza edilizia del 1957 e il certificato di agibilità dell’edificio del 1959. Importanti le dichiarazioni di inizio ristrutturazioni obbligatoria per legge con indicazione degli interventi non strutturali previsti, che non implicano eventuali aumenti di volumi tali da violare la concessione edilizia sull’immobile.

Lavori avviati da circa due mesi al secondo piano, che - riferiscono testimonianze di vicini e di persone che per vari motivi sono passati sotto l’appartamento - negli ultimi tre giorni prima della tragedia si sono fatti più intensi. C’è chi è pronto a testimoniare di aver sentito in azione dei martelli pneumatici, in grado di abbattere strutture portanti, chi riferisce di pareti abbattute per realizzare un enorme open space. Elementi facilmente verificabili in un immobile rimasto in piedi, soprattutto dopo il sequestro disposto dalla Procura di Torre Annunziata.

Ma perché quei lavori e chi li stava eseguendo? Su quell’immobile i passaggi di proprietà sono stati due negli ultimi anni. Ad un’asta giudiziaria, seguita ad un esproprio per inadempienza in un debito di un vecchio proprietario con vari pignoramenti, ha avuto la meglio una società, seguita dall’avvocato penalista Massimiliano Lafranco, 46 anni, genero di Antonio Vitiello sindaco di Torre tra il 1976 e il 1981 e in passato in politica con Forza Italia. 
 
 

Lafranco è socio di studio di Roberto Cuomo, 40 anni, amministratore del condominio nel palazzo crollato. Cuomo era proprietario dell’appartamento dove viveva la famiglia Guida, quella con i due bambini morti. L’appartamento al quarto piano, che ha acquistato tempo fa utilizzando un mutuo bancario. Da circa un anno, Cuomo, che con il collega Lafranco ha uno studio con ampia clientela in tutti gli ambienti di Torre Annunziata, era amministratore del condominio. 

Vuole parlare poco, si schermisce. Promette ampia disponibilità più in là. E dice: «Sto andando dai carabinieri, in quel palazzo avevo tutti amici e sto molto male per quello che è successo. Sono pronto a fornire tutta la mia disponibilità all’autorità giudiziaria. Altro non so, né posso dire».

Ma prima l’avvocato Cuomo smentisce la circostanza dell’asta giudiziaria vinta da una società seguita dal collega di studio: «Assolutamente non mi risulta», dice prima di salutare. Ma, asta o non asta, poco più di un mese fa la società ha ceduto l’appartamento. È stato venduto ad una famiglia nota in città per più motivi che, secondo più di una voce che ricorre nella cittadina vesuviana, aveva intenzione di farne un B&B. Il posto è incantevole, con un panorama da favola sulla penisola sorrentina. I lidi torresi, come il famoso «Lido Azzurro», sono a due passi e, in più, l’antica strada di Rampa Nunziante, resta fondamentale collegamento tra il litorale e il centro cittadino. 


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