Torre Annunziata, sciolto il consiglio comunale: ​le mani della camorra sul Recovery plan

Torre Annunziata, sciolto il consiglio comunale: le mani della camorra sul Recovery plan
di Dario Sautto
Venerdì 6 Maggio 2022, 07:15 - Ultimo agg. 21:19
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Come trent'anni fa, la camorra si era infiltrata tra politica e uffici comunali. Come raccontava già negli anni 80 Giancarlo Siani dalle pagine del Mattino, il clan Gionta aveva allungato le sue mani su appalti e procedure. Su proposta del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ieri pomeriggio il Consiglio dei Ministri ha votato lo scioglimento dell'amministrazione comunale di Torre Annunziata per infiltrazioni della camorra, per la seconda volta dopo lo scandalo delle tangenti del 1993. Un atto che adesso attende solo il sigillo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che entro due settimane firmerà il decreto definitivo. Lamorgese ha parlato di «pressanti condizionamenti della criminalità organizzata, che compromettono il buon andamento e l'imparzialità dell'attività comunale».

Ormai da due mesi, negli uffici comunali oplontini di via Schiti si sono insediati i commissari nominati dal prefetto di Napoli Claudio Palomba, in seguito alle dimissioni in blocco di quasi tutti i consiglieri comunali. Dimissioni che erano arrivate pochi giorni dopo il blitz della squadra mobile, che perquisì anche il municipio su delega della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta che vede indagati per concorso esterno in associazione mafiosa il sindaco uscente Vincenzo Ascione, il suo ex vicesindaco Luigi Ammendola e una decina tra consiglieri e assessori, nonché l'ex capo dell'Ufficio tecnico Nunzio Ariano, arrestato in flagranza dopo aver intascato mazzette e già condannato per corruzione. 

Lo scioglimento per camorra adesso blocca l'iter verso le elezioni che sarebbe stato avviato in automatico il prossimo 14 maggio. Per almeno diciotto mesi, Torre Annunziata sarà amministrata dai commissari con poteri straordinari, che dunque valuteranno con attenzione anche appalti e gestione dei fondi del Pnrr. Allo scioglimento si è arrivati dopo la nomina della Commissione d'accesso avvenuta lo scorso 14 ottobre, in seguito ad una serie di inchieste e scandali che hanno travolto negli ultimi due anni Torre Annunziata. La nuova tangentopoli oplontina legata all'ex capo dell'Utc rappresenterebbe solo la punta dell'iceberg di un sistema di collusioni e corruzione in quella che era diventata «Fortapàsc» nel film ispirato alla vita di Siani. Se negli anni 80 i Gionta misero le mani sui fondi della ricostruzione post terremoto, adesso l'interesse della camorra è il Pnrr. Finanziamenti che in un'intercettazione dell'inchiesta della Dda il sindaco Ascione cerca di ottenere con l'intervento di un consigliere regionale tramite l'intercessione di Salvatore Onda, netturbino distaccato presso la Regione Campania e referente politico della lista civica che fa capo proprio a «De Luca presidente», che secondo l'Antimafia influenzerebbe l'attività politica oplontina in virtù della sua parentela con lo spietato killer Umberto Onda, ergastolano da oltre dieci anni detenuto al 41-bis.

Una ipotesi, questa, non ancora provata dagli inquirenti, con tutti gli indagati tuttora a piede libero.

L'inchiesta dell'Antimafia e le indagini della Procura di Torre Annunziata sulla corruzione per l'aggiudicazioni di piccoli e grandi appalti hanno accelerato il lavoro della Commissione d'accesso, che aveva già riscontrato una serie di irregolarità che riguardano anche gestione dei beni confiscati, rilascio dei permessi, concessioni demaniali e diverse procedure anomale. E ancora la gestione dell'appalto dei rifiuti, che avviene tramite la ditta in house «Prima Vera», una serie di affidamenti diretti, presenza di aziende con interdittive antimafia e gare ritenute anomale. Come quella per la videosorveglianza, rallentata più volte e oggetto di una serie di irregolarità. E ancora la realizzazione di un parcheggio in centro città in un terreno da acquisire a patrimonio del Comune, che invece lo stesso ente comunale stava per acquistare dagli ex proprietari.

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Poi ci sono i lavori degli ispettori prefettizi, più volte intralciati dagli uffici comunali: la richiesta di atti spesso non è stata assecondata e in alcuni casi i documenti richiesti non erano presenti. Tutto ciò senza considerare parentele scomode, precedenti penali e frequentazioni borderline di una decina tra assessori e consiglieri (anche di opposizione), una ventina di dipendenti comunali e altrettanti netturbini. Anche in questo modo la macchina politica e amministrativa di Torre Annunziata è stata condizionata, secondo il Viminale, con il sindaco Ascione più volte salvato da una maggioranza sempre diversa e molto «fluida». «Ora ci sono diciotto mesi di tempo: partiti e liste civiche mettano alla porta politici e dirigenti coinvolti» commenta il senatore Sandro Ruotolo. Diciotto mesi per provare a dimostrare che Torre Annunziata non è più «Fortapàsc». 

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