Voto di scambio nel Napoletano, fuochi d'artificio e brindisi per il ritorno a casa di due arrestati

Voto di scambio nel Napoletano, fuochi d'artificio e brindisi per il ritorno a casa di due arrestati
di Dario Sautto
Martedì 26 Novembre 2019, 09:22 - Ultimo agg. 09:30
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Fuochi d'artificio, brindisi e festeggiamenti. Tornano a casa dopo sette mesi in carcere Giovanni e Ciro Massella, padre e figlio al centro dell'inchiesta sul voto di scambio a Torre del Greco. Nei mesi scorsi hanno confessato di aver comprato una cinquantina di preferenze per il consigliere (poi eletto) Stefano Abilitato, in accordo con il suo sponsor elettorale, il commercialista Simone Onofrio Magliacano. In cambio, avevano ottenuto la promessa di assunzione per Ciro Massella, figlio di Giovanni, che grazie a Magliacano aveva sfruttato il progetto Garanzia Giovani per ottenere un impiego da netturbino per 6 mesi al consorzio Gema. Coinvolti in tutti i filoni di un'inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco e coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, i Massella erano finiti in carcere perché accusati anche di detenzione di armi. Tante erano le foto di pistole che Giovanni e Ciro si scambiavano su WhatsApp con altri indagati, vantandosi di possedere armi di ogni genere.
 


I due hanno ottenuto il parere favorevole anche dalla Procura e sono tornati ai domiciliari nel weekend appena trascorso. Al loro arrivo sono stati sparati fuochi d'artificio per festeggiare il ritorno a casa, triste usanza che solitamente appartiene agli ambienti di camorra. I due, però, sono i principali testimoni dell'accusa e hanno cominciato a collaborare subito con gli investigatori, per ricostruire tutto il business che si celava dietro la campagna elettorale del 2018 a Torre del Greco, che ha portato alla vittoria l'attuale sindaco Giovanni Palomba. Venerdì la prima udienza del processo, al quale si è arrivati su decreto di giudizio immediato richiesto dal procuratore Pierpaolo Filippelli e dai sostituti Bianca Maria Colangelo e Giuseppe Borriello. In discussione la richiesta di patteggiamento avanzata dai due principali indagati: Stefano Abilitato a due anni e otto mesi, Simone Magliacano a tre anni. Sul cellulare di quest'ultimo è stata raccolta una grossa mole di «auto intercettazioni», che hanno permesso agli investigatori di rafforzare il quadro accusatorio nei confronti di tutti gli indagati.

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A parte i Massella e Salvatore Loffredo, con l'incognita di Abilitato e Magliacano, affronteranno il processo sicuramente in quattro. Con Giuseppe Sdegno, Gennaro Savastano e Vincenzo Izzo ci sarà anche Domenico Pesce, ex presidente Unicef Napoli, accusato di aver sfruttato i pacchi alimentari (con marchio Ue e non commerciabili) forniti dall'organizzazione e destinati ai meno abbienti, per comprare voti sempre in favore di Abilitato. Tutti sono accusati di aver avuto un ruolo più o meno determinante nella presunta compravendita di voti, avvenuta nel seggio dove votavano i residenti di via San Giuseppe alle Paludi. In quella zona, Izzo e Savastano avrebbero affrontato Abilitato, schiaffeggiandolo, durante il suo giro in cerca di voti. Sdegno, invece, è accusato di aver tenuto la cassa per conto di Magliacano e Abilitato: circa duemila euro in contanti, forniti in più tranche ai Massella all'esterno dei seggi, per comprare voti a 20-30 euro. Una dozzina di votanti sono stati identificati e sono indagati a piede libero: anche loro rischiano il processo.
 

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