Traffico di armi con Libia e Iran:
sms tra i napoletani e i rapitori libici

Traffico di armi con Libia e Iran: sms tra i napoletani e i rapitori libici
di Leandro Del Gaudio
Martedì 31 Gennaio 2017, 10:43 - Ultimo agg. 11:56
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Tra i quattro  destinatari dei provvedimenti di fermo disposti dalla Dda di Napoli, ci sono anche due italiani convertiti all'Islam e radicalizzati: Mario Di Leva, convertito all'Islam con il nome di Jaafar, e Annamaria Fontana, coniugi residenti a San Giorgio a Cremano. Agli atti dell'inchiesta vi è anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell'ex premier iraniano Ahmadinejad. Anche un loro figlio risulta indagato.



Dalle intercettazioni sarebbero emersi anche presunti contatti tra i coniugi di San Giorgio a Cremano e i rapitori di quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015.

La circostanza sarebbe venuta alla luce da alcuni sms di poco successivi al sequestro in cui i coniugi facevano riferimento alle persone già incontrate qualche tempo prima, alludendo a loro come autori del rapimento. Uno scambio di messaggi telefonici tra marito e moglie che svela il radicamento della coppia in contesti internazionali condizionati dalla presenza dell'isis. I due coniugi commentano la notizia del rapimento di quattro soggetti italiani in Libia nel luglio del 2015: il sequestro si concluse, a marzo del 2016 con la morte di due italiani, Fausto Piano e Salvatore Failla mentre gli altri due rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, riuscirono a fuggire. 

Mario Di Leva: «Hey, hanno rapito quattro italiani in Libia». 
Annamaria Fontana: «Già fatto notizia vecchia, già stato in contatto». 
Annamaria Fontana: «Ce li hanno proprio quelli dove noi siamo andati, già sto operando, con molta tranquillità e molta cautela». 

È uno scambio di WhatsApp, che evidenzia il rapporto con milizie legate all'Isis. Inchiesta coordinata dai pm Maurizio Giordano, Catello Maresca e Cesare Sirignano, oggi alla DNA, sotto il coordinamento dell'aggiunto Giuseppe Borrelli. 

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