Sono passati ormai trent'anni dalla notte della strage. La notte in cui nella rada di Livorno il traghetto Moby Prince entrò in collisione con una petroliera Agip Abruzzo. La prua del traghetto squarciò una delle cisterne del greggio e si scatenò un inferno di fiamme in cui morirono 140 tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Una tragedia avvolta ancora dal mistero che ha travolto decine di famiglie in provincia di Napoli. Sette le vittime di Ercolano: Giovanni D'Antonio, Gerardo Guida, Aniello Padula, Rocco Pernice, Pasquale Porciello, Gerardo Sicignano e Giovanni Tagliamonte. In numero di vittime la città degli scavi è tra quelle che ha pagato il prezzo più alto a quella tragedia. Sul Moby Prince, quella notte, c'erano otto ercolanesi tra cui l'unico superstite: il marinaio Alessio Bertrand che era al suo primo imbarco.
LA CERIMONIA
Ieri mattina il sindaco Ciro Buonajuto e il presidente del consiglio comunale Luigi Simeone hanno deposto una corona di alloro sulla lapide che ricorda la strage all'interno del Comune.
LE DUE INCHIESTE
Dopo trent'anni la verità è ancora un miraggio per le famiglie delle vittime. Un dato confermato anche dalle recenti conclusioni pubblicate dalla commissione d'inchiesta. Conclusioni che hanno smentito gran parte delle ipotesi avanzate nel corso delle indagini preliminari, gettando pesanti sospetti su un presunto depistaggio. Rivelazioni dalle quali è nata una nuova inchiesta, condotta dalla Procura di Livorno per il reato di strage. E una seconda a Roma per il reato di falsa testimonianza e reticenza. Nel fascicolo sarebbero confluiti persino i verbali di un pentito della ndrangheta, Filippo Barreca, in merito ad un presunto traffico di prodotti illeciti nel porto quella notte. Il giorno del ricordo di quella tragedia ad Ercolano si è conclusa con una messa solenne nella Basilica di Pugliano, alla presenza dei sindaci e rappresentati istituzionali dei Comuni della Campania. «Il tempo - ha detto Buonajuto - ha rinnovato soltanto il dolore e la rabbia per una tragedia che ancora cerca una verità negata dopo trent'anni. Questa catena che c'è tra di noi e tutti i familiari delle vittime continuerà a stringerci con forza, con amore ed affetto nel ricordo di vicende che hanno strappato alla nostra terra donne e uomini e nel desiderio di cercare la verità».