«Nessuna trans abbandonata a Napoli, subito un tavolo tecnico per i diritti»

«Nessuna trans abbandonata a Napoli, subito un tavolo tecnico per i diritti»
Venerdì 16 Marzo 2018, 20:10
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«Abbiamo una procedura e uno statuto per l'accoglienza antiviolenza per usufruire di alloggio part time notturno, noi non siamo un dormitorio, ma non abbiamo abbandonato Alex». Così il presidente dell’associazione i-Ken onlus Carlo Cremona commenta la denuncia della trans napoletana.

Cremona segue e gestisce le pratiche e le attività del Progetto “Questa casa non è un Albergo”, unica sede italiana radicata a Napoli in cui si svolge attività di accoglienza e pronto soccorso con presidio psicologico e legale verso i transgender e i soggetti lgbt che subiscono discriminazioni e violenze per il loro orientamento sessuale o identità di genere, e che si sentono in pericolo e sono costretti ad allontanarsi dall’abitazione familiare. Si difende e difende la Rainbowcenter dalle accuse di non avere aiutato un trans napoletano perché si afferma che nella sua struttura vi siano solo servizi diurni per lo sportello psicologico. «È mio dovere, a nome di tutte le figure che mi hanno accostato nella gestione di questo caso, per nulla abbandonato, come invece le dichiarazioni dello stesso protagonista fanno emergere, raccontare con trasparenza la veridicità della vicenda, non potendo prescindere nei dettagli», spiega.

Una risposta diretta con l’obiettivo di difendere, non solo il proprio operato, ma tutta la città dall’accusa di incapacità di gestione amministrativa sulle tematiche sociali così delicate ma tanto radicate nel nostro territorio, e che, a differenza da ciò che Arcigay mediante la testimonianza di Alex vuol far emergere, non si trova inerme e sorda ai bisogni di chi ne necessita come il trans Alex in questione ed i tanti bisognosi come lui.

«Nella fruizione attiva h24 della nostra attività, - racconta il presidente della Rainbowcenter, Cremona - verso il caso Alex abbiamo svolto tutte quelle forme di aiuto possibili e di nostra competenza, peccato siano state interrotte di sua volontà appena iniziate. Il trans napoletano, da noi mai abbandonato, è stato accolto e sostenuto dallo stesso istante in cui l’unità di soccorso municipale ci ha interpellati».

Amarezza e delusione che accoratamente fa trasparire: «Certe dichiarazioni denigratorie, da parte del nostro utente e amico Alex, il quale, mediante la voce di Arcigay di Napoli dichiara che nella nostra città i trans e/o gli lgbt tutti sono abbandonati a se stessi - procede Cremona - per assenza di servizi e soccorsi, non possono che rendermi amareggiato e profondamente dispiaciuto per il modo con cui, in tal modo, si disconosce un operato svolto tempestivamente e prontamente, con la totale disponibilità verso le necessità in questione. Non abbiamo sottovalutato neanche i più articolati particolari, al fine di rendere la richiesta d’aiuto del nostro amico la più soddisfacente possibile, in termini di velocità delle soluzioni proposte e trovate, in sinergia e cooperazione con altri enti locali. Insieme al nostro team, in tante figure di settore hanno reso, oltre che la loro collaborazione, la fattibilità imminente concreta proprio per non far sentire Alex neanche un istante abbandonato. Una “macchina” in azione che permettesse al trans napoletano a noi indirizzato, di realizzare le sue richieste d’aiuto, serenamente espresse già nella prima delle tre sere in cui ha usufruito del servizio pernottamento della nostra struttura “Questa casa non è un albergo” di via Genovesi».

Casa, lavoro e famiglia sono queste le tre priorità che Alex, finite le procedure di registrazione obbligatorie presso la Casa Rifugio gestito dal suo team di psicologi, legali e ragazzi lgbt che si adoperano per rendere “casa” di conforto una struttura che accoglie i soggetti vittime di violenza ed in difficoltà, che,  per far fronte alle esigenze SOS, oltre i 3 pernottamenti garantiti da statuto, resta attiva in orari diurni per offrire una “famiglia” problem solving, che li tuteli e li accolga. «Abbiamo eseguito il percorso di accompagnamento del nostro ospite Alex in ogni fase iniziale, -continua- adoperandoci in tempi record per trovargli una residenza fissa continuativa almeno per tre mesi, grazie alla collaborazione del servizio Welfare del Comune, che ci ha indirizzato e accostato in 24 ore a trovare la tanto desiderata residenza quotidiana per il soggetto che, invece, dichiara di dover vivere ancora per strada, per insolvenze di gestione».

Nel suo racconto dei fatti Cremona esprime anche il suo personalissimo parere: «Leggere di una Napoli inadatta alle tematiche transgender e lgbt è un sacrilegio. Siamo il primo centro specifico d’Italia che, con la nostra struttura, non solo fruisce servizio assistenziale ma anche di sostegno con specialisti. Ed è una città in prima linea partecipe con i suoi enti a far fronte alla problematica sociale transgender e di violenza omofoba e di genere. Abbiamo accolto questa persona secondo i nostri migliori canoni di umanità, civiltà e affetto e, in primis, seguendo la miglior prassi del nostro progetto per poter procedere verso il target finale: non abbandonarlo e metterlo in sicurezza. Iniziò tutto con una serie di colloqui nella massima serenità in una “casa” che accoglie. Alex ci ha messo a conoscenza della sua situazione complessiva, ovvero, si trova per strada per una situazione legata al reddito, dunque, per povertà . Ed è partendo da queste sue esplicite richieste prioritarie che ci siamo attivati da subito. Abbiamo contattato gli idonei servizi che l’amministrazione del Comune  di Napoli fruisce, gestiti per il welfare dall’Assessore Gaeta, che in modo ineccepibile ha consentito con la nostra intercessione diretta che Alex avesse subito un alloggio minimo di 3 mesi; dunque, immediata collaborazione risolutiva tra gli enti che in tal modo ha consentito ad Alex il suo posto presso la cooperativa sociale La locomotiva, in cui è presente lo stesso Rainbowcenter e, dove da subito, è stato inserito  seguendo il protocollo binario maschio/femmina della struttura facendoci noi stessi garanti affinché avesse uno spazio gender-free in cui trovare una sua dimensione e serenità quotidiana. Certamente, secondo gli orari della struttura del dormitorio: dalle 19 alle 8 del mattino seguente. orario a cui avrebbe fatto seguito l’apertura della nostra struttura di via Genovesi. Solo per pochi giorni però Alex ci ha raggiunti: è stato ben accolto fino alle 19, per vari giorni ha partecipato alla vita dell’associazione con attività laboratoriali». E in un’analisi più approfondita, continua: «Non si può dire di essere abbandonati, il nostro impegno è stato e sarà sempre attivo così come avrebbe potuto procedere se avesse continuato a rivolgersi a noi secondo un’avviata gestione del suo iter burocratico presso il Caf, da noi contattato, per perseguire l’iter per l’accesso al reddito di sussistenza Ma, dopo i primi giorni Alex ha scelto di sua volontà di non voler restare presso il dormitorio e non voler più tornare al nostro centro. A questa ennesima esplicita richiesta di un soggetto adulto (pervenutaci con messaggi dal suo stesso cellulare) leggere a malincuore che lo abbiamo abbandonato è disumano».

«Alla luce di questa proficua sinergia tra gli attori che hanno collaborato su questo caso - conclude Cremona - ci siamo fatti portavoce nella richiesta di un tavolo tecnico che si possa costantemente occupare, secondo procedure e prassi da stipulare con gli organi competenti, delle varie forme di accoglienza dei soggetti, nello specifico trans in difficoltà, che pongono il tema del gender-free nell’ambito della residenza pubblica. È forse quest’ultimo l’unico neo del territorio sul quale l’amministrazione era ancora impreparata, ma, non sufficiente motivazione perché tutti noi che abbiamo seguito il caso possiamo esser giudicati gravemente inefficienti. Sul nostro territorio i trans NON sono abbandonati per strada e alla solitudine, ma, se vogliono, hanno dove andare. Se si intende il non aver fino ad ora un piano iper collaudato per le strutture pubbliche, pronte totalmente in una logistica organizzativa( quale gli spazi gender free) certamente si deve fare ancora molto di più, perché l’amministrazione riconosca tale necessità. Ma non certo ci possono accusare di gravi inadempiezze verso i diritti di chi necessita e contro ogni solitudine. Napoli con gli enti preposti è in primo piano in azione attiva verso i diritti del Mondo lgbt: una città dal cuore sempre aperto a partite dalla nostra casa d’accoglienza».
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