La legge sul silenzio-assenso è «una conquista di civiltà, ma per 20 anni è rimasta lettera morta», ricorda il ministro della Salute Giulia Grillo, che ringrazia pubblicamente i sostenitori della raccolta firme: «anche grazie a queste iniziative si sensibilizza l'opinione pubblica». In Italia i trapianti eseguiti nel 2018 sono stati 3.718 e 1.680 i donatori, ma ci sono ancora circa 9mila persone in lista di attesa e solo uno su tre riesce ad arrivare all'intervento. In base alla legge in vigore, infatti, possono esser prelevati solo gli organi di chi abbia lasciato esplicita disposizione. In caso contrario è la famiglia del paziente deceduto a decidere, ma circa una volta su tre la risposta è negativa. Per questo la petizione chiede di rendere pienamente effettiva la legge 91 del 1999, ancora bloccata causa della mancata emanazione dei relativi decreti attuativi. «Ci pensate a quante vite si sarebbero potute salvare in questi anni se la norma fosse stata effettiva?», recita l'appello di Michele, affetto sin dalla nascita da una patologia congenita al cuore, che ha avuto un peggioramento nell'ultimo anno. Al momento del lancio della petizione il giovane era in attesa di un trapianto di cuore presso l'Ospedale Monaldi di Napoli.
«È stato operato l'8 agosto scorso ed è ancora ricoverato.
Le sue condizioni sono stabili e la fase delicata non è ancora passata», spiegano i parenti. Intanto, però, al suo appello, le istituzioni hanno dato ascolto, con la firma del decreto ministeriale che, lo scorso 20 agosto, ha sbloccato lo stallo dando il via libera al regolamento sul Sistema Informativo Trapianti (Sit). Per la piena operatività della legge, tuttavia, si dovrà aspettare il compimento di altri due passaggi operativi. «Spero che adesso - spiega il ministro nella risposta ai firmatari - si proceda in modo spedito anche per l'Anagrafe nazionale degli assistiti e con una grande campagna di sensibilizzazione». Un Paese «civile», conclude Grillo, «è solidale verso chi, grazie a un dono, può tornare a vivere, come è successo a Michele e ad altri pazienti».