Si attendono gli smartphone del ministero, mentre il piano di controlli ai varchi del Palazzo di giustizia di Napoli è già approntato: dovranno esibire il proprio green pass i magistrati togati e onorari (compresi tirocinanti e gli esponenti della giuria popolare), i dipendenti amministrativi e tutti coloro che svolgono attività lavorative all’interno del Palazzo di giustizia (fosse anche il fornitore di una ditta che entra un solo giorno alla settimana o un operaio specializzato o il dipendente delle bouvette interne); non dovranno invece mostrare la card ministeriale gli avvocati, i testimoni, i visitatori, il pubblico, le parti del processo e i giornalisti accreditati (fermo restando il dovere di mostrare documenti alle forze dell’ordine impegnate nella gestione dell’ordine pubblico).
Sono queste le linee guida affidate da Roma (Ministero della giustizia e Csm), ai capi degli uffici, sotto il coordinamento dei procuratori generali, che avranno l’onere di sovrintendere e indirizzare la gestione dei controlli green pass per tutti i colleghi magistrati (ma con la facoltà di delegare agli altri capi degli uffici territoriali le verifiche agli ingressi in Procure e Tribunali del distretto di Corte di appello).
Gli smartphone sono al momento il tassello mancante, a pochi giorni dalla data designata come punto di svolta - il 15 ottobre -, per inaugurare la stagione del lavoro sicuro all’insegna dello scudo vaccinale.
Ma la nuova stagione della giustizia, nella complessa fase di ripresa posto covid non è solo una questione di green pass. A distanza di oltre un anno e mezzo dall’avvento della pandemia, resta il nodo rappresentato da alcuni vincoli imposti per arginare il contagio. Proviamo a ragionare dal punto di vista degli avvocati. Sono in tanti a chiedere che vengano rimosse in modo definitivo le disposizioni fissate fino a questo momento: via i divieti di accesso, via l’obbligo di prenotazione, in attesa di ripristinare condizioni ordinarie di lavoro. Esigenze che oggi vengono ribadite nello stesso palazzo in cui c’è chi dovrà controllare green pass di migliaia di lavoratori, ovviamente in attesa degli smartphone in arrivo da Roma.
E torniamo nelle Torri del Centro direzionale. Ore frenetiche, riunioni da remoto e vertici negli uffici fino alla tarda serata di venerdì scorso. Ai piani alti, la macchina organizzativa è coordinata dal procuratore generale Luigi Riello, nel tentativo di gestire una fase di transizione tanto delicata. Spiega al Mattino il pg napoletano: «Faremo di tutto per assicurare la sicurezza nei nostri Palazzi di Giustizia in questo delicato momento e tampineremo il Ministero per ottenere tempestivamente strumentazione e sistemi applicativi che rendano le disposizioni normative davvero efficaci e non una vetrina di buone intenzioni». Chiaro il ragionamento del pg: siamo pronti a partire, servono gli strumenti telematici adeguati per rilanciare la macchina della giustizia, arginando sul nascere ogni possibilità di contagio.