Tribunale di Napoli: «Il writer degli insulti sui muri della camera penale è l'avvocato Lucio Varriale»

Da sempre fortemente critico contro il modo di condurre indagini di alcuni pm, Varriale è già indagato per calunnia

Gli insulti sui muri della camera penale di Napoli
Gli insulti sui muri della camera penale di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 18 Novembre 2022, 07:33 - Ultimo agg. 19 Novembre, 09:04
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Venerdì scorso era sembrato a tutti particolarmente provato per quello che era accaduto all'interno del palazzo di giustizia di Napoli. Se la prendeva con i vertici del consiglio, per la storia del presunto ammanco milionario dalle casse dell'ordine degli avvocati, esprimeva il proprio dissenso anche per lo sfregio che era sotto gli occhi di tutti. Ma, a distanza di una settimana, si ritrova sotto accusa, come indagato unico per quelle parole ingiuriose che hanno imbrattato le aule simbolo del Tribunale di Napoli. Danneggiamento aggravato e diffamazione, sotto accusa finisce l'avvocato Lucio Varriale, classe 1947, negli ultimi anni al centro di altre indagini per vicende di calunnia. Varriale è stato raggiunto da un invito a comparire per il prossimo 21 novembre, alle ore 15, quando dovrà rispondere alle domande del pm titolare delle indagini, il magistrato Federica D'Amodio, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte. Un interrogatorio nel quale avrà modo di dimostrare le proprie ragioni e di convincere gli inquirenti della correttezza della propria condotta. Indagini spedite, probabile che Varriale sia stato individuato grazie al sistema di videocontrollo. Ricordate cosa è accaduto venerdì scorso?

Tre i punti presi di mira dal writer: gli uffici della camera penale, quelli della Sala Landolfo (in uso al consiglio dell'ordine degli avvocati), la cabina dell'ascensore numero 11 di piazza Coperta lotto terzo e il muro che costeggia gli uffici che conducono all'interno della presidenza del consiglio degli avvocati.

Oltre al danno arrecato all'arredo interno del Tribunale, c'è poi la questione delle offese che hanno investito l'istituzione presa di mira. È la storia del buco di un milione e centomila euro per il mancato versamento di contributi previdenziali, su cui sono in corso verifiche incrociate. Come è noto, in questi giorni è stato il pm Danilo De Simone a recepire la denuncia penale, ipotizzando il reato di peculato, per fare chiarezza sull'ammanco venuto fuori alla fine dello scorso settembre; mentre è stata allestita da parte dei vertici del Consiglio una sorta di due diligence composta da commercialisti per fare chiarezza sulle scelte di natura contabile messe in atto dal 2009 ad oggi, da parte del responsabile amministrativo dello stesso ordine forense. Verifiche che procedono in modo autonomo, mentre ora fa notizia il nome di Lucio Varriale come indagato numero uno di questa storia di imbrattamento a colpi di spray rosso sangue. Attualmente l'avvocato Varriale è assistito dalla penalista Carmen Gatta, avvocato del foro di Napoli, pronta a riservare tutta la propria professionalità a tutela dell'indagato, al netto della nomina di ufficio. Resta un caso, quello di Varriale, da anni al centro dell'attenzione mediatica. Da sempre fortemente critico contro il modo di condurre indagini di alcuni pm, Varriale è indagato per calunnia, nel corso di un procedimento che ha come parte offesa anche l'ex procuratore di Napoli Gianni Melillo (oggi alla Dna), l'attuale procuratore di Perugia Raffaele Cantone (vittima negli anni Novanta di un'azione di volantinaggio messa in atto dallo stesso Varriale), ma anche di altri magistrati, avvocati e del giornalista del Fatto Quotidiano Vincenzo Iurillo. Sarà difficile, nell'incastro delle competenze, capire quale sarà il giudice funzionale a trattare quest'ultimo fascicolo. 

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