Turismo a Napoli, poche disdette
ma a gennaio c'è il calo per il Covid

Turismo a Napoli, poche disdette ma a gennaio c'è il calo per il Covid
di Paolo Barbuto
Martedì 28 Dicembre 2021, 10:46
4 Minuti di Lettura

All'inizio di dicembre le camere degli alberghi di Napoli, per i giorni di San Silvestro e di Capodanno, erano già prenotate al 90%, tutto lasciava presagire che ci sarebbe stato un sold out, come ai tempi in cui il mondo non conosceva la pandemia.

Oggi, invece, lo scenario è totalmente diverso: la crescita dei contagi ha messo in allarme i vacanzieri, sono fioccate le disdette, le camere negli alberghi napoletani per i giorni di festa di fine anno sono prenotate al 55%, e la debacle non è stata totale solo grazie alla trasmissione natalizia dedicata a Napoli da Alberto Angela, dopo la quale c'è stato un piccolo sussulto di nuove prenotazioni.

Nel settore c'è tensione: dopo l'exploit di inizio dicembre con il 70% di occupazione negli alberghi nei giorni dell'Immacolata, nessuno s'aspettava il nuovo crollo legato all'ennesima esplosione del Covid-19. Invece quel crollo c'è stato, e dietro l'angolo (fra tre giorni) c'è la scadenza della cassa integrazione per il settore, evento che mette in crisi la maggior parte dei proprietari d'albergo.

«Sono arrivate molte disdette, quasi il 30% - spiega il presidente napoletano di Federalberghi, Antonio Izzo - ma per fortuna è giunta anche qualche prenotazione (qualcuna favorita dal bel programma di Alberto Angela).

Nella gran parte dei casi si tratta di turismo di prossimità, oltre il 75% di turisti è italiano, il resto è europeo, manca totalmente il turismo intercontinentale che per Napoli è un bacino fondamentale con ospiti provenienti soprattutto da Stati Uniti e Giappone».

Alla vigilia di Natale Sergio Maione, amministratore dell'hotel Vesuvio e presidente della sezione turismo dell'Unione industriali aveva già lanciato un allarme sulla questione della cassa integrazione, ieri il tema è stato affrontato, con forza, da Antonio Izzo: «Se a Capodanno la città, in qualche modo, è riuscita a limitare i danni, i mesi di gennaio e febbraio saranno drammatici. Senza eventi, senza programmazione e con tante incertezze, gli alberghi risultano praticamente vuoti. Diventa per questo essenziale anche una proroga della cassa integrazione. La speranza è che una, nuova, ripartenza possa esserci con la primavera e si riesca a programmare per tempo anche per i mesi successivi. È fondamentale anche la collaborazione con gli intermediari on line per prevedere regole precise sulle cancellazioni che non penalizzino in maniera eccessiva l'albergatore costretto, in alcuni casi, a subire una disdetta a poche ore dall'arrivo dell'ospite, senza avere nessuna garanzia o sostegno».

Soffrono di meno i Bed & Breakfast, almeno secondo le rilevazioni proposte da Agostino Ingenito, presidente di Abbac (associazione della ricezione extralberghiera) il quale ha chiarito che nel settore dell'ospitalità alternativa la flessione è meno netta.

Non si abbassano invece i livelli del turismo mordi e fuggi, quello delle persone che vengono dalla regione o da quelle limitrofe e si concedono una giornata a Napoli per poi rientrare a casa la sera. Quest'ultima porzione di visitatori, unita ai napoletani che riscoprono la città nei giorni di festa, è quella che contribuisce maggiormente alla tenuta del sistema legato al mondo delle visite, quello della ristorazione, del commercio e della cultura che, però, proprio in vista del capodanno mostra segnali poco eccellenti con la maggior parte dei musei che, il primo gennaio, resterà chiusa.

Si sottrae alla lista delle chiusure il Museo Archeologico Nazionale che, in un'ottica di accoglienza votata proprio al turismo non ha chiuso il 25 dicembre e resterà aperto, per l'intera giornata anche il primo di gennaio. Saranno aperti anche la Napoli Sotterranea, la Cappella Sansevero, palazzo Zevallos e la chiesa di Santa Luciella (della quale leggete nella pagina che precede questa). Chiusi, invece, il primo di gennaio, il museo di Capodimonte, la Certosa e il museo di San Martino, Castel Sant'Elmo, il museo Duca di Martina nella villa Floridiana, il museo Pignatelli, Palazzo Reale, il parco e la Tomba di Virgilio. E quest'ultimo segnale, quello delle chiusure nei giorni in cui i turisti avrebbero voglia di visitare comunque le bellezze di Napoli, è un tasto dolente dell'offerta partenopea. In momenti nei quali bisognerebbe coccolare i visitatori che resistono e decidono di restare a Napoli, bisognerebbe offrire loro il massimo senza sottrarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA