Ucciso a Torre Annunziata, ecco gli assassini di Maurizio: il branco «hipster» dei camorristi senza clan

Ucciso a Torre Annunziata, ecco gli assassini di Maurizio: il branco «hipster» dei camorristi senza clan
di Dario Sautto
Venerdì 23 Aprile 2021, 23:06 - Ultimo agg. 25 Aprile, 08:29
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Un armiere della camorra che si consigliava con un ragazzino di appena 14 anni, scarcerato appena due mesi fa. Un uomo sfuggito a un agguato lo scorso agosto. Ma anche un pusher con due evasioni dai domiciliari nel curriculum e un incensurato imparentato con vecchi pregiudicati. Sono loro i quattro uomini accusati di aver picchiato e accoltellato a morte Maurizio Cerrato. Torre Annunziata non è più la «Fortapàsc» raccontata da Giancarlo Siani negli anni ‘80, ma questo omicidio potrebbe stare in un episodio di Gomorra, con il sopruso ai danni di due persone oneste consumato fino in fondo, con la morte di chi aveva provato a ribellarsi a logiche di prevaricazione, frutto della peggiore mentalità di stampo camorristico. A parte uno, tutti condividono la «moda» della barba hipster, molto in voga anche in alcuni clan.

Domenico Scaramella ha 51 anni e diversi precedenti. L’ultimo suo arresto risale al 6 marzo 2019, per effetto di un decreto di fermo emesso dalla Dda.

Era coinvolto in una maxi inchiesta sul traffico internazionale di armi. Pistole, kalashnikov, migliaia di munizioni importate dall’Est Europa tramite l’Austria e i canali costituiti da due austriaci – padre e figlio – per conto di diversi clan di camorra. Da Acerra a Terzigno, da Ercolano a Torre Annunziata, la camorra sfruttava quella rotta per importare le armi per le faide. Scaramella era ritenuto uno dei fornitori di armi per il «terzo sistema», clan nato dalla scissione interna ai Gionta e durato poco, grazie alle inchieste che l’hanno smantellato quasi del tutto. Era il 2016 quando Scaramella fu intercettato mentre trattava l’acquisto di pistole con un ragazzino di appena 14 anni, esperto quanto i «grandi». Scaramella è stato scarcerato lo scorso gennaio: è tornato libero perché il suo legale era riuscito a dimostrare ai giudici che «non sussiste il pericolo di recidiva». 

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Suo fratello Giorgio Scaramella, 42 anni, è invece incensurato. Di mestiere fa il fioraio in uno dei chioschi all’esterno del cimitero, dove lo scorso 26 agosto è miracolosamente scampato a un misterioso agguato, ma non a un pestaggio che lo costrinse a un ricovero in ospedale. Secondo gli investigatori è lui a istigare il branco a vendicare l’affronto della sedia spostata. Il cugino 33enne Antonio Cirillo, anche lui pregiudicato, è ritenuto attivo pusher del rione Provolera di Torre Annunziata. Negli ultimi anni è stato denunciato due volte per evasione dagli arresti domiciliari; per questo motivo c’era il forte rischio – secondo gli inquirenti – che potesse provare a darsi alla fuga. Gli stessi fratelli Scaramella si erano allontanati di casa nei momenti immediatamente successivi all’omicidio, salvo poi presentarsi, ieri, nella caserma di via Dei Mille. Il quarto arresto è il 26enne Antonio Venditto, allo stato incensurato, ma ritenuto vicino agli ambienti dello spaccio di droga del rione Provolera in virtù di alcune parentele che contano in quegli ambienti. La sua frequentazione con Giorgio Scaramella è certificata da controlli del 2018 e dal fatto che proprio il fioraio si sia rifugiato a casa del 26enne dopo i fatti. 

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