Ucraina, si muove la prefettura per gli affidi degli orfani: «Ora un censimento»

Ucraina, si muove la prefettura per gli affidi degli orfani: «Ora un censimento»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 16 Marzo 2022, 12:00 - Ultimo agg. 20:10
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Da un lato l'enorme catena di solidarietà, dall'altro il pericolo che tutti gli aiuti messi in campo - da strutture pubbliche e singoli cittadini - possano essere vanificati da una mancanza di sinergia e di organizzazione. L'emergenza nell'emergenza riguarda soprattutto i bambini in arrivo dall'Ucraina, che - come segnalato ieri dal Mattino - sono stati dati in affidamento temporaneo anche su base fiduciaria e senza adeguata preparazione delle famiglie che si sono offerte. Ora l'obiettivo, sia a livello nazionale che in Campania, è scongiurare la dispersione di energie e aggiungere confusione a confusione. Questa mattina, a palazzo di governo, il prefetto Claudio Palomba riunirà tutti gli attori in campo per organizzare gli aiuti: convocati i responsabili di Caritas, Croce Rossa, referenti dei servizi sociali dei principali Comuni (per Napoli l'assessore Luca Trapanese), Asl, ma anche emissari della polizia di frontiera. Fari accesi soprattutto sui minori in arrivo per realizzare un adeguato censimento. Se fino a ieri, solo a Napoli, sono stati registrati oltre 4mila minori, si valuta che almeno altrettanti siano arrivati senza effettuare alcuna registrazione: arrivi fantasma. La maggior parte dei minori si è rifugiato da amici e parenti, ma l'incubo da scongiurare - come segnalano procure e associazioni umanitarie - è che i ragazzini in fuga dalle bombe russe finiscano nella rete di approfittatori, trafficanti e pedofili. 

Non viene nascosto, anche a livello nazionale, che l'emergenza con la quale deve confrontarsi l'Italia è un vero e proprio tsunami.

In sole tre settimane nel nostro Paese sono arrivati più rifugiati di quanti in totale lo scorso anno. Non è solo il numero a spaventare (inevitabilmente destinato ad incrementarsi), ma la particolarità di questa crisi umanitaria. A differenza dei disperati in arrivo dall'Africa, tendenzialmente facili censire perché arrivano via mare e poi ospitati in strutture predisposte, gli ucraini arrivano invece via terra, spesso con mezzi propri e si dirigono da amici o familiari. A destare preoccupazione sono i bambini perché giungono nel nostro Paese senza alcun documento non essendo tenuti - essendo l'Ucraina al di fuori dei regolamenti Ue - ad averne. L'unico modo per conoscere l'identità dei minori sono i certificati di nascita, ma nella maggior parte dei casi è impossibile riuscire ad ottenerli da un Paese sotto invasione. Non solo, ma anche lo stesso Consolato ucraino a Napoli - pur se in questi giorni si sta cercando di assistere i loro uffici diplomatici - è da giorni invaso da richieste dei cittadini che arrivano in città, ma l'enorme lavoro è affidato a soli quattro addetti e nelle due stanze al primo piano della struttura consolare del Centro direzionale. Per far fronte alla crisi alcuni minori sono stati affidati a persone che sono già nel giro dei contatti del Consolato senza tutori. 

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La prefettura vuole ora avviare un primo censimento dei minori già arrivati, il tavolo tecnico di questa mattina servirà anche per strutturare in maniera puntuale la rete dell'accoglienza. Già da domani si conta almeno di conoscere il numero dei minori non accompagnati giunti in Italia e, poi, di quanti ne arriveranno ancora. Un computo complesso perché i bimbi sono spesso portati al confine dai papà che hanno l'obbligo di restare in Ucraina e affidati a conoscenti o parenti. Il problema non sussiste finché il minore è insieme ad un familiare fino al quarto grado di parentela, ma nei casi in cui i bimbi sono affidati ad amici di famiglia dovrebbero essere segnalati - secondo la legge - ai servizi sociali, alla procura dei Minori e alla Questura. Il caos di questi giorni pesa anche sui Comuni, soprattutto i più piccoli, che pure stanno cercando di dare una mano nell'accoglienza. «Non abbiamo dati e - segnala il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione - il problema sorge soprattutto per i bambini. Speriamo che nei prossimi giorni il governo ci aiuti perché questi minori andranno poi inseriti nelle scuole e senza un aiuto da parte dello Stato non ce la faremo. Al momento, anche parlando con alcuni colleghi, siamo stati lasciati in prima linea e allo sbaraglio».

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