Ucraina, il cappellano cattolico-bizantino di Napoli: «Non può dirsi cristiano chi benedice le bombe»

Ucraina, il cappellano cattolico-bizantino di Napoli: «Non può dirsi cristiano chi benedice le bombe»
di Andrea Aversa
Sabato 12 Marzo 2022, 15:20 - Ultimo agg. 13 Marzo, 09:11
4 Minuti di Lettura

Lo scisma del 2018, benedetto dal Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, che ha determinato la nascita della Chiesa Ortodossa Ucraina. Le dichiarazioni di Kirill, Patriarca della Chiesa Ortodossa di tutte le Russie (la grande Russia, la Russia bianca - la Bielorussia - la piccola Russia, appunto l'Ucraina) che hanno scatenato forti polemiche. Le tante iniziative solidali messe in campo dalla comunità cattolico-bizantina di Napoli. Un contesto che sta dimostrando che anche le religioni sono attrici importanti del conflitto attualmente in corso.

«La guerra è giusta perché ci aiuta a combattere la deriva anticristiana promossa dalla lobby gay dell'Occidente», ha detto giorni fa Kirill, il quale di sicuro non ha digerito la scissione degli ortodossi ucraini. Il Patriarca di Mosca è al fianco di Vladimir Putin anche in guerra. Lo Zar del Cremlino ha avuto anche questa volta l'incondizionato appoggio della chiesa ortodossa russa.

Aspetto che ha causato in queste settimane dei contrasti con altre confessioni molto attive sui territori. «La chiesa non può accettare la guerra, una chiesa che benedice Putin e le bombe che uccidono i civili non è la chiesa di Dio».

Non ha usato mezzi termini Taraz Zub cappellano dei fedeli di rito bizantino e cattolico, nominato dalla Diocesi di Napoli per dare sostegno alla comunità greco-ucraina locale. «La chiesa deve volere la pace - ha affermato il sacerdote - chi professa il contrario non può dirsi cristiano. I russi stanno uccidendo donne, anziani e bambini. Stanno bombardando chiese, scuole e ospedali. Cosa c'è di cristiano in tutto questo?».

Taras Zub conosce bene la guerra, nato 33 anni fa a Leopoli (città ucraina vicina al confino polacco, ndr), prima di trasferirsi a Napoli è stato diacono nel suo paese. «Sono stato cappellano dell'esercito a Leopoli - ha raccontato il sacerdote - ho assistito negli ospedali sia i malati che i mlitari». Taras Zub vive da quattro anni nel capoluogo campano e in questi giorni è molto attivo con la sua parrocchia. Molte le iniziative messe in campo nella chiesa di Santa Maria della Pace in via dei Tribunali. «Continuiamo senza sosta a raccogliere beni di prima necessità per il popolo ucraino - ha affermato il cappellano - Soprattutto cibo e medicine. Poi dei volontari ritirano tutto e i prodotti vengono inviati in Ucraina attraverso il confine polacco e quello rumeno. Devo ringraziare la straordinaria collaborazione della diocesi di Napoli e lo spirito di solidarietà di tutti i napoletani».

Video

Un principio che si è affiancato a quello del diritto alla difesa del popolo ucraino, così come ha dichiarato Monsignore Filippo Ortenzi, Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana: «Noi non siamo pacifisti a prescindere o ideologicamente parlando. Anche nelle sacre scritture è citata la 'guerra giusta'. Certo non quella invocata e benedetta da Kirill. Il conflitto armato è sempre l'estrema ratio ma un popolo ha il diritto-dovere di difendersi e di essere aiutato se aggredito senza motivo».

«Noi condanniamo le parole del Patriarca di Mosca - ha precisato l'Arcivescovo - La Russia può anche avere le sue ragioni rispetto all'espansionismo della Nato, ma non è con le bombe e l'uccisione dei civili che si raggiungono gli obiettivi politici. Quello che sta accadendo in Ucraina è un crimine inaccettabile. La guerra d'attacco è sbagliata, mentre è giusta quella di difesa. Noi auspichiamo la pace perché la chiesa deve essere 'costruttrice di pace'». Quelle di Kirill, «sono argomentazioni discutibili proprie di un potere che, succube di una dittatura, è costretto a compiacere il potere politico, né più né meno, di quello che fece il Patriarca Sergio che sostenne Stalin e il governo sovietico nella seconda Guerra Mondiale», è scritto in una nota della Chiesa Ortodossa Italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA