Ucraina, flashmob per la pace degli studenti di Napoli: «Così aiutiamo i nostri coetanei»

Ucraina, flashmob per la pace degli studenti di Napoli: «Così aiutiamo i nostri coetanei»
di Alessio Liberini
Lunedì 14 Marzo 2022, 18:53 - Ultimo agg. 15 Marzo, 07:06
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«Stop War. Non c’è niente di buono nella guerra, eccetto la sua fine» è questo il messaggio che oggi appare su uno striscione realizzato dagli studenti e dalle studentesse dell’Itis Fermi-Gadda di Napoli. Così i giovanissimi, tramite un flash mob organizzato dalla comunità scolastica e coordinato dal collettivo studentesco d’istituto, hanno voluto ribadire con forza il proprio «dissenso verso ogni genere di conflitto» affinché si trovi «una soluzione pacifica della crisi bellica tra Russia e Ucraina».

Dando, nei fatti, ufficialmente il via ad una raccolta di generi di prima necessità che questo giovedì (17 marzo) saranno recuperati dai volontari di Conadi Italia (Consiglio Nazionale Diritti Infanzia) che li faranno giungere fino al confine ucraino. Mentre, contemporaneamente, lo street artist Alex Shot106 ha realizzato uno speciale murales di pace su un’ala dell’edificio. Dove ora compare il volto di una bambina bardata dai colori felici dell’arcobaleno con degli occhi che urlano giustizia.

È questa l'iniziativa voluta dai ragazzi, a cui stamane ha preso parte l’intera comunità scolastica dell’istituto tecnico napoletano del Corso Malta. Gli studenti si sono così radunati nel cortile della scuola portando con sé striscioni e manifesti. «Guariamo il mondo», «No alla guerra», «Meno muri, più ponti» sono solo alcuni dei messaggi che si leggono sui cartelli realizzati dagli alunni. Gli stessi hanno inscenato un breve corteo, verso la palestra all’aperto della scuola, mentre in sottofondo risuonavano le iconiche note del brano Imagine di John Lennon. Tra i ragazzi c’è anche Andrea Slinchenko, uno studente di soli 15 anni nato a Napoli ma proveniente da una famiglia ucraina, che da quando è scoppiata la guerra cerca come può di rimboccarsi le maniche per aiutare a distanza i suoi familiari che restano in Patria.

«Non sono giorni tranquilli – racconta Andrea – quasi tutta la mia famiglia è in Ucraina. Come ragazzo cerco di aiutare i volontari che fanno arrivare gli aiuti - come cibo vestiti e medicine - sul posto. Anche da qui sono pronto a fare di tutto per salvare il mio Paese». Mentre non nasconde i timori per i propri familiari: «Li sento spesso – chiarisce – ma non mancano le difficoltà. Prima gli hanno staccato l’acqua e la luce ed ora credo che a breve potrebbe saltare anche la connessione e sarà più difficile sentirli. Io li vorrei in Italia per star più tranquillo ma loro non vogliono. Vogliono restare li perché è dove sono nati e cresciuti, abbiamo provato anche a convincerli ma non c’è stato nulla da fare: è una loro scelta».

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Nel mentre il corteo è arrivato nel campetto della scuola dove i ragazzi si sono aperti in un’assemblea studentesca per spiegare le ragioni e i propri timori di un conflitto che li tocca da vicino.

Dal momento che molti ragazzi dell’istituto hanno origini dell’est Europa. Nel corso dell’assemblea, inoltre, è stata letta una lettera redatta da un alunno originario proprio dell’Ucraina.

«Abbiamo dei compagni di istituto - sottolinea Luca Credentino, studente e portavoce del Collettivo “Fermi-Gadda” – che hanno origini ucraine. Il padre di un nostro amico, ad esempio, è rimasto bloccato in Ucraina perché non è potuto più uscire dal momento che le frontiere ora sono chiuse. Da come mi ha raccontato questo ragazzo è stata una cosa improvvisa anche per loro: si sono ritrovati dall’oggi al domani sotto le sirene di Kiev e sotto i bombardamenti quando, fino al giorno prima, magari andavano tranquillamente in pizzeria». «Sappiamo – prosegue Luca - che uno striscione e questi ragazzi non cambieranno la situazione dall’oggi al domani. Ma siamo qui per lanciare un messaggio di solidarietà per tutte quelle persone che domani non sapranno come si sveglieranno». 

«È incredibile – spiega un altro studente – che alcuni ragazzi come noi, nostri coetanei, sono stati obbligati a prendere le armi e ad andare sul fronte di guerra. Sono stati privati della loro libertà così come altri ragazzi russi che vanno a protestare in strada e vengono arrestati come se non potessero permettersi neanche di parlare. Oggi siamo qui anche per loro che hanno la nostra stessa età e che ora non possono avere una scelta».

Al flash mob, oltre che agli studenti, ha preso parte anche l’intero corpo docenti dell’istituto, a partire dal dirigente scolastico che ha abbracciato con piacere l’iniziativa. «Molti studenti del nostro istituto hanno origini lontane dall’Italia – spiega il preside ai ragazzi, l'Ing.re Natale Bruzzaniti - alcuni provengono addirittura dalla Cina. Questo non deve essere un motivo di scontro ma bensì deve essere un modo per crescere insieme».  «Questo momento – ricalca il dirigente scolastico – serve non tanto e solo per condannare la guerra e per desiderare la pace, ma aiuta anche a far maturare nel proprio animo, nell’intimo di ciascuna coscienza, che la pace va costruita proprio attraverso l’impegno personale di ciascuno di noi». 

Un impegno che oggi parte da Napoli per arrivare fino ai confini dell’Ucraina grazie alla raccolta solidale messa in campo da studenti e docenti. «L’appello umanitario – chiarisce la professoressa Simona Mauriello - l’abbiamo fatto in collaborazione con l’organizzazione Conadi, coordinata dal presidente Domenico Pesce, che spediranno i beni raccolti ai nostri fratelli». All’iniziativa «c’è stata una grande riposta – prosegue il docente - abbiamo quasi già riempito gli scatoloni che ora sono nella sala professori. C’è una grande sensibilità da parte di tutti».

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