Guerra in Ucraina, a Napoli è corsa alle scorte: assalto ai benzinai, svuotati gli scaffali dei supermercati

Guerra in Ucraina, a Napoli è corsa alle scorte: assalto ai benzinai, svuotati gli scaffali dei supermercati
di Gennaro Di Biase
Domenica 13 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 20:17
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Assalto a supermercati e benzinai. Un weekend da economia di guerra, quello in corso, in tutta la città. Da Chiaia al centro storico, dalla zona collinare a Fuorigrotta, ieri sono stati svuotati centinaia di scaffali, per una corsa alle scorte che ha riguardato soprattutto pasta, farina, olio e conserve. Fuori città c’è addirittura chi ha messo limiti alla spesa dei singoli clienti. A ruba, in particolare, i derivati del grano, già schizzati nei prezzi, che l’Ue importa dall’Ucraina per il 20%. Ad accentuare la psicosi dei cittadini, si è aggiunto il braccio di ferro di ieri tra i sindacati degli autotrasportatori, che avevano proclamato uno sciopero contro il caro carburante per domani, e la Commissione di garanzia, che ha bloccato la mobilitazione sul nascere, richiamando tra l’altro Trasporto Unito-Fiap sul «mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni». La corsa alle scorte di cibo e carburante, in ogni caso, all’ombra del Vesuvio era già ampiamente partita.

Il sabato e la domenica sono le giornate di massima affluenza nei supermercati, ma ieri la corsa alle scorte è stata di vaste proporzioni. Conad, Sole 365, Carrefour, Despar, Md, Superò: tutti i principali marchi della grande distribuzione in città sono stati presi d’assalto, nel terzo sabato di guerra. Per entrare a piedi in un supermercato di via Nicolardi, in zona collinare, bisogna fare uno slalom tra le auto dei clienti in coda per entrare.

A essere presi di mira sono, come detto, specialmente gli scaffali di pasta e farina. «Sto prendendo un po’ di roba per stare più tranquilla e non avere problemi per mettere il piatto a tavola - osserva Michela, carrello strapieno - Dalle notizie che arrivano dai tg, onestamente, la situazione della guerra potrebbe peggiorare da un momento all’altro». «Era quasi meglio quando facevamo la spesa per il lockdown», sorride amara sua madre, Giovanna. In una vicina Conad, sono stati riallestiti i pallet con i beni di prima necessità, in stile emergenza Covid. Gli impiegati li riforniscono continuamente, fino a esaurimento scorte. Prezzi ovviamente lievitati. Solo la farina, nelle ultime settimane, è passata da 40 a 80 centesimi al chilo. «Compro un po’ di pasta prima che il costo salga ancora», sospira Roberta. 

Preoccupazione sui volti dei napoletani. Pallet semivuoti, pane quasi introvabile. L’abbondanza ha abbandonato gli scaffali, in queste ore. A spiegarci lo scenario è il direttore di un grande supermercato dell’Arenella. «I distributori stanno cercando di accontentare equamente le richieste che fioccano da tutti i punti vendita - dice - Il problema è che le voci sullo sciopero degli autotrasportatori stanno preoccupando tutti: anche i supermercati si riforniscono attraverso il trasporto su gomma, ovviamente. Quanto possiamo durare? Non abbiamo a terra tantissima merce. Stiamo vendendo tanto i generi di prima necessità, proprio come ai tempi del virus: pomodori, pasta, olio, farina, pane. Le vendite sono sicuramente aumentate nelle ultime ore, ma i numeri potremo cominciare a comprenderli solo a partire da domani». 

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Code e tensioni anche ai distributori di benzina. Poco prima di pranzo, ieri, le auto in fila bloccavano il traffico. «Non sappiamo se domani apriremo o no», spiegavano gli stessi benzinai. Lo sciopero degli autotrasportatori contro il caro carburante è stato poi scongiurato da un intervento della commissione di garanzia, ma la situazione resta tesa e l’incertezza potrebbe andare avanti per tutta la settimana. È l’effetto domino della guerra. Petrolio e grano: sono questi, non a caso, i prodotti essenziali che l’Italia importa da Ucraina e Russia. Nelle scorse ore, il consigliere comunale Nino Simeone, presidente della commissione Trasporti in via Verdi, ha chiesto al sindaco di farsi «portavoce con il governo nazionale di una riduzione delle accise sui carburanti. Sono oltre 700mila i piccoli imprenditori che protestano. Bisogna contrastare il caro benzina partendo dalla riduzione del peso delle accise, misura che ormai sembra non più rinviabile». Criticità sono state segnalate anche per il trasporto pubblico, con le aziende che chiedono un surplus di investimenti nell’energia a causa del caro elettricità e benzina, i cui prezzi si aggirano ormai intorno ai 2 euro e mezzo al litro. 

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