Napoli, fiaccolata per la pace al Vomero. La vicesindaco Filippone: «Pronti ad accogliere gli studenti ucraini»

Napoli, fiaccolata per la pace al Vomero. La vicesindaco Filippone: «Pronti ad accogliere gli studenti ucraini»
di Emiliano Caliendo
Giovedì 3 Marzo 2022, 22:22 - Ultimo agg. 23:35
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Prima la Santa Messa nella Parrocchia di San Gennaro al Vomero, in via Bernini, officiata da padre Massimo Ghezzi, decano dei quartieri di Napoli dell’area collinare. Poi la marcia per la pace, da piazza Vanvitelli a piazza degli Artisti, passando lungo via Scarlatti. Centinaia di persone, con fiaccole alla mano colorate di blu e giallo, i colori della bandiera ucraina, che hanno voluto comunicare il loro desiderio di pace attraverso la preghiera e il grido “pace! pace!”.

Presenti numerose famiglie, dunque tantissimi bambini che di volta in volta hanno sventolato una bandiera arcobaleno di almeno quaranta metri distesa in orizzontale. Un serpentone umano che ha voluto ribadire il proprio no alla guerra in Ucraina. «Vogliamo solo democrazia e libertà. Libertà di pensiero, parola, studio. E qualcuno ha pensato: come osate fare questo? Così senza nessun motivo siamo stati aggrediti. Vi hanno detto che era un’operazione per liberare l’Ucraina dagli ucraini nazisti. Ma scusate: tra nazismo e nazionalismo c’è una grande differenza. Noi vogliamo salvare la nostra lingua, i nostri costumi, la nostra chiesa. Niente di più», è l’urlo di disperazione, diffuso attraverso un microfono ai megafoni disseminati lungo il corteo, di una signora ucraina della comunità ucraino-napoletana. Con voce rotta dal pianto la signora si è rivolta ai presenti domandando: «Cosa faranno domani i vostri bambini? Andranno a scuola. I nostri bambini sono invece sotto le bombe. Il mio nipotino di nove anni non va a scuola. È con i parenti per impedire ai carri armati russi di attraversare la nostra città. Il popolo ucraino dice no alla guerra!».

La manifestazione del Vomero, dopo quella di largo Berlinguer della scorsa settimana, segna il ritorno dei pacifisti di Napoli. Tra le associazioni che hanno partecipato alla fiaccolata anche il Mir, il Movimento Internazionale della Riconciliazione. Un movimento che pratica la nonviolenza attiva come stile di vita, «come mezzo di riconciliazione nella verità e mezzo di trasformazione personale, sociale, economica e politica», si legge sul loro sito ufficiale. «C’è una follia che ci sta portando a condannare la pace – sono le parole di un membro del Mir, Ermete Ferraro - e a giustificare cose che noi non violenti non riteniamo giustificabili, come l’esportazione di armi.

Bisogna costruire una cultura di pace giorno per giorno. Serve immaginare una difesa alternativa con mezzi di diplomazia reale, dal basso, non solo quella dei politici. Io e mia moglie siamo in piazza oggi per ribadire il nostro no anche alle politiche delle cosiddette “banche armate” che finanziano l’industria delle armi». 

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Tra le autorità presenti anche la vicesindaco, Mia Filippone, e l’assessore al Welfare, Luca Trapanese. Quest’ultimo ha messo in piedi una rete di accoglienza composta da privati ed enti che hanno espresso la propria disponibilità ad accogliere i rifugiati ucraini attraverso la compilazione di un modulo sul sito del Comune: «Napoli – afferma Trapanese - accoglie i profughi ucraini. Stiamo coordinando tutte le accoglienze. Sono già 800 i cittadini napoletani che hanno messo a disposizione la propria casa, ma ci sono anche enti pubblici, ecclesiastici, comunità. E oggi, in compartecipazione con la Regione Campania, la Prefettura, la Questura e l’Asl, siamo pronti all’accoglienza dei nostri fratelli ucraini». La vicesindaco Filippone spiega, invece, che la procedura da seguire per i rifugiati ucraini è molto semplice: «Abbiamo concordato il tutto con la Prefettura. C’è ancora tanto spazio per cui possiamo proseguire nell’accoglierli. Bisogna passare per il Consolato ucraino al Centro Direzionale, fare un tampone che sarà dirimente per decidere cosa fare nell’immediato (o all’ex covid residence dell’Ospedale del Mare ndr)». 

Filippone avanza poi una proposta in materia scolastica, per consentire l’immediata integrazione dei tanti minori che arriveranno che, a causa della guerra, hanno interrotto il proprio percorso di studi: «Chi soffre già è più disposto ad aiutare i sofferenti. Napoli da questo punto di vista vanta una grande tradizione che mi rende orgogliosa. Prossimamente metteremo in campo anche l’accoglienza nelle scuole, da un punto di vista didattico, per i bambini e i ragazzi che arriveranno. Bisogna restituire ai minori che arriveranno la restituzione di una loro normalità e la scuola da questo punto di vista è fondamentale». Il corteo per la pace si conclude con un momento di raccoglimento in preghiera, recitando il Padre Nostro. «La pace non ha mai fine. Ogni uomo e donna di buona volontà è pacifista, non a livello ideologico ma concreto. Siamo qui per ribadire che ognuno di noi può essere un seme di pace» ha sottolineato, carico di speranza, padre Ghezzi al termine della manifestazione.

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