Ucraina, la scuola dei giovani profughi è sul telefonino: «Ciao maestra, mi manchi»

Ucraina, la scuola dei giovani profughi è sul telefonino: «Ciao maestra, mi manchi»
di Fiorangela d'Amora
Mercoledì 23 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 08:06
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«Oggi c'erano tutti i miei compagni, sono felice di averli rivisti, ma vorrei stare con loro in classe, abbracciarli e giocare con loro». Natalya frequenta la seconda elementare, ha otto anni, grossi occhiali che le coprono il viso dai lineamenti delicati e occhi verde smeraldo. Alle 11, ora italiana, posa la penna rossa, chiude il quadernone di matematica: «Dobrei den citelka, meni tebe nevestaciae» urla prima che lo schermo diventi nero, «Ciao maestra mi manchi» poi saluta con decisione più volte e quando la linea si stacca corre ad abbracciare mamma Olga. «Oggi le lezioni si sono svolte senza interruzioni, la maestra ci ha detto che le sirene hanno suonato solo due volte stanotte a Leopoli, così stamattina c'erano tutti, eravamo tutti e 25 in Dad». L'insegnante di ucraino e matematica è stata due ore in collegamento, dietro di lei un muro bianco, quello della sua abitazione di Leopoli. La linea spesso è debole, la voce si sente forte, ma i volti vanno e vengono. Sul piccolo schermo del telefono resta fissa l'immagine degli esercizi da eseguire tutti assieme. Ci sono sottrazioni e operazioni in colonna, Nicola e Anton sono stati chiamati più volte, per loro la matematica è un punto debole. «In verità anche a me non piace tanto - ci dice Natalya - preferisco l'ucraino e la grammatica. Alla prima ora abbiamo letto parte di un un racconto, nel pomeriggio dovrò fare l'analisi di alcune frasi, trovare aggettivi e articoli». 

Ogni sera, sul telefono di mamma Olga arriva un messaggio per informare gli alunni dell'orario di inizio e l'oggetto della lezione. I programmi sono già stabiliti di settimana in settimana, ma ogni giorno è diverso dall'altro. Lunedì appena dieci minuti in collegamento, le sirene suonavano in continuazione, gli insegnanti dovevano tornare nei rifugi e quello che non si è fatto è stato spostato al giorno dopo. Durante la lezione Natalya vede la sua migliore amica in collegamento, si chiama Cristina, accenna un saluto: «Dobrei den», ciao, riesce a dirle, vorrebbe proseguire ma l'insegnante la riprende con decisione: «Ne vidvolikaytesya» le dice, «non ti distrarre». Tra una lezione e l'altra ci sono dieci minuti di pausa, non di più perché se la linea è buona e le sirene non suonano è meglio sfruttare il tempo a disposizione. Natalya si collega da Castellammare, molti suoi compagni di classe dalla Polonia, è li che le famiglie hanno trovato rifugio, gli insegnanti invece sono rimasti nelle loro città, per proseguire il loro lavoro da casa.

E così, dall'educazione fisica all'inglese, le lezioni si seguono tutte. Alla fine la maestra chiede a tutti se hanno capito i compiti da fare per l'indomani, qualcuno ha le ultime domande sugli esercizi più difficili. Roman è l'ultimo a rispondere, è stato attento e non vorrebbe mai staccare. 

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Qualche fratellino fa capolino nelle webcam, quando si passa ai saluti le voci si accavallano, gli occhi cercano lo sguardo dei compagni. Per i piccoli ma anche per gli adulti la Dad è l'unico collegamento con la quotidianità: «Il governo ucraino ci ha chiesto di non interrompere la nostra vita, chi può lavora - spiega mamma Olga - ognuno fa la propria parte perché la nostra vita non sia solo passato ma anche futuro». Olga è alta e magra, ha gli occhi chiari come la figlia, ma capelli nero corvino. Con loro c'è anche Andrei, 9 anni, che sembra il più entusiasta della nuova sistemazione, questa casa messa a disposizione da persone di cuore nel palazzo dove la mamma di Olga lavora presso una famiglia. Le sue lezioni in Dad iniziano già alle 8, 50 minuti ogni materia, ieri c'erano inglese, geometria e storia. «Amo le lingue, spero di imparare presto l'italiano e in inglese sono tra i più bravi della classe». I bambini sono tristi me le madri sono ancora più smarrite, cadute in un vortice di emozioni e incertezza. «Resteremo solo un paio di settimane» dissero appena arrivate a Castellammare. Speravano fosse un fuga lampo, ed ora allontanano l'idea che ci possa essere un futuro lontano dall'Ucraina. «La scuola finirà il 10 giugno» spiega mamma Olga, e questa per ora è la sola certezza.  

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