Ugo Russo ucciso a Napoli a 15 anni, via al processo: il carabiniere in aula

Raid a Santa Lucia, il baby rapinatore colpito con tre proiettili

Il murale per Ugo Russo ai Quartieri spagnoli
Il murale per Ugo Russo ai Quartieri spagnoli
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 12 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 07:20
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Via al processo per l’omicidio del 15enne Ugo Russo. Dopo tre anni di indagini, la Procura partenopea ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare che si terrà il prossimo mese, l’8 febbraio. Imputato per omicidio volontario è il militare dell’Arma, Christian Brescia, che il 29 febbraio 2020, libero dal servizio, aveva sparato contro il 15enne. Il carabiniere ha sempre sostenuto di aver agito per legittima difesa.

Quella notte di tre anni fa infatti Ugo Russo, a bordo di uno scooter insieme ad un complice (il minorenne Ferdinando De Crescenzo), tentò di rapinare, con una pistola-replica priva del tappo rosso, il Rolex del 23enne che era fermo in auto a Santa Lucia insieme alla sua compagna. Dalla perizia balistica è emerso che Ugo Russo è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa mentre scappava. Dunque il carabiniere, secondo la tesi dei pm, avrebbe fatto fuoco mentre il ragazzo era di spalle e non costituiva più una minaccia. I sostituti procuratori Simone de Roxas e Claudio Siragusa hanno anche allegato alla richiesta non solo i dati tecnici delle perizie ma anche diverse intercettazioni telefoniche e ambientali, novità questa dal punto di vista investigativo perché potrebbero meglio circostanziare la dinamica degli eventi. 

È indubbio per la Procura che quella notte il carabiniere sparò quattro volte: tre i colpi che attinsero il 15enne Ugo Russo.

Secondo la ricostruzione dei pm gli spari avvennero però in due momenti diversi, i primi due colpi Brescia li esplose mentre era ancora in auto, raggiungendo Ugo in una sola occasione, alla spalla sinistra. Mentre l’altro proiettile esploso in rapida successione andò a vuoto. Poi - secondo i periti incaricati dalla Procura - ci fu una pausa di qualche secondo, nella quale il carabiniere ha lasciato la posizione di guida, si è piazzato in piedi, in posizione perpendicolare rispetto alla sagoma del ragazzo che stava scappando cercando di raggiungere lo scooter parcheggiato sul marciapiede. Ed è lì che da una possibile legittima difesa, sarebbe completamente cambiato il quadro, il momento in cui il 23enne carabiniere si trasforma da vittima in carnefice e per questo messo sotto processo per omicidio volontario. Brescia scende dall’auto e spara ancora due colpi dopo gli altri due. Il terzo proiettile si conficca all’altezza dello sterno di Ugo; poi un quarto colpo centra il ragazzo alla testa. Ed è il colpo mortale. In pochi attimi una vita finisce tragicamente e l’altra, quella del carabiniere, cambia per sempre. 

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Ovviamente ora il militare potrà difendersi e far valere le proprie ragioni nel processo. Per i legali del carabiniere, che è assistito dai penalisti Enrico Capone e Mattia Floccher, il militare è pronto a sostenere una versione alternativa rispetto a quella della Procura. Non ci sarebbe stata la volontà di ammazzare Ugo Russo, tutto si sarebbe svolto in attimi drammatici. La ricostruzione fatta al termine dell’incidente probatorio viene quindi respinta perché il 23enne non avrebbe avuto alcuna volontà di prendere la mira e colpire alla testa il ragazzino. Il giovane carabiniere nel 2020 prestava servizio in una città del nord Italia, era tornato a Napoli e stava godendosi una serata di svago con la sua compagna. Dal sogno all’incubo il passo è stato breve, mentre Brescia era in auto in via Orsini è giunto quello scooter dal quale è sceso Ugo con una pistola-replica e priva del tappo rosso. Istintivamente il carabiniere ha esploso due colpi, ma sono gli ultimi due - quelli esplosi in piedi - che avrebbero fatto tutta la differenza.

«Dopo tre anni di lunghissima attesa - hanno scritto dal Comitato “Verità e giustizia per Ugo Russo” - l’8 febbraio comincia finalmente con l’udienza preliminare il processo per l’omicidio di Ugo. La richiesta di imputazione dei pubblici ministeri è quella di omicidio volontario pluriaggravato. Noi ci saremo ancora e sempre». Da tre anni i genitori di Ugo chiedono giustizia per loro figlio. «Mio figlio - ha spesso detto Enzo Russo, il papà del 15enne ucciso - ha sbagliato, ma non si può condannare a morte un ragazzino per una rapina». Per ricordare Ugo è stato creato un discusso murale con il volto del minorenne in piazza Parrocchiella, ma per il Comune e il Tar quel murale è abusivo. 

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