Ugo Russo, il Comune di Napoli: «Presto via il murale»

È stata rinviata al prossimo 9 marzo l'udienza preliminare del processo per la morte di Ugo Russo

La protesta dei familiari di Ugo Russo
La protesta dei familiari di Ugo Russo
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 9 Febbraio 2023, 11:00
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È stata rinviata al prossimo 9 marzo l'udienza preliminare del processo per la morte di Ugo Russo, il baby rapinatore colpito con quattro proiettili da un carabiniere fuori servizio che aveva così reagito ad un tentativo di rapina da parte del 15enne nella notte tra il 29 febbraio e il primo marzo 2020 a Santa Lucia. Il gup, Tommaso Perrella, ha rinviato l'udienza di un mese nell'intenzione di ascoltare in videoconferenza il perito balistico, Emanuele Paniz, lo stesso che fu nominato dal gip nel corso delle indagini su quella notte che ha visto cambiare per sempre la vita di due famiglie: quella di Ugo Russo e quella del militare 26enne. 

 

Non basta la perizia scritta - ha spiegato il gup all'interno dell'aula 213 del Tribunale partenopeo - ma c'è necessità di integrarla ed ampliarla con delle precisazioni che potrebbero anche cambiare sensibilmente le fonti di prova da portare nel processo.

Sul rinvio si è espressa favorevolmente la stessa procura partenopea con i pm Simone De Roxas e Claudio Siragusa. Del resto il procedimento si basa quasi esclusivamente sulle perizie balistiche dal momento che le immagini di videosorveglianza acquisite in fase d'indagine - quelle registrate su via Orsini della Regione Campania - hanno mostrato immagini lontane e sfocate. Proprio per la centralità delle analisi balistiche, le uniche che possono fornire un quadro completo sulle dinamiche di quella notte, il processo potrebbe poi trasformarsi in una guerra delle perizie. Proprio la scorsa settimana i difensori del carabiniere indagato per omicidio volontario aggravato, Mattia Floccher, Enrico Capone e Roberto Guida, hanno depositato due perizie di parte, sia quella medico-legale che balistica. Tutto è rinviato al prossimo 9 marzo, ma intanto i genitori e il fratello maggiore di Ugo Russo - ieri presenti in aula e difesi dagli avvocati Giovanni Fusco, Antonio Mormile e Domenico Di Donato - si sono costituiti parte civile nei confronti del militare e chiedendo di individuare come responsabile del potenziale risarcimento anche il ministero. 

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Prima dell'udienza i familiari di Ugo Russo, insieme a una ventina di persone, hanno tenuto un sit-in all'esterno del Tribunale. Se il processo penale non è entrato nel vivo, si è invece chiusa definitivamente la vicenda amministrativa del dibattutissimo murale con il volto del 15enne dipinto sulla facciata di un palazzo di piazza Parrocchiella ai Quartieri Spagnoli. Come anticipato ieri in anteprima dal nostro giornale, infatti il Consiglio di Stato si è definitivamente pronunciato con una sentenza a favore del Comune di Napoli che aveva ordinato la rimozione della gigantografia di 36 metri quadrati. Il murale va cancellato. «Il Comune - ha spiegato a Il Mattino l'assessore alla Sicurezza, Antonio De Iesu - ha atteso la conclusione dell'iter amministrativo. Non c'è alcuna conflittualità con la famiglia del 15enne, ne comprendiamo il dolore che però non può essere imposto all'intero quartiere e alla città. In questi anni abbiamo già rimosso oltre 50 manufatti tra altarini e murales». Ormai è questione di giorni e la gigantografia dovrà essere rimossa. «Ci auguriamo - spiega De Iesu - che il murale sia cancellato spontaneamente, in caso contrario procederà il Comune e le spese da addebitare al condominio saranno superiori allo spontaneo ripristino dello stato dei luoghi». «Non abbiamo ancora deciso - ha risposto invece il padre di Ugo all'esterno del Tribunale - se rimuoverlo». Sul caso si è espresso il parlamentare Francesco Emilio Borrelli: «Quel murale va rimosso - ha detto l'esponente dei Verdi denunciando che nel frattempo a Forcella sono ricomparse scritte in omaggio dell'altro baby rapinatore ucciso, Luigi Caiafa - perché ha sempre rappresentato un omaggio alla delinquenza essendo diventato anche meta di pellegrinaggio da parte di famiglie mafiose e di camorristi». 

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