L'omicidio non è stato volontario, ma legato alla violazione delle norme sulla circolazione stradale: la posizione di Fabio Manduca cambia in modo sensibile nella decisione del gup di Milano Carlo Ottone De Marchi, che ha condannato l'ultrà napoletano con rito abbreviato a 4 anni di reclusione per aver investito a morte con un suv l'ultrà del Varese Davide Belardinelli durante gli scontri fra tifoserie poco lontano da San Siro, prima della partita tra Inter e Napoli del 26 dicembre 2018.
La sentenza di primo grado smonta la tesi dei pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, che avevano chiesto una pena di 16 anni, e «sorprende» i famigliari di Belardinelli. «Il giudice ha trasformato l'accusa da omicidio volontario in stradale come se fosse un incidente del sabato sera», il commento dell'avvocato Gianmarco Beraldo, legale della mamma dell'ultrà del Varese morto a 39 anni.
«Sono solo fuggito spaventato perché intorno all'auto avevo una trentina di persone. Se ho investito qualcuno, non me ne sono accorto», si era giustificato Manduca, 40 anni, difeso dall'avvocato Eugenio Briatico. Alla fine il giudice ha derubricato il fatto a omicidio stradale, pena prevista da 2 a 7 anni. È stata ovviamente ritirata la patente a Manduca, da dicembre 2019 ai domiciliari, con il permesso di uscire per lavorare come autista in un'agenzia di pompe funebri.
«La sentenza ha quanto meno dimostrato che non c'era volontarietà - ha detto soddisfatto Briatico - Manduca ha già scontato 17 mesi. Decideremo se chiedere una modifica della misura dei domiciliari e se fare l'appello per l'assoluzione definitiva».
Non sono molto più basse le altre condanne per rissa e lesioni personali fin qui arrivate (in appello) legate a quegli scontri: vanno dai 3 anni ai 3 anni e 10 mesi quelle per l'ultrà del Varese Alessandro Martinoli e gli esponenti della curva interista Marco Piovella, Francesco Baj, Simone Tira e Nino Ciccarelli che, dopo la sentenza su Manduca, sui social ha pubblicato una foto di Belardinelli e il messaggio «Dede sempre con noi».