Un corpo affiora dai campi nel Napoletano, ​svelati i misteri della faida

Un corpo affiora dai campi nel Napoletano, svelati i misteri della faida
di Marco Di Caterino
Venerdì 21 Settembre 2018, 08:32
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Gli scheletri nell'armadio della camorra sono le vittime della lupara bianca. Rivali uccisi e sepolti per la massima offesa alle famiglie, che non devono avere nemmeno la possibilità di piangere sulla loro tomba. Ieri mattina i carabinieri hanno trovato il cadavere di Davide Tarantino, 45enne di Melito che occupava un posto di rilievo nelle gerarchie delle piazze di spaccio del quartiere 219. L'«imbeccata» sarebbe arrivata da un pentito degli scissionisti. Il cadavere era sepolto in un campo incolto, sotto un mucchio di rifiuti, nella campagna tra Melito e Giugliano.

LO SCONTRO
Tarantino era sparito dalla circolazione la sera del 25 febbraio del 2016, anno orribile per gli scissionisti di Melito, il clan Amato-Pagano, dilaniati da una guerra interna. Tutto comincia quando donna Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare e moglie del suo alleato Raffaele Amato, decide di affidare le piazze di spaccio del quartiere 219 a Pietro Caiazza, residente nel Rione Salicelle di Afragola, con un curriculum da broker del contrabbando. Decisione che ha fatto ribollire il sangue agli uomini del gruppo dei Canciello, alleati degli Amato-Pagano, che dopo gli arresti dei grandi capi aspiravano a prendere il potere. Offesi dalla decisione di donna Rosaria, diedero inizio ad una brevissima ma tremenda faida interna.

LA SOMIGLIANZA FATALE
Tra le vittime un innocente, Maikol Giuseppe Russo, il 27enne ucciso per sbaglio a Forcella il 31 dicembre 2015: lo scambiarono per Luigi Di Rupo, 24 anni, di Mugnano, al quale somigliava molto, poi trucidato il 5 gennaio 2016 in un bar di Melito, tra i clienti che stavano comprando dolciumi per la Epifania. Di Rupo, già arrestato nel febbraio 2015 per droga, sembra fosse finito da tempo nel mirino del clan Amato-Pagano, i cosiddetti scissionisti di Secondigliano, ai quali era ritenuto legato. Si sarebbe reso responsabile di uno «sgarro» imperdonabile, che ne avrebbe deciso la morte.
 
 


I DUE «FANTASMI»
Due mesi dopo, la doppia lupara bianca per Davide Tarantino e un suo inseparabile amico, Antonio Ruggiero, ancora costretto nell'oblio criminale perché il suo corpo non è stato ancora ritrovato. Due giorni dopo la scomparsa di Tarantino gli agenti del commissariato di Giugliano ritrovarono la sua auto, una Panda blu, chiusa a chiave e lasciata in sosta nei pressi del vecchio ingresso dello stadio remiero del Lago Patria. La zona venne battuta palmo a palmo, ma dello scomparso non fu trovata nessuna traccia. Oggi sappiamo che il suo corpo era stato già sepolto nel campo incolto tra Melito e Giugliano.

LA DONNA-UOMO
I due delitti precedettero l'omicidio di Giovanna Arrivoli, detta «Giò», la donna che voleva essere un uomo e aspirava anche ad essere un boss della camorra di Melito, rapita, tortura, uccisa e trovata cadavere il 16 maggio 2016, semisepolta in uno spiazzo di campagna abbandonato, in via Giulio Cesare a Melito. La sua barbara esecuzione, forse, per una distrazione dei proventi dello spaccio.

IL BABY KILLER
Meno di un mese dopo Domenico Amato, figlio di Rosaria, ad appena 17 anni, uccise nel corso di un conflitto a fuoco in un appartamento Alessandro Laperuta, 32 anni, e Mohamed Nuvo, 30 anni, personaggi legati a Pietro Caiazza. La strategia delle vendette era così terminata.
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