Una notte con gli Angeli di Strada Villanova: viaggio nella Napoli dei senzatetto

Una notte con gli Angeli di Strada Villanova: viaggio nella Napoli dei senzatetto
di Emiliano Caliendo
Venerdì 4 Febbraio 2022, 07:11 - Ultimo agg. 09:12
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Ogni lunedì, da dieci anni, un gruppo di amici - laici e credenti - gira per la città di Napoli e la sua provincia distribuendo beni di prima necessità agli ultimi degli ultimi: i senza fissa dimora. Un viaggio nella marginalità ripetuto con dedizione ogni settimana con il tempo sereno o la pioggia, d'estate e d'inverno, reso possibile dagli “Angeli della Strada di Villanova”, un’associazione no profit che si occupa di assistenza ai senzatetto.

Marcello, Marika, Nicola, Alfredo, Fabio, Paola, Stefania e tanti altri volontari costituiscono la catena di solidarietà in grado di fornire alle tante persone che vivono in strada un pasto caldo ma anche coperte, tende, candele, oggetti dedicati alla pulizia personale. Un'attività, svolta insieme a tante altre associazioni napoletane, che fornisce un aiuto concreto a delle persone fondamentalmente sole, la cui realtà viene troppo spesso affrontata solo sotto il profilo del decoro urbano.

Come ogni lunedì, i volontari si danno appuntamento alle 18,30 alla parrocchia di Santa Maria della Consolazione di Posillipo, in via Villanova, per preparare i bustoni contenenti i sacchetti con le pietanze da donare ai clochard. Non si cucina in loco ma ci si affida alle donazioni di un piccolo esercito di cuoche amiche dell’associazione.

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«Ci affidiamo ad una settantina di cuoche volontarie che vengono in Chiesa ogni lunedì portando primi piatti o panini che dividiamo, venendo incontro anche alle esigenze dei musulmani che non mangiano maiale. I pasti sono buonissimi, a volte alcune cuoche preparano anche dei piatti tipici della cucina napoletana. Questa sera grazie abbiamo ricevuto anche il secondo piatto con delle polpette al sugo», spiega con orgoglio Marika Cafiero. Le due squadre di Angeli si divideranno in due giri, uno alla stazione dei Campi Flegrei, l’altro nel centro di Napoli attraversando via Marina, l’ex mercato Ittico, piazza Garibaldi, l’esterno del Cardarelli e la stazione della metropolitana di Policlinico. Alle donazioni contribuiscono anche esercenti locali del settore alimentare come Errico Porzio con 40 pizze fritte alla settimana e la pasticceria “Il Cigno 2” di via Posillipo. «Con l’inverno siamo soliti portare piatti caldi come minestre e zuppe, oltre a bevande calde come il tè.

In estate consegniamo le insalate di riso o la pasta fredda, oltre che bevande fresche. Gli brillano gli occhi quando gli doniamo una pizza. C’è inoltre una raccolta di coperte tramite il passaparola di amici ma anche le scarpe sono richiestissime» aggiunge Marika.

Forte la collaborazione tra gli Angeli ed altre realtà come il Progetto Arca Onlus di Milano, la Comunità Evangelica Luterana e l’Ospedale Evangelico di Villa Betania. Tra le attività solidali di quest'ultimo, coordinate da Maria Grazia Cappabianca, c'è la fornitura ai senza fissa dimora di sacchetti per l’igiene personale dotati di bagnoschiuma, salviettine, deodorante, dentifricio, sapone, spazzolino, oltre che di qualcosa in più per le donne. Per i volontari la solidarietà è contagiosa: «Più siamo meglio è. Il concetto fondamentale è di dare qualcosa che possa essere in grado di coinvolgere altri. Non si tratta di essere laici o cattolici ma di avere un senso di aiuto caritatevole per cercare di restituire il più che noi abbiamo avuto. Andando per la strada è come se ci fosse un morbo buono che ti prende e che ti coinvolge», sottolinea il presidente e fondatore dell’associazione Marcello Ciucci. Un lavoro quello degli Angeli che richiede un’attenzione e un impegno costante, non solo per un giorno alla settimana: «Noi non lavoriamo solo il lunedì – racconta Ciucci - perché poi l’attività prosegue in altri mille rivoli, dalle docce che abbiamo costruito insieme ai Giovani Industriali tre anni fa presso l’istituto delle suore all’Arco Mirelli, ad alcune mense, alla distribuzione delle spese alle famiglie bisognose ogni quattordici giorni. L’importante è farlo. Non vogliamo soldi ma eventualmente ciò che con i soldi si può trasformare in cose che occorrono per portare avanti la nostra attività».

La prima tappa del tour degli Angeli è l’ex mercato Ittico in via Duca degli Abruzzi, teatro di un incendio a metà gennaio. Un inferno in miniatura trattandosi di una baraccopoli costituita da bivacchi di fortuna all’addiaccio, abitata da immigrati di origine africana insieme a qualcun'altro proveniente dall’est Europa, tra cui una donna ucraina, Anna, con evidenti problemi psichici. All’arrivo delle tre auto degli Angeli i senza fissa dimora si avvicinano, chi ringraziando e salutando, chi con maggior diffidenza. Più tranquilla la situazione in piazza Garibaldi, dove alla vista dei cofani aperti con le buste strapiene di viveri, decine di persone – sia stranieri che italiani - accorrono per ricevere quella che sarà la loro cena. «Sono qui perché non sono ancora riuscito a trovare lavoro» spiega Ahmed, un ragazzo algerino. Salendo verso la parte alta della città cambia la proporzione tra i senzatetto stranieri e quelli italiani, con questi in maggioranza nella zona collinare.

Sotto i portici dell’Ospedale Cardarelli incontriamo un giovane, Raffaele. «Ho litigato con la mia famiglia e sono stato cacciato di casa. Sono alla ricerca - spiega - di una casa in affitto grazie al reddito di cittadinanza e a quel poco di pensione che ricevo ma al momento non ci sono ancora riuscito dati gli affitti troppo alti, per cui resto in strada». Poco più là c’è una signora distinta, Mara, costretta a scegliere la vita da clochard a causa della vendita all’asta della sua abitazione, persa a seguito di problemi economici. Gli Angeli non offrono solo cibo ma anche il calore umano di un sorriso, ai quali si aggiunge – come in questo caso – un aiuto legale che, per chi vive in strada, rappresenta un miraggio. Nei giardinetti antistanti l’ingresso storico dell’Ospedale c’è un clochard di origine francese che non accetta cibo dalle associazioni di volontariato in quanto si considera “autosufficiente” grazie a ciò che riesce a procurarsi con l’elemosina di giornata. A pochi metri da lui, sotto un tendone di plastica per difendersi dal gelo invernale, distesa sopra i cartoni di una panchina arrugginita, la napoletana Nunzia viene svegliata dal rumore dei passi dei volontari. Ha una gamba ingessata e afferma di essere lì «praticamente da sempre». Ringrazia uno dei volontari, Nicola Maione, per il tè e il sacco di cibo che gli ha appena consegnato per poi tornare a rifugiarsi nel guscio del suo telone plastificato. «C’è sempre bisogno di persone che diano il loro contributo. Persone che aiutino anche a raccogliere tutto quello che gli serve. Noi riusciamo a garantirgli i beni di prima necessità: il mangiare, il bere, qualche coperta che riusciamo a raccogliere. Rappresentiamo un palliativo, consapevoli di non poter essere la cura» afferma Alfredo Paladini, ingegnere e altro storico volontario, mentre guida verso l’esterno della stazione della metropolitana di Policlinico. Lì insieme ad un taciturno senzatetto di nome Gennaro, in strada da 28 anni, una vita intera, incontriamo un ragazzone rumeno, che chiameremo Gheorge. Una storia travagliata la sua: cresciuto in Italia con i genitori, madre badante e padre bracciante a Castelvolturno, non appena questi sono tornati in Romania una volta perso il lavoro, si è smarrito in una delle tante curve della vita ritrovandosi a dormire in strada. È stato recentemente cacciato per problemi legati all’alcol da un centro di accoglienza della zona. Gli Angeli lo stanno aiutando ad uscire dal tunnel in cui è entrato per consentirgli almeno di non dormire in strada. Gheorge necessita di un sostegno anche per ricevere il Green pass: pur avendo effettuato la vaccinazione, non può ancora ricevere il certificato poiché serve prima il passaggio dalla piattaforma dei codici Eni - strumento che serve a fornire l’assistenza sanitaria ai cittadini dell'Unione Europea indigenti irregolarmente presenti sul territorio che non sono iscritti al Servizio Sanitario Nazionale - a quella ordinaria.

In città ci sono circa 2200 senza fissa dimora a fronte di soli 400 posti letto. E i dormitori sono luoghi aperti solitamente dalle 19 alle 9 del mattino, in cui gli homeless si recano solo per dormire, appunto, senza svolgere nessun tipo di attività che possa consentirgli un ritorno ad una vita normale, o quanto meno di sentirsi utili e non un peso per la società. Senza le attività di volontariato la questione clochard sarebbe ancor più grave di quanto non lo sia già. «La sintesi del ragionamento – chiarisce Fabio, decano degli Angeli di Strada Villanova - per noi che operiamo in quest’attività nel nostro tempo libero, la posso rappresentare agevolmente con un apologo che spesso utilizziamo per rappresentare il nostro pensiero: un ragazzino in spiaggia, a seguito di un’ondata di marea, si trova a salvare tantissime stelle marine riportandole dalla spiaggia nuovamente in acqua, una alla volta. Passa un adulto lì vicino che con logica razionale gli chiede “Ma cosa fai bimbo? Penserai mica di salvare tutte le stelle marine?”. E il bimbo con disarmante franchezza risponde: “Certamente no ma questa l’ho salvata”. Questo apre un dubbio all’uomo che torna indietro e anche lui comincia a raccattare stelle marine, e poi un altro ancora finché tutte le stelle marine sono salve.» Il viaggio degli Angeli come ogni lunedì è terminato. La notte prosegue implacabile nel silenzio della solitudine di chi non ha nulla, a volte nemmeno sé stesso. 

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