Urla e panico, tutti in fuga in via Partenope: «Sembrava un attentato»

Urla e panico, tutti in fuga in via Partenope: «Sembrava un attentato»
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 9 Aprile 2018, 08:32 - Ultimo agg. 09:22
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Panico sul lungomare. Gente in fuga, bambini in lacrime, tavolini che volano, biciclette abbandonate lungo la strada e borse e giacche lasciate sulle sedie dei ristoranti dove fino a poco prima si stava cenando con gli amici. Sono appena passate le 21 quando via Chiatamone si trasforma in uno spaventoso Far West: otto, forse dieci colpi di pistola sparati in aria tra la gente che passeggia, a pochi metri da via Caracciolo invasa da centinaia di persone. Qualcuno pensa a un attentato terroristico, la voce si sparge velocemente, pochi istanti bastano a seminare la paura. C’è chi cade ma non riesce più ad alzarsi, la gente in fuga travolge chi si ferma, l’unico obiettivo è quello di scappare, correre veloce prima che possa accadere il peggio. Scene da film. «Ho sentito una decina di botte, forti - racconta il titolare del bar Parthenope - pensavo si trattasse di fuochi d’artificio, qui li sparano continuamente. Poi ho visto un mare di gente che veniva giù dalle scale del Chiatamone. Urlavano tutti, chiedevano aiuto, scappavano verso piazza Vittoria e, nella fuga, travolgevano ogni cosa». 
 

In pochi minuti sul posto sono arrivate le forze dell’ordine, decine di uomini: polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani e un paio di camionette dell’esercito. La zona viene letteralmente “sigillata” dagli uomini in divisa e solo allora inizia a tornare la calma quando ormai il lungomare è praticamente deserto e in via Chiatamone viene vietato l’accesso a chiunque. «Ero qui, a pochi passi da quei delinquenti: hanno cominciato a sparare come pazzi, mi sono buttato per le scale sperando che non mi colpissero - racconta un ragazzo che da Secondigliano aveva scelto di trascorrere la domenica sera sul lungomare - No, non lo so che cosa è successo. Ho sentito solo le botte e sono fuggito, la mia fidanzata aveva le scarpe con i tacchi, se l’è tolte e adesso non le trova neanche più». Il primo pensiero è stato quello dell’attentato. «Ho visto le persone disperarsi e chiedere aiuto - racconta uno dei camerieri della pizzeria Fresco - per fortuna le forze dell’ordine sono arrivate subito e la situazione è tornata tranquilla piuttosto rapidamente, ma non vi nascondo che anche io ho temuto il peggio. Davanti agli occhi mi sono passate le immagini dell’attacco sul lungomare di Nizza». 
 
Tanti anche i turisti a quell’ora nell’area che circonda via Caracciolo. Una famiglia di Brescia si trovava proprio in via Chiatamone, stava facendo ritorno in uno dei tanti bed and breakfast della zona con due bambini di sei anni al seguito: «Abbiamo sentito gli spari, ci siamo infilati in un bar, dopo di noi sono arrivate altre dieci persone - racconta la donna - il titolare del locale provava a chiamare la polizia che per fortuna è arrivata subito dopo. In ogni caso, sul lungomare, tutta la sera non ho visto neanche un vigile urbano».

Non è l’unica, la turista di Brescia, a denunciare la mancanza di controlli. «Come è possibile che in una zona così affollata come quella di via Caracciolo, soprattutto nelle sere del fine settimana, le forze dell’ordine non si vedono proprio» si domanda una ragazza in compagnia del fidanzato che assicura di non aver incontrato neanche un poliziotto nell’arco di un intero pomeriggio. 

In fuga anche bancarellari e vu cumprà: lungo la strada, dopo il fuggi fuggi, restano giocattoli, palloncini colorati, cover di telefonini, bottiglia di birre sparse ovunque e spazzatura. Il lungomare sembra un campo di battaglia: «Ho avuto tanta paura per i miei nipoti - racconta una anziana donna ancora seduta in pizzeria - avevano finito di mangiare, erano andati a fare una passeggiata. Quando ho visto quel fiume di gente che avanzava ho pensato al peggio. Non sapevo dove cercarli, le persone scappavano e urlavano. A un certo li ho visti arrivare, ho tirato un sospiro di sollievo, erano in lacrime, terrorizzati, disperati. Mi hanno detto: nonna, andiamo via subito, torniamo a casa. Noi qui non ci veniamo mai più».
 
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