Torre del Greco, da clienti a usurai: titolare di una panetteria costretta a nascondersi in hotel. Undici arresti

Torre del Greco, da clienti a usurai: titolare di una panetteria costretta a nascondersi in hotel. Undici arresti
di Paola Perez
Lunedì 25 Ottobre 2021, 12:28 - Ultimo agg. 26 Ottobre, 07:21
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«Signora non si preoccupi, se ha bisogno la posso aiutare io». Ma i clienti sono diventati usurai, e l'aiuto “spontaneo” offerto in un momento di difficoltà si è trasformato in tasso d'interesse moltiplicato all'infinito. Così la titolare di una nota panetteria di Torre del Greco si è ritrovata nella morsa dei cravattari, costretta a rivolgersi a nuovi strozzini per pagare i debiti già contratti con i precedenti, tenuta sotto scacco da decine di persone di famiglie diverse che lucravano sul suo stato di crisi. Dieci anni fa, in una situazione simile, aveva denunciato senza risultati. Stavolta aveva preferito tacere e pagare. Quando però la situazione è diventata insostenibile si è rivolta alla forze dell'ordine. E ha avuto giustizia con undici arresti. 

Stamattina, in esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della locale Procura, la Squadra Mobile della Questura di Napoli ed il commissariato di Torre del Greco hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Gaetano Di Giulio, Alberto Di Giulio, Salvatore Scognamiglio e Clorinda Palomba, e agli arresti domiciliari per Colomba Cascone, Virginia Raiola, Luisa Zorino, Maria Grazia Candurro, Luigia Di Giulio, Valentina Pinto e Antonio Stampalia tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione.

Una dodicesima persona,  destinataria della misura degli arresti in carcere, è ricercata.

Le indagini hanno consentito di documentare numerose condotte estorsive e di usura ai danni della vittima, che andavano avanti da circa due anni, attraverso intercettazioni telefoniche e appostamenti presso la panetteria. La commerciante, in un momento di difficoltà economica, aveva trovato la disponibilità di alcuni clienti che si erano offerti di prestarle denaro senza chiedere nulla in cambio. Ma presto i benefattori avevano cominciato ad avanzare pretese sempre più esorbitanti, applicando un tasso di interesse fino al 67%. La vittima, non potendo più versare cifre consistenti ogni mese o addirittura ogni settimana per ripianare il debito, era stata perciò costretta a farsi aiutare da altri usurai.

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E quando il pagamento non era puntuale, arrivavano puntuali le minacce e la violenza. Tanto che la signora aveva dovuto allontanarsi da casa e dal panificio per circa un mese, trovando rifugio in un albergo della zona. Un episodio emblematico della spirale di ricatti: nel dicembre 2020 la commerciante, in un solo giorno, aveva consegnato somme di denaro tra i 100 e i 200 euro ad almeno tre diversi usurai. 

L'attività di strozzinaggio era svolta in maniera coordinata da interi nuclei familiari, con una precisa divisione dei ruoli, con l'intervento dei personaggi con maggiore capacità intimidatoria nei momenti in cui la vittima non faceva fronte ai pagamenti. Oltre a incassare il denaro, ogni giorno i partecipanti al business facevano la spesa nel panificio senza pagare. Alcuni usurai pretendevano una somma aggiuntiva di denaro, pari a 100 euro per ogni giorno di ritardo nei pagamenti; altri invece alzavano il tasso di interesse non appena si rendevano conto che la vittima era prossima al saldo del debito. Un sistema per rendere la commerciante completamente schiava.  

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