Antidoto ai guariti dal Covid, anomalie in trenta casi. La Regione Campania: serve chiarezza

Antidoto ai guariti dal Covid, anomalie in trenta casi. La Regione Campania: serve chiarezza
di Ettore Mautone
Sabato 23 Gennaio 2021, 10:55
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Febbre alta, dolori, compromissioni articolari, temporanea disabilità, problemi alle piccole giunture, flebiti dal lato dell'inoculazione: sono i sintomi, non trascurabili, sviluppati da alcune decine di persone che si sono vaccinate contro Covid-19 in Campania. Operatori sanitari che avevano già contratto la malattia, erano guariti e avevano sviluppato l'immunità. La prima iniezione di vaccino ha funzionato, insomma, da richiamo allertando la memoria dell'aggressione virale subita in precedenza, provocando una sindrome infiammatoria piuttosto significativa con momentanea infermità. Il tutto si è risolto nell'arco di 48 ore senza conseguenze ulteriori.


LO STUDIO
I casi sono oggetto di studio: ogni dettaglio clinico, i dati e i parametri ematologici, la storia clinica attuale e pregressa di ognuno, raccolto all'atto della puntura sono stati segnalati alla rete di farmacovigilanza regionale e da questa all'Aifa.

L'Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute, da quanto trapela, il 28 gennaio comunicherà ufficialmente tutti i dati relativi alle reazioni avverse registrati in Italia. Nel frattempo, l'indicazione del Piano pandemico nazionale è di posticipare la vaccinazione di chi ha già contratto il Covid ed è guarito. Vale per gli operatori vaccinati in questa prima fase e tornerà a essere una indicazione per la popolazione generale sebbene l'Aifa, su sollecitazione di molti operatori guariti che volevano vaccinarsi, ha finora dato il via libera. A quanto pare, dal punto di vista clinico, tutto dipenderebbe dal grado di sintomatologia espressa durante la malattia. Chi ha avuto reazioni eclatanti e contratto una malattia severa sembra essere più predisposto alla reazione all'atto della vaccinazione.

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«Quando parliamo di vaccino - avverte Corrado Perriconi, ematologo già responsabile del Centro di immunoematologia del Pausilipon - è evidente che tutto è correlato alla produzione di anticorpi selettivi stimolati dalla vaccinazione stessa e dalla memoria immunitaria dopo malattia. Il sistema immunitario è un complesso network articolato in azioni e reazioni che si influenzano a vicenda per raggiungere un equilibrio. Ognuno ha un assetto diverso. È fondamentale lo studio del sistema immunitario attraverso la tipizzazione linfocitaria sia nella lotta contro il coronavirus sia per valutare la situazione nei guariti».

«Nella maggior parte dei casi - aggiunge Giuseppe Matarese, ordinario di Immunologia della Federico II che studia i sieri iperimmuni dei guariti - sono gli anticorpi e i complessi tra anticorpi e proteine virali a determinare l'infiammazione, precipitando nei tessuti. Ma ci sono molti individui che si sono ammalati che hanno sviluppato pochi anticorpi. Questi soggetti probabilmente hanno avuto forme asintomatiche dell'infezione perché hanno reagito soprattutto con l'immunità cellulare uccidendo direttamente le cellule infettate senza sviluppare la malattia».

Partendo da questi dati la Regione ha inviato una nota al ministero richiamando indicazioni del Cdc di Atlanta, per verificare la percentuale di persone guarite che hanno sviluppano tali segni dopo la prima dose, il novero degli altri effetti collaterali, i dosaggi di anticorpi nei guariti al fine di correlare la reazione clinica osservata con la quantità di anticorpi rilevati in partenza.
 

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