Campania, il caos delle seconde dosi:
adesso il richiamo è tra un mese

Campania, il caos delle seconde dosi: adesso il richiamo è tra un mese
di Ettore Mautone
Mercoledì 12 Maggio 2021, 23:31 - Ultimo agg. 14 Maggio, 07:10
5 Minuti di Lettura

Quanto tempo deve passare tra prima e seconda dose dei vaccini a mRna, come Pfizer e Moderna? In base alle nuove indicazioni del ministero della Salute, entrate in vigore agli inizi di maggio, la dose di richiamo va somministrata “entro 42 giorni”. In Campania, dopo una fase di rodaggio del nuovo regime in cui si era stabilito di sostituire le vecchie scadenze di 21 e 28 giorni con 40 giorni si è deciso ora di cambiare. Per disposizione dell’Unità di crisi da oggi, in tutte le Asl campane, l’intervallo di tempo tra la prima e la seconda inoculazione è fissata infatti a 30 giorni.

Attenzione, solo i cittadini che da oggi riceveranno la prima dose di Pfizer o Moderna saranno convocati dopo 30 giorni per il richiamo mentre quelli già vaccinati, ad oggi, saranno convocati entro i 21 giorni (Pfizer) o 28 giorni (Moderna), ossia le scadenze del vecchio sistema e comunque non oltre il trentesimo giorno dalla prima inoculazione. Un cambio di passo che si è reso necessario a fronte delle difficoltà incontrate in questo inizio di settimana quando c’è stata la chiusura di molti hub per l’esaurimento delle dosi di Pfizer e Moderna. Chi lunedì scorso si fosse trovato alla scadenza dei 40 giorni avrebbe rischiato infatti di andare oltre la soglia consigliata dei 42 giorni visto che la ripresa delle attività vaccinali c’è stata solo ieri pomeriggio con le nuove consegne.

«Trenta giorni - avverte Ugo Trama, componente dell’Unità di crisi della Campania e responsabile del settore Farmaceutico della Regione - consentono di avere un margine di operatività più ampio per rispettare le consegne del ministero in caso di imprevisti sempre possibili nella consegne delle dosi consentendo le riprogrammazione del caso».

C’è un ulteriore chiarimento da fare: per quei cittadini che hanno ricevuto dall’Asl di residenza già una comunicazione, tramite sms, di posticipo della seconda dose a 40 giorni (in base alle indicazioni precedentemente fornite) la seconda dose di vaccino verrà comunque riprogrammata in base alle nuove indicazioni e dunque fissando la convocazione non oltre il trentesimo giorno dalla prima inoculazione. 

Video



Le incertezze non finiscono certo qui: il 30 aprile scorso il Comitato tecnico scientifico, organo di consulenza del ministero della Salute, ha come è noto licenziato il documento in cui fa riferimento, dati clinici alla mano, alla pari efficacia del vaccino nel caso in cui si posticipi il richiamo appunto a 42 giorni rispetto alle scadenze di 21 e 28 fiorni. Una misura che è servita anche per aumentare la disponibilità di fiale da somministrare a una platea più ampia in attesa che a giugno arrivi il milione di dosi Pfizer in più promesse dal commissario di governo Paolo Figliuolo. Il responsabile scientifico della casa farmaceutica Usa (nel caso specifico Pfizer) ha però ribadito che la sperimentazione è stata fatta con un lasso di 21 giorni, termine che andrebbe rispettato.

A ribadire la fondatezza della decisione ci hanno allora pensato i massimi esponenti delle autorità sanitarie italiane tra cui Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità e dal 17 marzo 2021 coordinatore del Comitato tecnico scientifico. A pronunciarsi insomma non è stata solo l’Aifa ma anche Istituto superiore di sanità e ministero della Salute che hanno ribadito a validità dei richiami a 42 giorni. A mettere una parola di chiarezza ci ha pensato ieri l’Ema che ha spiegato che “nei test clinici, la somministrazione della seconda dose di Pfizer Biontech era prevista fino a 42 giorni» sottolineando che «queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino”. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione di superare i 21 giorni estendendo a cinque settimane-40 giorni. L’importante, insomma è non superare i 42 giorni. Il colosso Usa si è limitato a replicare che “le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica». La questione ha anche implicazioni medico legali: soprattutto per chi, nell’intervallo tra prima e seconda dose dovesse contrarre l’infezione. 

Intanto ieri in Campania sono state consegnate 184 scatole di Pfizer equivalenti a 215.280 dosi (circa 6 mila in più della settimana scorsa) che rappresentano solo l’iniziale piccolo recupero delle 190 mila dosi che mancano all’appello nel riparto attribuito finora alla Campania. Entro fine maggio la struttura commissariale ha assicurato che saranno recuperate le prime 100 mila dosi. Se l’impegno sarà mantenuto - filtra da fonti regionali - si potrà allora iniziare a pensare ad aprire la piattaforma di prenotazione anche ai quarantenni con l’impegno però di concludere almeno le prime dosi anche di ultra 60 e 70enni, rimasta unica platea destinataria del vaccino Astra Zeneca.

Se le defezioni dovessero essere tante da pregiudicare l’immunità di gregge anche in questo gruppo, nei recuperi vaccinali, si potrebbe mettere mano alle riserve di Pfizer e Moderna. Astra Zeneca con 29 mila dosi in consegna mercoledì prossimo è destinato forniture sempre meno imponenti. Intanto alle 17 di ieri in Campania si è avuto una piccola ripresa delle inoculazioni tornando a circa 38mila punture nelle ultime 24 ore. Al momento il 28,6 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose e il 10,7 per cento è stato completamente vaccinato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA