Vaccini Covid, la corsa dei medici di Napoli: «Il 50% ha detto subito sì»

Vaccini Covid, la corsa dei medici di Napoli: «Il 50% ha detto subito sì»
di Maria Pirro
Giovedì 17 Dicembre 2020, 08:06 - Ultimo agg. 08:08
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Il primato al momento è detenuto dal Policlinico Vanvitelli, con oltre 2.730 medici e operatori sanitari su 6000 pronti a sottoporsi al vaccino anti-Covid. «Le loro risposte via mail sono pervenute in meno 24 ore», dice il manager Antonio Giordano, che stima un 60 per cento di «sì» entro la scadenza dei termini fissata per domani, quando è previsto che il dato definitivo venga trasmesso in Regione. L'Asl Napoli 1 ieri pomeriggio è arrivata al 35,42 per cento, con 5.438 camici bianchi su 15.000 disposti a effettuare la doppia iniezione. Più di uno su tre. «Ma le schede individuali, caricate in piattaforma, aumentano di ora in ora», puntualizza il direttore generale Ciro Verdoliva, che ritiene soddisfacente la cifra. A giudicare dai primi riscontri almeno la metà degli «angeli con la mascherina» in città e dintorni sembra dunque orientato a partecipare, su base volontaria, alla campagna di prevenzione. 

Nell'Asl Napoli 2, che va da Pozzuoli a Giugliano, si contano 2000 interessati e 50 contrari (sempre nel primo giorno). «L'impressione è i camici bianchi vogliano dare l'esempio, come già hanno fatto con la campagna anti-influenzale: tra il 2019 e il 2020, l'adesione in questo caso è passata dal 20 al 70 per cento», dice il manager Antonio D'Amore, che spera che il virus non muti rapidamente e aggiunge che lui stesso è nell'elenco dei possibili immunizzati già durante le feste di Natale. «I tempi si sono stretti, con l'accelerazione nelle autorizzazioni europee per la somministrazione del farmaco, ma prima si inizia e meglio è», afferma.

Annuisce Paolo Ascierto, l'oncologo del Pascale famoso per la terapia innovativa importata dalla Cina e raffinata con i colleghi del Cotugno per poi essere adottata con un protocollo sperimentale in tutta la penisola. «Ho già fatto il vaccino anti-influenzale e farò sicuramente, appena disponibile, quello anti-Covid», è la dichiarazione d'intenti dello scienziato, cui segue l'appello: «Ritengo fondamentale che lo facciano il maggior numero possibile di persone, a partire dagli operatori sanitari in prima linea in questa pandemia». 

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In tanti continuano ad ammalarsi, nonostante le protezioni, anche nei presidi senza più reparti Covid: ad esempio, Pellegrini si registrano una decina di casi, se non di più, in diversi reparti, dalla medicina alla chirurgia della mano. Al Cardarelli, altro ospedale sin dalla prima ondata colpito inevitabilmente da più focolai, risultano in servizio 4500 lavoratori, di cui 2700 hanno espresso la propria indicazione (alle 15 di ieri). Favorevoli 1770, l'85 per cento, al punto che il manager Giuseppe Longo si aspetta di avvicinarsi, se non raggiungere, l'obiettivo fissato da Bruxelles. Certo, c'è anche chi vuole aspettare per capire. E chi dice sì per non perdere una opportunità, ma potrebbe tirarsi indietro all'ultimo momento, valutando problemi personali di salute come le allergie ed eventuali effetti collaterali. «Il prodotto è comunque sicuro», sostiene Giordano, che però non ne ha bisogno. «Perché ho sviluppato gli anticorpi: non è previsto che in questa fase sia coinvolto chi ha già avuto la malattia». Silvestro Scotti, in qualità di segretario nazionale Fimmg (il sindacato dei medici di famiglia), ritiene che nella sua categoria la percentuale sarà la più alta in assoluto: «Lo è anche per la profilassi contro l'influenza, quest'anno all'80 per cento». E, come presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, chiede di non lasciare indietro i liberi professionisti. «C'è una parte della categoria che, altruimenti, rischia di restare esposta e che, soprattutto con la sospensione di visite e prestazioni non urgenti, è decisiva per guadagnare salute. Inoltre, solo gli odontoiatri sono 5000», certifica, dichiarandosi disponibile a raccogliere le prenotazioni, «senza costi extra». «Chi è iscritto all'Ordine ha doveri deontologici ma anche diritti: ad aver il vaccino, e quindi lavorare in piena sicurezza», conclude.

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