Vaccini Covid a Napoli, flop prime dosi: «Faremo altri open day»

Vaccini Covid a Napoli, flop prime dosi: «Faremo altri open day»
di Ettore Mautone
Martedì 13 Luglio 2021, 08:00
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Sono le prime dosi dei vaccini il nervo scoperto della Asl Napoli 1 nella guerra contro Sars-Cov-2. Tra defezioni, rinunce e rifiuti sono troppo poche quelle inoculate ogni settimana nei grandi punti vaccinali della città e ad andare avanti sono solo quelle di prossimità, garantite ad accesso diretto e senza prenotazione (a tutte le fasce di età), presso i distretti, le farmacie e i medici di famiglia. In totale, considerando i dieci distretti le 50 farmacie impegnate e aggiungendo anche i circa 200 medici vaccinatori, in totale di arriva a poco più di mille inoculazioni ogni 24 ore. Un passo costante ma lento, che non consente più di seguire la marcia spedita dei mesi scorsi quando si raggiungevano dalle 4 alle 8 mila punture per prime dosi ogni giorno. L'immunità di gregge, per vaccinare l'80 per cento della popolazione a Napoli, è dunque un traguardo ancora lontano. Da giovedì scorso e per tutto il fine settimana tutti gli hub della Asl Napoli 1 sono stati dedicati alla somministrazione delle sole seconde dosi per completare i cicli vaccinali sia con AstraZeneca sia con i rimedi di Pfizer e Moderna. Si continuerà così fino a giovedì prossimo quando la Stazione marittima sarà il luogo prescelto per riprendere in mano il bandolo della matassa delle prime dosi utilizzando ancora una volta lo strumento degli open day. L'orientamento della Asl è di tenere fede alla consegna della prenotazione per accedere alla profilasi vaccinale e dunque si attingerebbe unicamente al serbatoio dei prenotati convocati come sempre con un Sms. 

Lo scoglio da superare, in questa fase, sono le rinunce: ossia l'inspiegabile assenza del cittadino convocato all'appuntamento con il vaccino.

Nell'ultima seduta vaccinale che la Asl metropolitana ha dedicato, giovedì scorso, alla chiamata per le prime dosi di Pfizer, alla Mostra D'Oltremare su circa 4.300 convocati se ne sono presentati poco più di 200 segnando per la prima volta ben il 95 per cento di defezioni. Oltre 4 mila napoletani che si erano regolarmente registrati sulla piattaforma informatica per vaccinarsi alla chiamata sono risultati insomma assenti, Un vero e proprio flop che pone interrogativi a cui la Asl sta tentando di dare risposte sfoderando le armi della medicina d'iniziativa. Ad esempio contattando direttamente i rinunciatari al telefono: un modo per dare un volto a queste persone, comprenderne le motivazioni che le spingono a disertare. 

Ormai è acclarato che per alzare una barriera efficace contro le infezioni causate dalle varianti virali di Sars-Cov-2 più infettive, come la Delta, serve sia la prima dose sia il richiamo. Attenzione, un'infezione è sempre possibile (e a Napoli se ne registrano una decina ogni giorno sia con la prima sia con la seconda dose) ma a seguito del ciclo completo non ci sono notizie di contagi a cui faccia seguito un ricovero. «Vaccinarsi è essenziale per affrontare i prossimo autunno in maniera diversa dallo scorso anno con più sicurezze per l'economia e la socialità e meno restrizioni - spiega Rodolfo Punzi direttore del dipartimento di infettivologia del Cotugno - sviluppare immunità contro la proteina Spike e dunque contro una delle principali armi che il virus utilizza per infettare le cellule e replicarsi significa mettere una comunità al riparo dalla selezione di nuove varianti e dalla ripresa della curva epidemica. Sono troppi i cittadini rimasti a mani nude contro il virus. In base ai dati disponibili si prevede che in Europa il 70% delle nuove infezioni da Sars-CoV-2 sarà dovuto alla variante Delta entro l'inizio di agosto ed il 90% entro la fine di agosto. Qualsiasi allentamento della severità delle misure di distanziamento e protezione e senza un contemporaneo aumento dei livelli di vaccinazioni, potrebbe portare ad un repentino e significativo aumento dei casi Covid-19 giornalieri in tutte le fasce d'età, e soprattutto in quelle con meno di 50 anni, con un incremento associato dei ricoveri e decessi». 

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Intanto per aumentare i livelli di sorveglianza sanitaria la Regione ha affidato al Cotugno il coordinamento delle attività di sequenziamento svolte già nell'ambito del progetto che coinvolge Tigem e Istituto Zooprofilattico e ha dato mandato a quest'ultimo di individuare i laboratori delle rete Coronet (quelli che in CamPania processano i tamponi) attrezzati per effettuare anche la decodifica dell'Rna virale. Hanno risposto in quattro: il Biogem di Ariano irpino, la Federico II, il Ceinge e il Moscati di Avellino (che ha in corso l'acquisto delle macchine che servono). C'è però un problema di costi: un campione da sequenziare costa dai 30 agli 80 euro. Costi che toccherebbe all'Istituto Superiore di Sanità accollarsi. Col finanziamento residuo assicurato dalla Regione Campania a Tigem, Cotugno e Zooprofilattico c'è benzina sufficiente per effettuare altri 15 mila sequenziamenti al costo di circa 30 euro l'uno e fino a mille a settimana. Un'autonomia sufficiente ancora per qualche mese. 

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