Vaccino Covid a Napoli: «Io, primario in pensione in fila cinque ore per l'iniezione»

Vaccino Covid a Napoli: «Io, primario in pensione in fila cinque ore per l'iniezione»
di Melina Chiapparino
Domenica 10 Gennaio 2021, 12:00
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«Troppe ore di fila ma l'organizzazione del vaccino, una volta entrati, è efficiente». Il V-day per Gennaro D'Amato, professore di Pneumologia e Allergologia, ex primario dell'ospedale Cardarelli, è stata un'esperienza a metà strada tra l'odissea per l'attesa della somministrazione della dose, dopo ben cinque ore di fila, e la rapidità della «catena di montaggio» all'interno dei box allestiti nella Mostra d'Oltremare. Il 74enne napoletano, da cinque anni libero professionista presso la Clinica Ruesch di Napoli, racconta la sua esperienza.

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Professore D'Amato, il V-day è stato come lo immaginava?
«Per la verità, avevo atteso il vaccino fin da quando lo avevano annunciato, convinto che sarei stato chiamato in quanto ex primario di una delle Unità complesse dell'ospedale Cardarelli ma non è andata così».

Che cosa è accaduto?
«La clinica per cui lavoro me lo ha proposto e ho accettato subito, così ieri alle 7 del mattino ero già fuori alla Mostra d'Oltremare pronto a sottopormi alla vaccinazione.

Avevo notato subito una fila molto lunga e mi ero posizionato all'altezza della facoltà di Ingegneria della Federico II ma, inizialmente, mi ero illuso che l'attesa sarebbe stata meno estenuante. Invece mi sbagliavo di grosso».

Ha atteso molto prima di entrare nel Centro vaccini?
«La fila di persone in attesa del vaccino era enorme e percorreva l'intero piazzale Tecchio. Dopo pochi istanti mi sono reso conto che era almeno tre volte di più rispetto a quella che mi era sembrata in un primo momento. Devo ammettere che guardando la folla mi è venuto in mente di mollare e andare via ma ho pensato che, in fondo, i giorni successivi mi sarei probabilmente ritrovato nella stessa situazione, e poi ero troppo motivato per lasciar perdere. Così ho deciso di aspettare il mio turno».

Cosa ne pensa di chi parla di assembramenti nelle file per il V-day?
«Il dato oggettivo riguarda effettivamente un gran numero di persone riunite al di fuori della Mostra d'Oltremare ma, bisogna puntualizzare che si tratta di condizioni che non mettono a rischio la salute perché sono luoghi all'aperto con persone dotate dei dispositivi di protezione. Certamente non viene rispettato neanche un metro di distanza tra chi attende di entrare nel centro vaccinale, però ho notato che quasi tutti indossavano le mascherine Ffp2. Molti medici e infermieri, come me, indossavano due maschere ad alta protezione, una sopra l'altra. Quindi, in fin dei conti, non credo si possa parlare di un vero e proprio allarme assembramenti».

Però rimane il problema delle ore di attesa.
«Ho aspettato più di 5 ore prima di essere assistito nel box dove mi hanno vaccinato. Devo ammettere che, una volta entrato nell'area di somministrazione della dose, tutto si è svolto in maniera rapida però è altrettanto vero che l'organizzazione che precede il vaccino potrebbe essere migliorata. Ho aspettato 3 ore in fila all'esterno della Mostra, al freddo e sotto la pioggia, e quasi altre 3 ore una volta varcata la soglia del centro. Sono arrivato alle 7 del mattino e hanno aperto i cancelli alle 8.30, ma solo alle 13 sono riuscito a entrare nel box e finalmente, sottopormi al vaccino».

Cosa è accaduto dopo?
«Negli stand dei vaccini c'è stata prima la fase di acquisizione delle informazioni con un questionario a cui ho risposto per fornire le mie generalità e delle indicazioni sommarie sul mio stato di salute. Successivamente sono entrato in uno dei 15 box allestiti per inoculare le dosi. Queste due fasi si sono svolte in maniera sincronica e molto rapida, così come devo dire che il medico e l'infermiere che mi hanno assistito sono stati bravissimi e molto preparati. Dopo l'iniezione mi sono trattenuto un quarto d'ora nella sala relax per sicurezza, una vera zona comfort con riscaldamento e macchinette per il caffè».

Come commentare la sua esperienza del V-day?
«Sono rimasto colpito da piccoli grandi gesti che, a mio parere, sono tipici della nostra Napoli. Mi riferisco al fatto che, mentre eravamo in fila sotto la pioggia, uno dei bar della zona, ci è venuto a offrire decine di caffè per riscaldarci e addolcire l'attesa. Questo mi ha emozionato nello stesso modo in cui lo ha fatto vedere così tante persone intenzionate a vaccinarsi. Sono convinto che sia l'unica arma per conquistare l'immunità di gregge e sconfiggere il virus per questo invito tutti a vaccinarsi quando arriverà il momento opportuno». 

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