Vaccino Covid a Napoli, le fiale difese dall'Esercito: 1.500 immunizzati al giorno

Vaccino Covid a Napoli, le fiale difese dall'Esercito: 1.500 immunizzati al giorno
di Maria Pirro
Venerdì 8 Gennaio 2021, 09:00 - Ultimo agg. 12:36
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Il centro per le vaccinazioni anti-Covid ha trovato casa. Alla Mostra d'Oltremare, nei padiglioni 1 e 2 in tempi non di emergenza utilizzati per la fiera: cinquemila metri quadrati, allestiti in cinque giorni, presidiati dall'esercito. Oggi l'inaugurazione con il trasferimento delle attività dall'Ospedale del mare per dare lo sprint necessario alla campagna di prevenzione.

Si parte con 1.500 immunizzati al giorno, tutti operatori sanitari in servizio nella Asl che possono accedere su appuntamento dall'ingresso principale di piazzale Tecchio. A sinistra trovano subito un info-point e, varcata una porta a vetri, le postazioni per l'accettazione con percorsi definiti dai tappetini blu e gli «alt», a distanza di un metro e venti l'uno dall'altro, disegnati da Massimo Lucarelli, 46 anni e 3 figli. Per l'operaio, la speranza di un ritorno alla normalità è data anche dalla ripresa del lavoro al termine di un periodo di cassa di integrazione. «È il primo appalto dopo il lockdown», sorride con gli occhi, mentre continua a spruzzare vernice bianca. In fondo, sono sistemati i tavoli per compilare i moduli del consenso informato e si leggono gli slogan glocal: «Campania sicura», «L'Italia rinasce con un fiore.

Vaccinazione anti-Covid-19», giusto per essere chiari. Nella sala successiva i tappetini diventano verdi e le corsie tre: danno accesso ai box per l'iniezione. Si contano, poi, cinque piattaforme informatiche per l'immediata trasmissione dei dati al ministero della salute.

Oltre il corridoio, si trovano gli spazi riservati ai farmacisti e agli operatori chiamati a preparare le dosi: a ognuna è associato un Qcode. E, nella camera accanto, le celle frigorifero sono videosorvegliate. «La vigilanza esterna è affidata ai militari di Strade sicure e a una ditta privata. Previsti pure un presidio della polizia e uno dei vigili del fuoco», chiarisce Antonio Bruno, responsabile dell'ufficio tecnico dell'Asl che ha effettuato più sopralluoghi, temendo un raid vandalico, e si è occupato dell'intero cantiere. «Il giorno della Befana sono scappato di casa appena sveglio, ma mia figlia ha capito», riferisce l'architetto che ricorda soddisfatto anche di aver portato a termine l'opera più complessa di edilizia sanitaria in città, l'Ospedale del mare, e di averlo fatto dopo tre lustri di progetti incompiuti. Questa volta i tempi sono più stretti, dettati dall'emergenza, l'obiettivo è accelerare per completare nel giro di dieci giorni la profilassi per medici e infermieri e poter chiamare le altre categorie più esposte al rischio di contagio: gli anziani, i malati cronici e i più fragili. Non gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali: per loro, l'unità di crisi regionale sul coronavirus ha predisposto la prestazione direttamente in sede, affidandola a squadre itineranti. 

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Alla Mostra il punto per le vaccinazioni diventa operativo oggi tra le 8,30 e le 9, fino alle 18, sette giorni su sette: è affidato a una sessantina di professionisti e addetti e, per coprire i turni con l'estensione del programma al resto della popolazione, ai dipendenti dell'azienda sanitaria è stata chiesta la disponibilità di fare gli straordinari. «In 500 hanno già accettato di provvedere, all'occorrenza», spiega Bruno.

Il direttore generale della Asl, Ciro Verdoliva, che è ingegnere, a Fuorigrotta verifica che non manchi nulla: dalle mascherine agli altri dispositivi di protezione individuale. Ci sono pure i divanetti bianchi nella zona relax, e le macchinette per il caffè, esclusivamente per il personale. Ma, per tutti, alla fine dei sensi unici è attrezzata un'area ristoro con tavolini tondi e poche sedie intorno. Il costo complessivo dell'operazione è di 180mila euro. «Compresi i 20mila di affitto alla Spa, che potrebbero essere azzerati in seguito, su decisione del consiglio di amministrazione», anticipa l'architetto. 

La struttura è prevista per due mesi, prorogabili per altri quattro, o forse di più, e contiene anche una esposizione tratta dal Museo delle arti sanitarie, l'unica presentata, e probabilmente possibile mentre restano off-limits mostre e teatri.

La galleria di immagini è tematica e parla ovviamente dei vaccini: dall'incisione contro il vaiolo, la prima forma di protezione praticata nel 1790, all'anti-rabbico e alla terapia per la tubercolosi. In stampatello, nomi stranieri noti nel mondo, come Louis Pasteur e Robert Koch, e cognomi più familiari, ma altrettanto famosi, come Giuseppe Moscati e Antonio Cardarelli. «Così l'arte viene in soccorso della scienza, proponendo una storia della lotta contro le malattie, per certi aspetti romantica: il vaccino rappresenta la forza naturale dell'uomo che può svilupparsi contro gli aggressori», dice d'un fiato il curatore Gennaro Rispoli, medico dai capelli grigi. In particolare, la sezione partenopea si sofferma sul colera e il ritorno dell'epidemia nel 73 e, dietro il pannello, spuntano gli occhi azzurrini di Giuseppe de Novellis, 37 anni, 4 figli: un altro operaio orgoglioso di dare il suo contributo. «Ho già partecipato all'allestimento del Covid Center al San Giovanni Bosco», racconta, ed è il suo modo di dimostrare che ciascuno può e deve fare la sua parte. Come a casa. 

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