Vaccino Covid, domande e risposte: chi e quando dovrà fare la terza dose

Vaccino Covid, domande e risposte: chi e quando dovrà fare la terza dose
di Ettore Mautone
Giovedì 29 Luglio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 30 Luglio, 17:40
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Terze dosi di vaccino: ne parlano tutti, ma nessuno sa quando e come si faranno. A cominciare dal personale sanitario che si è vaccinato per primo a gennaio, e che ad ottobre vedrà scadere i nove mesi programmati di durata minima dell’immunità. Ma le incertezze riguardano tutti: dagli insegnanti alle forze dell’ordine che hanno ricevuto le prime dosi del vaccino ad adenovirus vettore messo a punto da Astra Zeneca (salvo richiami eterologhi), passando per gli anziani fragili delle Rsa, vaccinati invece con Pfizer. Ci sono poi quelli delle monodosi di Johnson & Johnson, chi è invece guarito e ha ricevuto una sola somministrazione che vale come richiamo. E negli ultimi giorni si è aggiunta anche la complicazione del green-pass che ha 6 mesi di validità dalla data della prima inoculazione. La comunità scientifica ha dato indicazioni di massima, ma perdura qualche incertezza. Alcuni sostengono poco utile terza dose con il vaccino attuale per l’evidente presenza di varianti che richiedono un aggiustamento balistico per metterne a punto nuovi più mirati. Altri invece ritengono sia utile a corroborare la risposta già avvenuta con due dosi che ha mostrato di proteggere anche dalle varianti impedendo, nei casi di infezione a carico di vaccinati, lo sviluppo di una malattia grave. Per stilare un vademecum a beneficio dei lettori abbiamo chiesto lumi ad Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e a Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento (stessa disciplina) del polo di riferimento campano per la cura delle malattie infettive.


Che cos’è la terza dose?
È una dose di richiamo di vaccino da somministrare dopo la prima fase (1 o 2 dosi) necessarie per aumentare l’immunità.

Alcuni individui potrebbero non aver sviluppato una risposta immunitaria sufficiente dopo le prime due oppure potrebbero progressivamente perdere la memoria che si sviluppa col vaccino e aver bisogno di una dose aggiuntiva per ripristinare l’immunità protettiva.

Quando può essere necessaria la dose di richiamo?
Tutto dipende dalla durata del vaccino somministrato non ancora del tutto determinata ma che pare più durevole con Astra Zeneca e Johnson & Johnson che utilizzano un virus vettore, ma più efficace con Pfizer e Moderna che con doppia dose coprono meglio le varianti. La durata dipende del resto anche da variabili individuali della risposta immunitaria e il dosaggio di anticorpi nel sangue è solo indicativo in quanto conta anche la memoria cellulare che non è dosabile con i normali esami. Lo stesso Istituto superiore di Sanità precisa che le osservazioni fatte nei test finora hanno dimostrato che la protezione dura alcuni mesi, mentre bisognerà aspettare periodi di osservazione più lunghi per capire se una vaccinazione sarà sufficiente per più anni o servirà ripeterla. In realtà, mentre le aziende produttrici dei vaccini anti-Covid a mRNA si dichiarano già pronte alla produzione e alla distribuzione di ulteriori dosi gli enti regolatori degli Usa (Fda) e dell’Europa (Ema) frenano e dicono che al momento è presto per confermare la necessità di dosi di richiamo in quanto i dati scientifici a disposizione, sia sulla copertura vaccinale, sia sull’utilità della terza dose in soggetti particolarmente a rischio, sarebbero insufficienti. Come emerge da un documento elaborato dalla Simg in questa fase Fda ed Ema stanno attivamente collaborando con gli sviluppatori di vaccini per valutare piani utili a produrre dati che possano dirimere le incertezze alla luce del fatto che i 4 vaccini finora autorizzati nell’Ue protegganoa effettivamente contro tutti i ceppi di Sars-CoV-2 comprese le varianti delta.

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Quali condizioni potrebbero richiedere dosi di richiamo? 
Di certo chi è ad alto rischio di complicanze da Covid-19 (fragili e anziani), chi come il personale sanitario ha un rischio elevato di esposizione, i lavoratori essenziali in prima linea. Conterebbe in questi scenari anche il rischio di incontrare varianti. L’analisi sull’immunogenicità del resto non si risolve con il semplice titolo di anticorpi che potrebbe essere un metro non sufficiente per valutare il perdurare della protezione e dell’immunità sviluppata col vaccino. Si sa però che le persone anziane hanno una senescenza del sistema immunitario e una memoria del sistema di difesa più labile per cui dovrebbero essere per primi candidati a richiami non prima di 6-9 mesi dal completamento del ciclo vaccinale. Da considerare ci sono anche condizioni di immuno-compromissione, l’aver usato mix di vaccini tra prima dose e richiamo che con la terza consoliderebbe il precedente richiamo ma sono tutte valutazioni in corso di studio.

Quanto dura l’immunità dei guariti?
I soggetti guariti dal Covid che abbiano fatto o meno una dose di vaccino che funzioni quale richiamo hanno dimostrato in studi su popolazioni collocate in epicentri di focolai (come ad Ariano Irpino) di avere a distanza di oltre un anno dallo sviluppo della malattia indipendentemente dalla espressione (asintomatica, sintomatica o grave) alti titoli di anticorpi anxche a distanza di oltre un anno dalla guarigione. Ulteriori studi devono dunque chiarire l’utilità di ulteriori richiami e i tempi in cui effettuare tali somministrazioni. 

La durata del vaccino monodose Johnson & Johnson è diversa da quelli a due dosi?
In base alle osservazioni attuali non ci sono grandi differenze. Qualsiasi nuova prova che si renderà disponibile su questo argomento sarà rapidamente esaminata anche dai dati sull’efficacia che arrivano dagli studi in corso dall’Europa e da altre parti del mondo.

Una terza dose darebbe più protezione contro le varianti?
Sarebbe forse più utile, all’apparire di sempre nuove varianti, sviluppare nuovi vaccini aggiornati. Pfizer ad agosto inizia uno studio su 10mila persone per modificare la Spike e adeguarla alle varianti. Allo stato attuale secondo molti scienziati non c’è nessuna base scientifica per parlare di una terza dose di vaccino anti Covid. Per approdare dunque a conclusioni definitive ci vuole uno studio clinico controllato che, al momento, non è stato pubblicato. Non sappiamo quale può essere l’efficacia, né la tossicità. E poi ci vuole l’approvazione da parte dell’Ema per il cambiamento di posologia. Al momento la cosa più importante è completare il programma di vaccinazione a tutti quelli che non l’hanno ancora completato e poi aspettare più solide basi scientifiche per valutare l’opportunità e i tempi di una nuova dose del vaccino Anti-covid. 

Cosa potrebbe far propendere per la terza dose?
Dipende dalla epidemiologia del virus e da cosa accadrà in autunno. Quanto i vaccinati reggeranno all’onda d’urto di una eventuale quarta ondata, se il virus cambierà ancora, come l’infezione si propagherà nei paesi che hanno completato le immunizzazioni. Ovviamente le aziende che producono vaccini e i loro centri di ricerca devono sapere cosa fare, se produrre altre dosi o puntare sull’upgrade degli attuali vaccini.
 

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