Vasto, migranti ripuliscono piazza Principe Umberto:
«La città è di chi la vive».

Vasto, migranti ripuliscono piazza Principe Umberto: «La città è di chi la vive».
di Paola Marano
Martedì 4 Settembre 2018, 15:30 - Ultimo agg. 5 Settembre, 10:00
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Pettorina rossa, scopa, picconi e palette alla mano per ripulire Piazza principe Umberto al Vasto. Si sono presentati così i circa 70 migranti che stamattina sono scesi nella slargo alle spalle della stazione Garibaldi per pulire le aiuole dalle erbacce e ripiantare fiori simbolo di una speranza di dialogo con gli abitanti del quartiere, spesso esasperati dalla concentrazione di immigrati nella municipalità.
 


«E’ una giornata veramente importante per noi. Noi viviamo la città e abbiamo pensato a delle inziative che possano contribuire allo sviluppo della stessa – spiega Zoumana Karaboué, rappresentante dei migranti ospiti nell’Hotel San Giorgio- questa è la prima pietra che lanciamo ma non sarà l’ultima. I problemi d questo quartiere non sono solo gli stranieri ma anche i napoletani».
 
Un’inziativa che ha raccolto il plauso di alcuni residenti, e la diffidenza di qualche altro. «Un segnale per scuotere un po’ le coscienze delle persone che aiuta a vedere questi ragazzi non soltanto come un problema ma come risorse per contribuire a tenere la città pulita facendo in modo di tenerli impegnati  -  ha sottolineato Vittorio Macina, educatore del quartiere –  non si possono mettere 1000 immigrati in 800 metri quadrati, praticamente in 5 strade è concentrata tutta la accoglienza di una città».

Per i residenti  il fulcro della questione risiede in una redistribuzione poco equilibrata dei migranti sul terriotorio e una cattiva gestione dell’accoglienza tramite il sistema dei Cas (centri di accoglienza straordinaria,ndr). La pensa così anche Paola Pastorino, vicepresidente della IV municipalità: «Aver concentrato qui un numero elevatissimo di immigrati con un sistema cas altro non è stato che creare un deposito umano”. La richiesta della municipalità è di sostiutire i Cas con gli Sprar (sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, ndr) e potenziare i controlli da parte di Polizia di Stato e Carabinieri. «Certo la Polizia Municipale non può ottemperare a tutto. Serve una rete di collaborazione con le realtà di immigrati che sono già inseriti nel tessuto come la comunità senegalese -  ha evidenziato la Pastorino - Il quartiere accetta la presenza nella misura in cui la presenza è interconnetiva: questa gironata dimostra che loro hanno il desiderio di essere accettati e dare un contributo perché sentono la città anche propria. Purtroppo abbiamo le due facce: quella di stamattina e quella della rissa, dello schiamazzo e della prostituzione che attiene a un problema sociale di forte natura. Loro dimostrano di amare il quartiere. Spero che la prossima possano coinvolgere più cittadini”.
 
 
Di napoletani a rimboccarsi le maniche, infatti, ce ne erano ben pochi.
E qualcuno dietro al bancone del bar non nasconde il disappunto. «Dobbiamo vedere quando non ci sono le telecamere - dice il gestore dell'attività - Questi ragazzi la sera vendono droga, si ubriacano e fanno rapine. I commercianti non stanno più bene. Qui i negozi chiudono».   

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