Vesuvio, allarme dissesti: fiume di fango e detriti, frana anche il Gran Cono

Vesuvio, allarme dissesti: fiume di fango e detriti, frana anche il Gran Cono
di Francesca Mari
Domenica 6 Novembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 7 Novembre, 07:21
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Frane, crolli e smottamenti, con ripercussioni pesanti anche nei centri abitati a valle. Il violento nubifragio di venerdì ha scoperchiato le fragilità del Vesuvio, vittima di un grave dissesto idrogeologico acuito dai rovinosi roghi del 2017. I fiumi d'acqua, non trattenuti dal terreno privo della vegetazione, si sono trasformati in cascate che hanno trascinato con sè rami, fusti ma anche pietre e detriti. Decine di abitazioni e cantine allagati e invasi dal fango da Torre del Greco a Ottaviano, da Somma Vesuviana a Ercolano, Ma il bilancio dei danni è serio anche all'interno del Parco, compreso il sentiero numero 5, quello del Gran Cono, che è franato in più punti. L'accesso al cratere è inevitabilmente bloccato e l'area è stata messa in sicurezza. Nel terzo tornante dopo i tornelli e quasi in cima (al punto denominato dagli addetti ai lavori sentiero 41, dalla colata lavica del 1941), sono crollate anche le staccionate e il percorso è invaso da fango e detriti. Lunedì interverrà la ditta per il ripristino da effettuare in collaborazione con i carabinieri Forestali del Reparto Biodiversità, ma non è chiaro quando sarà riaperto al pubblico il Gran Cono. «Abbiamo già allertato la ditta che deve fare gli interventi sul cratere - spiega Stefano Donati, direttore dell'Ente Parco - e il Reparto Biodiversità dei carabinieri forestali che hanno ha il compito della manutenzione ordinaria. Mettiamo insieme le forze per ridurre al minimo i disagi. Cominceremo non appena le condizioni meteo lo consentiranno».

 

Ad allertare i soccorsi, ieri mattina, sono state le Guide Vulcanologiche. «Come da routine ogni mattina prima di aprire i cancelli ai turisti - dice il presidente Paolo Cappelli - le nostre squadre controllano tutto il sentiero. Dopo il tremendo nubifragio di venerdì hanno rilevato diversi cumuli di detriti che non permettevano l'accesso in sicurezza, cosa per la quale le Guide Vulcanologiche sono chiamate a garantire. Da qui sono partite le segnalazioni per il ripristino. Il controllo del territorio è uno dei compiti principali del nostro lavoro, la sicurezza dei turisti in visita è fondamentale». Altre frane hanno interessato il vulcano anche in altri punti, come quella in Contrada Osservatorio, a quota 600, e in prossimità di locali che si trovano oltre quota 500. Tuttavia il Comune di Ercolano non ha chiuso la strada. «Abbiamo fatto un intervento di messa in sicurezza con restringimento della carreggiata - spiega il vicesindaco di Ercolano e assessore al Vesuvio, Luigi Luciani - per non chiudere l'accesso ai turisti e consentire alle attività commerciali di lavorare». 

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La furia violenta della pioggia torrenziale ha portato a valle molti detriti, tronchi di alberi e rifiuti che hanno invaso anche ii centri abitati, in particolare a Boscotrecase, Ercolano e Torre del Greco. Questo ha scatenato molte polemiche. «Da tempo chiediamo massima attenzione alle aree a monte della pedemontana vesuviana - spiega Franco Matrone, referente di ZeroWaste/RifiutiZero Campania - che marcano profonde criticità per mancata manutenzione.

Va risolto l'intasamento delle griglie borboniche, bisogna porre mano al risanamento delle aree deforestate in seguito ai ripetuti incendi negli anni passati che ne hanno compromesso la stabilità idrogeologica. E tutta questa incuria si ritorce sui paesi esuviani che si vedono invasi da cascate di fango e acqua di dilavamento ad ogni pioggia torrenziale. Paesi nei quali il sistema fognario è assolutamente insufficiente a far fronte a quanto viene giù dalle pareti del vulcano». 

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