Via dagli scaffali 700mila giocattoli:
erano tutti «made in China»

Via dagli scaffali 700mila giocattoli: erano tutti «made in China»
di Francesco Gravetti
Mercoledì 15 Maggio 2019, 10:25
3 Minuti di Lettura
Quindici giorni di controlli a tappeto, cinque Comuni oggetto di verifiche accurate, decine di negozi ispezionati. Il bilancio: un milione e quattrocentomila prodotti sequestrati, per un totale di centinaia di migliaia di euro. La compagnia di Ottaviano della guardia di finanza ha messo a segno un blitz a vasto raggio in buona parte del territorio all'ombra del Vesuvio. Obiettivo: i bazar gestiti da cinesi, luoghi dove si vende praticamente di tutto, dai cosmetici ai prodotti per la casa, passando per i giocattoli e gli arredi. La maggior parte di questi prodotti, però, presenta delle irregolarità palesi: vere e proprie violazioni al codice del consumo che mettono i commercianti cinesi nelle condizioni di praticare una forma di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi italiani o, comunque, di coloro i quali rispettano le regole.

AL SETACCIO
È per questo che i finanzieri coordinati dal capitano Giorgio Punzi, responsabile della compagnia di Ottaviano, hanno messo in campo una task force dedicata proprio a stanare i negozi cinesi illegali. I controlli sono andati avanti per giorni ed hanno riguardato i bazar orientali presenti soprattutto nei comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Gennaro Vesuviano e Palma Campania. Ad essere ispezionati sono stati solo i negozi al dettaglio: in decine di casi i militari si sono fatti consegnare documentazione e campioni dei prodotti per verificare che tutto fosse a posto, in sei casi invece le forze dell'ordine hanno dovuto procedere alla requisizione della merce. In particolare, sono stati sequestrati i prodotti che non avevano le indicazioni e le istruzioni per l'uso in italiano e che erano privi del marchio che attesta il rispetto della normativa europea.

 
I PRODOTTI
Nello specifico, i sigilli sono scattati per i cosmetici, i prodotti per la casa, i monili, le suppellettili, gli arredi per la casa. Tutti rigorosamente made in China, ma tutti con irregolarità che non consentiva ai commercianti di metterli sul mercato nazionale.
LE INSIDIE
Particolare attenzione, poi, è stata dedicata ai giocattoli, molti dei quali anche potenzialmente pericolosi: proprio perché si tratta di prodotti che finiscono nelle mani dei più piccoli, i finanzieri sono stati particolarmente attenti al rispetto delle normative. Nei sei negozi dove si è deciso di intervenire, oltre la metà del milione e quattrocentomila prodotti sequestrati sono giocattoli. Peraltro, i controlli delle forze dell'ordine proseguiranno anche nei prossimi giorni: i negozi gestiti da cinesi, infatti, sono centinaia in tutta la zona vesuviana e con ogni probabilità saranno effettuate ulteriori verifiche nel tentativo di individuare ulteriori episodi di illegalità. Il fenomeno del commercio cinese è strettamente connesso alla presenza massiccia di una comunità cinese cresciuta negli ultimi decenni verificata nella zona vesuviana. Oggi la comunità orientale all'ombra del Vesuvio è molto numerosa. All'inizio i cinesi si sono dedicati al tessile e all'abbigliamento, con sartorie ed opifici sistemati in cantine o altri locali di fortuna, poi hanno cominciato ad aprire negozi al dettaglio, vendendo migliaia di prodotti a prezzi molto bassi. Buona parte della merce, però, presenta delle evidenti irregolarità: anche quando non si presentano pericolosi per la salute del consumatore, vanno comunque contro le leggi materia, che peraltro in Italia sono piuttosto severe,
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