Viale Gramsci, incubo rapine:
«Non esco più senza pistola»

Viale Gramsci, incubo rapine: «Non esco più senza pistola»
di Gennaro Di Biase
Martedì 22 Gennaio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 14:36
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La crisi e l’abbandono fanno crescere la violenza anche tra i palazzi liberty, eleganti e puliti di viale Gramsci, piazza Sannazaro, Mergellina e dintorni. Rapine, pestaggi, clochard, parcheggiatori abusivi dagli atteggiamenti «paracamorristici», bivacchi e sporcizia. «Nell’ultimo anno – spiega Massimo Palescandolo, magistrato – io e mia moglie abbiamo subito almeno sei tentativi di rapina. E so di altri episodi analoghi in zona, una trentina solo negli ultimi 12 mesi. Tanti che ormai non li si denuncia neanche più. La sera, quando porto fuori il cane, prendo con me la pistola per precauzione. Questa zona è abbandonata».
 
Ecco l’aria che tira nella Napoli bene, in strada e tra i residenti dopo il brutale pestaggio della signora Mena – 75enne insegnante di Lettere in pensione, presa a calci e pugni alle 11,30 di sabato scorso in viale Gramsci – e l’omicidio del 13 gennaio – in cui un extracomunitario fu lasciato in una pozza di sangue a tre passi dagli chalet di via Caracciolo. 

L’umore in viale Gramsci ricorda quello nero dei piccoli ma disperati drammi beckettiani. Esempio ne sono i diversi clochard su di giri a presidio dello stradone. Prima di arrivare al civico 10, luogo dell’aggressione di sabato, se ne incontrano due. Il primo ha una tenda verde militare da campeggio che occupa quasi tutto il marciapiede all’incrocio con via Giordano Bruno. Il secondo, sotto un portone del viale, ha con sé solo un trolley, urla parolacce a chiunque gli capiti a tiro e beve un Tavernello. Viene voglia di aiutarlo, ma ringhia. Bisogna lasciarlo in pace. 
Palescandolo spiega: «Abito qui da sempre e la situazione oggi è indecente, un degrado vergognoso che passa inosservato nell’indifferenza delle istituzioni. Anni fa, tutte le mattine, veniva il giardiniere comunale a potare le aiuole e pulire il marciapiede. Ora niente: le strade sono sporche e abbandonate. Senza contare la criminalità in aumento, con atteggiamenti paracamorristici dei parcheggiatori abusivi, che occupano la zona specialmente nei weekend. Forse il fenomeno è così diffuso anche per via della vicinanza della metropolitana di Mergellina». 
Alessandro Autore, del vicino “Bar Bentornata Elena”, racconta che «con il bel tempo dei furgoncini passano sul viale e ci caricano su i motorini». Ladri d’estate, italiani. «Per il resto – continua Autore – la violenza sull’anziana signora mi ha sorpreso. E qui non ho mai avuto problemi con la criminalità organizzata». E di questi tempi è già un risultato. 

Facce tristi, pallide, ancora frastornate. All’esterno del civico 10, nel punto esatto in cui un «energumeno» ha ridotto quasi in fin di vita la signora Mena, la pioggia ha formato una pozzanghera abbastanza profonda. Intorno al piccolo avvallamento c’è Pierluigi Canta, chirurgo plastico e figlio della vittima. Aspetta di collegarsi con Pomeriggio Cinque: «Ho un magone dentro – anticipa sconsolato – mia madre ha una frattura al cranio, una al mignolo, una temporale. È caduta nella vita, ma non si è mai fatta tanto male. Mi chiedo: possibile che si sia trattato solo di uno scippo e che non sia stata picchiata? Oggi sono riuscito a farle riaprire gli occhi. Lei, confusa, non ricorda la scena, ma mi ha detto: “Quell’energumeno era troppo forte e io non potevo far niente”. Ci sono indagini in corso e ho fiducia nelle forze dell’ordine, così come continuo ad essere innamorato di questa città». 

Si fa sera, e intorno alla stazione di Mergellina si apre tutto un via vai di poveri. Alcuni sono civili e occupano i piccoli spazi coperti per ripararsi dal freddo. Altri, invece, pisciano senza problemi contro le colonne della grande stazione liberty. Lo fanno anche di giorno, del resto, guardando in cagnesco i passanti sbalorditi e costretti, tra l’altro, allo slalom tra le discariche sorte a margine del cantiere interrotto della Linea 6. Anche in piazza Sannazaro il bivacco è vivo, ma fortunatamente è solo notturno. Ci si ubriaca, si urla, si lasciano cocci di bottiglie frantumate tra le panchine. È il male della Napoli bene: «Ormai quando cammino sotto casa sono spaventata – racconta Benedetta Bottino, laureata in Lettere di Mergellina – Il weekend prima di Natale, intorno alle 19, mentre ero in una tabaccheria di via Schipa c’è stata una rapina. Mi hanno puntato la pistola in faccia. Mi è passata negli occhi tutta la vita in dieci secondi».
 
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