Quando il virtuale rende impossibile la realtà. Parliamo di internet addiction, con storie di dipendenza che riguardano giovani e giovanissimi napoletani. Casi che, purtroppo, sono sempre più comuni tra i teenager e anche tra gli adulti, che spesso si ritrovano intrappolati in un vortice senza fondo, in cui la vita vera è stata sostituita dall’avatar, dai giochi in multiplayer, dall’ansia da like e follower sui social. «Tutti i minori hanno problemi con Internet: il 15% della popolazione tra i 12 e i 24 anni ha problemi di dipendenza da Internet, fino a coprire il 40% circa delle terapie. Si tratta di ossessione per giochi di ruolo, per i social, per le challenge su TikTok». A parlare è Pietro Scurti, dirigente psicologo e psicoterapeuta al Serd dell’Asl Napoli 2 Nord (diretto da Vincenzo D’Auria, mentre il direttore del dipartimento è Vincenzo Lamartora).
Fabio, 19 anni, della zona di Arzano, pensa a se stesso come a «Desmond» di Assassin’s Creed, gioco d’azione a tema storico ambientato in un open world. Era allo «stremo», quando è arrivato al Serd, con «18 ore di gioco no stop sulle spalle». Tanto che si era «orinato addosso» pur di non interrompere il videogame. Caratterizzare i personaggi di Assassin’s Creed era in pratica «il suo unico modo di parlare». Fabio, infatti, è figlio di genitori separati in maniera «conflittuale». «In terapia mi sono accorto del fatto che avevo caratterizzato i personaggi del gioco in modo tale che fossero abbinati inconsciamente a mio padre, madre e mia sorella». La comunicazione virtuale che sopperisce alla mancanza di dialogo nella realtà. Grazie alla terapia, Fabio ha fatto passi avanti: «Per tornare ad avere a che fare con mio padre, posso finalmente smettere di essere Assassin».
Una dipendenza tira l’altra. C’è spazio anche per 20enni protagonisti di challenge alcoliche sugli scogli di Mergellina da postare su TikTok, tra le storie del Serd. «Su 10 ragazzi che hanno dipendenze - prosegue Scurti, autore di “Psicoterapia delle dipendenze” - 5 hanno problemi con Internet, social e cannabis. Spesso si consuma cannabis durante le maratone ai videogame. È un vero e proprio poliabuso, ed è sempre più diffuso tra gli over 16 e gli under 24. La pandemia ha implementato la dipendenza da internet. Ci si è rinchiusi nel mondo virtuale, per larghi periodi l’unico davvero accessibile alla popolazione, ma il Covid ha agito su una realtà comunicativa già in crisi. Tanti dei casi che affrontiamo, infatti, derivano da contesti domestici caratterizzati da divorzi, separazioni, o comunque da dialoghi inefficaci. Per questo tanti giovani e giovanissimi si rifugiano talvolta nei loro avatar, in un mondo virtuale in cui possano affrontare questi problemi senza affrontarli per davvero nella realtà».
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