Villa Livia, dopo tre anni sfratto alla custode infedele: «Ora la messa in sicurezza»

Villa Livia, dopo tre anni sfratto alla custode infedele: «Ora la messa in sicurezza»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 3 Novembre 2021, 08:30 - Ultimo agg. 4 Novembre, 07:13
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È finalmente iniziata la nuova vita di Villa Livia, nel parco Grifeo. Dopo una vicenda durata più di tre anni, ieri mattina l'ufficiale giudiziario, accompagnato dagli avvocati e dal direttore del Museo Filangieri (cui l'edificio afferisce), hanno eseguito lo sfratto della custode, Maria Grazia Mazzarella, che il 6 luglio 2020 era stata condannata dal Tribunale di Napoli a 3 anni e 8 mesi di reclusione per furto e compravendita di più di 80 opere d'arte ospitate nelle sale della casa-museo. La pena era stata poi convertita in arresti domiciliari da scontare proprio presso Villa Livia, luogo del reato. «In queste ore procederemo con un sopralluogo - spiega Paolo Jorio, direttore del Museo Filangieri - La struttura è stata lasciata in condizioni disastrose. Non si deve perdere tempo». Sviluppi anche sulle indagini portate avanti dagli agenti del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli, che hanno individuato reperti venduti anche in altre province campane e nella Capitale. Alcuni dei compratori sono stati identificati e denunciati. Il sistema di compravendita d'arte illecito era stato messo in piedi «via chat». 

Lo sfratto eseguito ieri segna fine di un incubo per Villa Livia, che in questi anni è rimasta abbandonata e senza servizi. L'indagine era partita nell'aprile 2018, a seguito delle denunce dello stesso Jorio, che aveva notato la sparizione di alcuni reperti. Già nei mesi scorsi, precisamente a luglio 2021, 300 calchi di gesso e gomma impiegati per la produzione di monete, trafugati nel 2018, erano stati restituiti al Filangieri, grazie alle operazioni condotte dal Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli: «Si chiude finalmente una vicenda lunghissima e piena di controsensi - commenta Jorio - Lo stato in cui versa la Villa è indecoroso: ma da ora dovrà partire la rinascita del Grifeo. Innanzitutto ci occuperemo della messa in sicurezza del parco e del restauro: ci è stato impossibile fare manutenzione in questi lunghi anni. Non bisogna perdere tempo, già tra oggi e domani farò un sopralluogo e parlerò con la Sovrintendenza, con Manfredi e con l'avvocato Riccardo Imperiali di Francavilla del consiglio di vigilanza del Filangieri: bisogna intervenire subito. So quello che ho lasciato, ma non so quello che troverò». In questi anni, infatti, per motivi giudiziari, è stato vietato l'ingresso nel parco (salvo permessi speciali). E i rovi e l'abbandono si sono impossessati di piante, opere d'arte e cemento. «Abbiamo però ricevuto un'ottima notizia per la ripartenza del sito conclude Jorio è arrivata la donazione di un sistema di videosorveglianza dalla ditta Locket Sicurezza di Massimiliano Bassano.

Speriamo sia il primo passo per restituire il bene ai cittadini al più presto possibile». 

Un mercato nero dell'arte «via social, e a conduzione familiare». Le foto delle opere d'arte venivano inviate dallo smartphone e le chat erano il teatro delle trattative con i compratori interessati ai beni di Villa Livia: questo emerge dalle indagini dei Militari dell'Arma, che non sono finite qui. «Abbiamo recuperato buona parte dei reperti - commenta il tenente Massimiliano Croce, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli - Alcune opere erano state già vendute su Napoli, Caserta, Capua e Roma, altre invece erano state nascoste all'interno della Villa: calchi di monete romane, beni archeologici, oggetti di antiquariato. Le indagini potrebbero ora procedere nella direzione dell'ulteriore identificazione di coloro che avevano acquistato le opere d'arte. Cinque di loro sono già stati identificati e denunciati. A seguito della denuncia di Jorio avevamo avviato un'attività di intercettazioni attraverso la quale siamo riusciti a capire come avvenivano le vendite di reperti all'interno della villa. La custode fotografava i beni, inviava le foto ai figli all'epoca minorenni (ora raggiunti da ordinanza di affidamento emessa dal Tribunale Minorile di Napoli) che contattavano ricettatori compiacenti e antiquari. Dopo aver scelto il pezzo e fissato il prezzo in chat, gli acquirenti si recavano in auto presso Villa Livia». 

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