C’era un tasso che cresceva rigoglioso da circa trent’anni. C’erano eucalipti, Jacarande, piante grasse, alberi da frutto e rari esemplari che si erano ambientati al punto da moltiplicare le loro ramificazioni. Del lussureggiante giardino che sorgeva sulla spiaggia tra Palazzo Donn’Anna e Villa Pavoncelli, di fronte al mare di Posillipo, oggi resta ben poco. Per giorni un pontone ha fatto la spola tra la spiaggia delle Monache e il porto, arrivando con le ruspe, utilizzate per rimuovere le piante, e tornando indietro con il carico di esemplari da trasferire all’Orto Botanico. Le ruspe hanno scavato negli oltre tre metri di terreno sovrastante la sabbia per estrarre le piante, avendo cura di proteggerle adeguatamente e non danneggiare le radici, per poi trasportale sulla piattaforma galleggiante fino al porto e di qui, sui camion, destinarle all’Orto Botanico dove saranno nuovamente sistemate nel terreno. I residenti di Posillipo hanno reagito alle operazioni con sentimenti e pareri contrastanti. Molti si sono schierati a favore dell’area verde che insisteva su quel tratto di spiaggia da oltre vent’anni.
«Stanno togliendo una cosa bella che poteva essere a beneficio della collettività» ha commentato Giovanbattista Vignola, che è tra gli avvocati del collegio difensivo dell’imprenditore Romeo. I residenti temono che quella zona, spogliata del verde che cresceva lussureggiante, sia ora abbandonata a se stessa. Ma dietro la decisione di rimuovere le quasi quattrocento piante c’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria che arriva al termine di un lungo iter. Bisogna tornare indietro di molti anni, arrivare agli inizi degli anni Ottanta, a quando l’immobiliarista Alfredo Romeo acquistò lo stabile con vista panoramica sul golfo.
Seguirono lavori di ristrutturazione, richieste di concessioni, decisioni sui confini della proprietà. E poi verifiche e controlli. Agli inizi del Duemila finì sotto i riflettori la porzione di giardino che si allargava verso la spiaggia: scattarono i primi sigilli e seguirono i primi ricorsi. La difesa di Romeo respingeva l’accusa, sostenendo che si trattasse di un’area libera dove la vegetazione era sorta in gran parte in maniera spontanea, e piantine di pochi centimetri avevano trovato terreno fertile e microclima ideale per crescere e moltiplicarsi. Ci furono provvedimenti e ancora ricorsi. L’accesso a quell’area di proprietà demaniale e sottoposta a vincolo paesaggistico, intanto, è sempre stato libero ma la zona non è stata mai troppo frequentata dai non residenti.
A gennaio scorso il giudice per le indagini preliminari dispose l’applicazione dei sigilli al tratto di spiaggia che confina con la villa di Alfredo Romeo. Il provvedimento accoglieva la richiesta della Procura guidata da Giovanni Melillo nell’ambito di indagini curate dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. «Area demaniale marittima», così era indicata la zona finita sotto sequestro giudiziario. Il Riesame, in febbraio, confermò la misura. E si è arrivati a questi giorni e alle operazioni per lo smantellamento del giardino tropicale, circa ottocento metri quadrati, a ridosso degli scogli, arredati con banani, palme, cactus, eucalipti che ruspe e pontone hanno rimosso e trasferito altrove.
Villa Romeo, smantellato il giardino: le piante trasferite all’Orto botanico
di Viviana Lanza
Venerdì 1 Giugno 2018, 09:04
- Ultimo agg. 09:13
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