Saranno i giudici del Tar a decidere sul ricorso proposto dagli ex amministratori del Comune sciolto per mafia lo scorso agosto con un provvedimento del Consiglio dei Ministri. L'ex primo cittadino, l'avvocato Maria Rosaria Punzo, esponente del Pd, aveva tentato la carta del ricorso straordinario al presidente della Repubblica, bypassando dunque il Tribunale amministrativo regionale e il Consiglio di Stato.
Dalla presidenza della Repubblica, tuttavia, è arrivata una precisazione: il ricorso, vista la complessità della materia e la delicatezza delle vicende finite nel decreto di scioglimento, deve essere valutato (in prima analisi) da un giudice amministrativo.
«In assenza di documenti integrali - aveva tuonato a suo tempo la Punzo - non ci si può difendere adeguatamente nelle sedi della giustizia amministrativa. Viene in tal modo leso il sacrosanto diritto alla difesa. Come possiamo impostare un ricorso se non conosciamo il contenuto integrale dei provvedimenti a nostro carico?».
Da qui la scelta di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, che ha però chiamato nuovamente in causa il Tar. Saranno i giudici amministrativi - come avviene solitamente nella prassi - a dover richiedere al ministero dell'Interno il documento completo in cui vengono riportati fatti, circostanze e vicende che hanno spinto gli organi preposti a optare per lo scioglimento del municipio di Villaricca, da sei mesi ormai guidato da una triade commissariale. Saranno loro dunque, a valutarne il contenuto e non è detto (è una facoltà del Tar) che l'incartamento possa essere visionato anche dai legali della Punzo. Il comune di Villaricca venne sciolto (per la seconda volta nella sua storia) lo scorso agosto. Gli ispettori della prefettura evidenziarono la contiguità di diversi amministratori, anche alla luce dei legami di parentela, con ambienti criminali.
Tre, in particolare, presenti nel civico consesso dal 2006 e fino all'avvenuto scioglimento. Nella relazione (22 pagine riassuntive) si punta l'indice su diverse criticità: scarsi controlli posti in essere dall'organo amministrativo e dagli uffici dell'ente in relazione a diverse imprese che hanno espletato servizi per il Comune. Aziende raggiunte da interdittive antimafia, ma anche attività gestite da famiglie di camorra non in regola con i pagamenti dei tributi comunali. E ancora: anomalie evidenziate sul fronte dei lavori pubblici, trasparenza e smaltimento rifiuti.