Minori, in Campania 41 comunità al palo: «Aspettiamo i fondi pubblici»

Minori, in Campania 41 comunità al palo: «Aspettiamo i fondi pubblici»
di Valentino Di Giacomo
Martedì 19 Luglio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 08:00
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Sono 41 le associazioni convenzionate con il Dipartimento di Giustizia minorile della Campania che ospitano e rieducano i minori che transitano nell’area penale. Ventisei sono le associazioni soltanto in provincia di Napoli. Quasi tutte le associazioni lamentano però ritardi nei pagamenti da parte dell’amministrazione della Giustizia.

Si arriva al caso limite delle due associazioni di Scisciano, Jonathan e Oliver, che attendono pagamenti per circa 100mila euro dal dicembre 2021 e sono state costrette a scrivere una lunga lettera al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, per segnalare le situazioni di difficoltà nelle quali versano.

Ed è cosi, che mentre in città infuria il dibattito su come contrastare la violenza minorile e l’escalation di accoltellamenti che si registrano tra ragazzini in provincia di Napoli, ogni intervento è come se restasse lettera morta: mancano i fondi oppure, peggio ancora, ci si perde nei rivoli dell’infinita burocrazia. E intanto chi gestisce queste associazioni è costretta a ritardare i pagamenti degli affitti o nel versare gli stipendi degli operatori, ridurre la programmazione delle attività che servirebbero ai ragazzini che entrano in comunità per trovare un riscatto. La fotografia che emerge è di uno Stato che si perde tra mille annunci e poi perde e si perde nei meandri dei “vorrei ma non posso”. Proprio mentre la città vive una delle più gravi emergenze minorili, mancano le risorse tanto per la repressione quanto per la prevenzione. 

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Silvia Ricciardi e Vincenzo Morgera, numeri uno della Jonathan Onlus, hanno così dovuto alzare la voce. Hanno deciso di scrivere direttamente al ministro della Giustizia per segnalare l’anomalia del proprio caso. Sono otto i minori a rischio dell’area penale che l’associazione ospita nelle sue due strutture, ma da ormai otto mesi non ricevono un euro. La situazione è ancor più incresciosa se si pensa che da alcuni anni il Ministero della Giustizia non ha più strutture pubbliche idonee ad ospitare minori a rischio, tutto è demandato alle associazioni private. Con la non trascurabile conseguenza che poi queste associazioni per continuare a restare aperte necessitano di fondi come l’aria. «Strutture come le nostre - racconta Silvia Ricciardi al Mattino - non chiudono mai. Ad esempio ad agosto vorremmo programmare le attività estive per i ragazzi che ospitiamo, ma non possiamo farlo se non sappiamo se possiamo disporre dei fondi». Da mesi Silvia non può pagare gli affitti delle due associazioni, i 12 operatori che lavorano presso le sue strutture non possono essere pagati. Si attende che il Dipartimento di Giustizia. Nel frattempo, tutto intorno, infuria il dibattito su come bisogna intervenire per fermare l’escalation di violenze, ma non si versano i soldi per tenere in vita le associazioni che dovrebbero servire proprio per fare in modo che quei minori che scontano la loro pena non commettano più reati. «Noi abbiamo voluto dirlo pubblicamente - racconta Silvia Ricciardi - ma quasi tutte le associazioni come la nostra versano nelle stesse condizioni. A turno non si viene pagati. Non solo, ma le rette previste in Campania per chi si prende cura dei minori dell’area penale sono ferme dai tempi dell’introduzione dell’euro. In Campania i servizi che offriamo sono pagati meno che in altre Regioni. Lo sappiamo perché a volte ospitiamo ragazzi provenienti da altre Regioni. Un paradosso se si pensa che la metà di tutti i minori che in Italia entrano nel circuito penale sono campani». Non va meglio per quanto riguarda i progetti di prevenzione: spesso programmi finanziati per pochi mesi che durano giusto il tempo di formare nuovi operatori sociali per poi lasciarli andar via alla scadenza dei contratti. «È questo uno dei fenomeni più ricorrenti», racconta Cesare Moreno, presidente dell’associazione dei Maestri di Strada». 

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Qualche buona notizia arriverà presto per l’associazione Jonathan e per tutti gli altri 40 istituti della Campania: il Dipartimento centrale del Ministero della Giustizia conta in pochi giorni di far erogare i pagamenti arretrati. Tutto però ruota attorno alla mancanza di fondi adeguati, ma anche di personale. Gli arretrati sono non solo il frutto di stanziamenti inadeguati, ma pure di una carenza di personale all’interno dell’amministrazione della giustizia che, lavorando a scartamento ridotto, ha difficoltà ad evadere le pratiche in tempi certi e celeri. Lo stesso avviene per il Tribunale dei Minorenni di Napoli che, come denunciato proprio sul Mattino dal presidente Giancarlo Posteraro, ha carenze di organico del 30 per cento: «Si lavora sulle emergenze - ha spiegato il presidente - ma così si trascura l’ordinario». La sensazione finale è che l’emergenza minori la si vorrà pur affrontare, ma con risorse sempre inadeguate, come voler friggere il pesce con l’acqua.

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