«Io, vittima di prete pedofilo: giustizia o mi ucciderò a piazza San Pietro»

«Io, vittima di prete pedofilo: giustizia o mi ucciderò a piazza San Pietro»
Sabato 29 Settembre 2018, 14:44 - Ultimo agg. 15:18
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«Non sono pazzo e non voglio provocare ulteriore dolore alla mia famiglia ma, pur di ottenere giustizia, sono pronto a tagliarmi le vene in Piazza San Pietro perché i bambini non vanno toccati da nessuno e tanto meno dai preti». È la minaccia di Arturo Borrelli che ha denunciato di aver subito abusi da parte di un prete della Diocesi napoletana nel 1989 quando aveva 13 anni e che da tempo chiede giustizia. Un desiderio di giustizia che si è tatuato finanche sulla pelle. Sul braccio destro, Arturo si è impresso una bilancia simbolo di giustizia con una spada simbolo di lotta. Ha detto oggi, mostrando il volto a differenza di altre volte, durante l'ennesimo sit in organizzato oggi in via Duomo nei pressi della cattedrale di Napoli: «Non mi arrenderò fino a che Papa Francesco non manderà via il cardinale Crescenzio Sepe colpevole di grave negligenza perché non ha dato seguito alle mie denunce presentate dal 2010 al 2014, mi ha fatto perdere il lavoro e ha tentato di insabbiare la vicenda; don Silverio Mura ha continuato, in un'altra parrocchia del Nord Italia, ad esercitare l'ufficio pastorale a contatto con altri bambini».
 

 

Su questa vicenda, a quanto affermato dall'avvocato Carlo Grezio, «la Dottrina per la Congregazione della Fede ha aperto un processo che si terrà a Milano e ci ha fatto sapere, tramite un incaricato del Vaticano, che il sacerdote è stato sospeso e che verrà avviato il procedimento davanti al Tribunale ecclesiastico regionale di Milano». A rasserenare Arturo è arrivato nei mesi scorsi l'incontro con Papa Francesco. «Il Santo Padre mi ha ricevuto in una breve udienza privata - ha raccontato Arturo - e mi ha chiesto scusa per gli errori commessi. Io lo ringrazio ma gli chiedo di rimuovere Sepe dall'incarico in base alla lettera apostolica, in forma di "Motu Proprio", come una Madre amorevole». A testimonianza della volontà della Chiesa di provare a rimediare agli errori del passato, come spiegato dall'avvocato Grezio, «c'è da alcuni mesi da parte della Curia napoletana un atteggiamento più accorto nei confronti di Arturo e del fabbisogno della sua famiglia. Un atteggiamento che, a quanto mi risulta, sta in qualche modo riabilitando la Curia agli occhi della popolazione del quartiere di Arturo dove la gente, solidale con l'uomo per quanto patito, si era allontanata dalla chiesa».

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