Vomero, recensioni “fake”, si svuota il locale gourmet e il caso finisce in Procura

Vomero, recensioni “fake”, si svuota il locale gourmet e il caso finisce in Procura
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 29 Giugno 2022, 23:58 - Ultimo agg. 2 Luglio, 11:42
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Solo nella giornata di ieri le recensioni negative sono state almeno una ventina. Nel mirino il ristorante gourmet “Opera”, in via Simone Martini, chef stellato e tutte le carte in regola per finire di diritto nella prossima edizione della guida Michelin, l’agenda gastronomica più prestigiosa che c’è. È chiaro che dopo questa raffica di commenti - “pasta scotta”, “personale scortese”, “prezzi alti”, “abbinamenti senza sapore”, “attese infinite”, “pizze bruciate” e “pesce cotto male”, per citarne qualcuno - la possibilità di essere annoverato tra i ristoranti migliori del Paese, si allontana sempre di più. 


Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio quando, solo qualche settimana fa - a fronte di una valanga di complimenti da parte di chi aveva mangiato nel locale del Vomero - sul web cominciano a spuntare una serie di giudizi assai negativi. La stranezza, una delle tante, sta nel fatto che il titolare, Guido Guida - pur sforzando la memoria e facendo particolare attenzione alle prenotazioni ricevute - non riesce a ricordare neanche uno dei tanti ospiti che scrivono di aver mangiato - ovviamente molto male - nel suo ristorante. Non solo. Nei commenti, in particolare quelli lasciati attraverso la piattaforma Google, si parla anche di cibo, la pizza per esempio, e alcune ricette che - assicura Guida - “mai abbiamo avuto nel nostro menu”. Un giallo, insomma, o meglio: un vero e proprio attacco “social” che avrebbe già fatto perdere al ristoratore “circa il trenta per cento delle prenotazioni con un conseguente danno economico non di poco conto, soprattutto in un momento in cui la città è piena di turisti”.

Da qui la decisione di rivolgersi a uno studio legale nel tentativo di fare chiarezza in questa storia e mettere fine a quella che Angelo e Sergio Pisani - dopo aver raccolto la denuncia del titolare del ristorante e, insieme, decine di screenshot al veleno - definiscono una “violenta campagna diffamatoria” a esclusivo danno del locale gourmet. 

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Chi è stato e perché? Secondo gli avvocati napoletani si tratterebbe di una operazione messa a segno grazie a quelli che vengono definiti “social bot”, vale a dire programmi che, una volta forniti delle credenziali di accesso di un account, sono in grado di gestirlo in autonomia, dando però l’impressione di essere una persona vera: «La rapidità e precisione di reazione sui social network rendono questi “strumenti digitali” pericolosamente utili per la diffusione di insinuazioni, maldicenze e offese con un’ampiezza e una velocità tali da distruggere irrimediabilmente la reputazione di chiunque venga preso di mira dai loro amministratori». Sempre secondo i due avvocati il tutto sarebbe stato orchestrato dai diretti concorrenti del ristoratore vomerese che - temendo con forza anche l’arrivo della stella Michelin - le starebbero provando tutte pur di distruggere l’avversario. «Devo ammettere che ce la stavano quasi facendo - commenta Angelo Pisani - per fortuna, dopo aver battagliato a lungo con Tripadvisor, siamo riusciti a ottenere la cancellazione delle recensioni fasulle almeno da quel sito. Ora abbiamo fatto causa a Google: nonostante le nostre molteplici segnalazioni, a distanza di circa un mese, nessuno si è preoccupato di rimuoverle». Gli avvocati lo paragonano a una sorta di “revenge” applicato alle imprese e alle attività commerciali: «Se il “porn” ha portato talvolta al suicidio delle ragazze coinvolte - aggiunge Pisani - stavolta può provocare il fallimento delle attività commerciali che finiscono nel mirino di questa sorta di hacker».

Già, perché il vero nodo è che, almeno parte di quei giudizi del tutto fasulli, sono destinati a restare per sempre nel web. «L’attuale impianto giuridico di tutela delle vittime di diffamazione rischia di essere inefficace di fronte a un utilizzo ben concertato di questi social bot - conclude l’avvocato - noi combattiamo con il codice civile alla mano mentre ora sarebbe necessaria una normativa 3.0». Intanto, nella lettera inviata all’indirizzo del motore di ricerca, insieme con “l’immediata cancellazione delle segnalazioni false”, gli avvocati chiedono anche “il ripristino delle 5 stelle di giudizio ottenute dal locale prima dell’attacco social, e il risarcimenti per i danni all’immagine lungamente subiti”.
 

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