Whirlpool e il Ferragosto triste:
​«Le nostre ferie qui in fabbrica»

Whirlpool e il Ferragosto triste: «Le nostre ferie qui in fabbrica»
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 14 Agosto 2019, 08:43
3 Minuti di Lettura
«Questa è casa nostra» dice la scritta che resiste da due mesi e mezzo. Casa, speranza, dignità. Nello stabilimento Whirlpool di via Argine, gli operai sono in ferie collettive fino al 26 agosto solo sulla carta. La gente è al mare, in vacanza, ma qui, con il rischio incombente di chiusura annunciato dall'Azienda il 31 maggio, non c'è spazio per pause. Da allora, è iniziata una complicata vertenza sindacale con 10 giorni di sciopero, incontri al ministero a Roma ma, soprattutto, un presidio permanente fuori la storica fabbrica che non conosce pause, neanche di domenica né domani a Ferragosto.
 
 

In circolo, a lato delle scale d'ingresso dello stabilimento, seduti sulle sedie non ci sono mai meno di una decina di operai. Sono l'avamposto dei 430 dipendenti che rischiano il posto, quelli che ricordano con orgoglio i premi di produzione e qualità ottenuti da questa azienda negli anni. Nessuna pausa, nessun calo di tensione, non c'è la testa né ci sono i soldi per pensare al mare e alle vacanze.
Dice Salvatore Russo del reparto montaggio, come gli altri assunto qui dopo il padre, delegato sindacale per 40 anni: «Il 15 agosto sarà per me una giornata come le altre. Sarò un po' qui e un po' a casa in famiglia, con i miei figli. Non può essere un giorno di festa, il presidio resta».

 

Da otto anni, l'Azienda chiede sacrifici ai suoi dipendenti. Negli ultimi anni, per il contratto di solidarietà gli stipendi sono scesi tra gli 800 e 1000 euro lordi al mese, per sette-dieci giorni di lavoro. Eppure, l'allora direttore da febbraio amministratore delegato della Whirlpool in Italia, Luigi La Murgia, elogiò «la qualità umana e professionale di chi nello stabilimento di Napoli ci mette la passione». Frasi evidenziate, a dimostrare contraddizioni aziendali, in un foglio affisso.
NIENTE FERIE
«Non c'è davvero nulla da festeggiare a Ferragosto - dice Salvatore Rippa del reparto linea cestelli - Per la prima volta, non mi muovo da Napoli. Non ne ho la possibilità, ma soprattutto non ne ho la testa come quasi tutti i miei colleghi qui».
Notti insonni, conti in tasca, qualcuno costretto a chiedere aiuti economici. Nell'Azienda-famiglia, dove molti hanno trovato moglie e tantissimi sono succeduti nel lavoro ai genitori, l'annuncio della «impossibilità a investire nella fabbrica di Napoli» ha scatenato difficoltà individuali. Spiega Giuseppe Rescigno del reparto montaggio: «A Ferragosto sarò un po' con il mio bambino piccolo, un po' verrò qui ad affiancare i miei colleghi. Sarà dura, stiamo affrontando sacrifici seri. Vediamo buio il futuro, ma non dobbiamo mollare». Un impegno diventato lo slogan della nuova fase di una vertenza che sembra lontana dal resto della città e dall'attenzione generale.
LO SLOGAN
Una lavatrice di cartone, con la sigla «Naples factory 100» a ricordare uno degli ultimi premi qualità, porta sopra uno slogan di propositi e impegni di tutti i lavoratori dello stabilimento: «Napoli non molla». Fa il paio con una sagoma, sempre di cartone, che riproduce la statua della libertà con addosso una t-shirt nera e porta la scritta «No Napoli, no Whirlpool». Un regalo dei militanti di «Potere al popolo», venuti qualche giorno fa a esprimere la loro solidarietà.
«Io faccio ogni giorno più di cento chilometri andata e ritorno dalla provincia di Benevento dove abito - racconta Nicola Paradisi del reparto montaggio - Ho quattro figli, l'annuncio con la X che significava l'eliminazione di questa fabbrica è stato una mazzata psicologica. Farò i miei chilometri, ma sarò qui anche a Ferragosto. Sto cercando di non far pesare tutto questo sui miei figli, soprattutto dal punto di vista psicologico, ma è difficile».
Il rischio incombente di perdere il lavoro ha trovato un altro alleato nella crisi di governo. Lo spiega bene Vincenzo Accurso, delegato della Uilm in azienda: «C'era un incontro fissato per il sei settembre al ministero a Roma. Naturalmente, con sindacati e Azienda, al tavolo dovrebbe esserci il governo. In ballo, gli incentivi concessi alla Whirlpool in cambio di un accordo, sottoscritto a ottobre, che prevedeva il rilancio della produzione. L'Azienda è venuta meno a quei patti, nonostante gli incentivi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA