Whirlpool Napoli, la delusione in fabbrica degli operai: «Qui non c’è futuro»

Whirlpool Napoli, la delusione in fabbrica degli operai: «Qui non c’è futuro»
di Alessio Liberini
Mercoledì 3 Novembre 2021, 23:44 - Ultimo agg. 25 Marzo, 09:17
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«Il futuro lo vedo nero, almeno qui, io sono del quartiere e come prospettiva lavorativa non c’è niente, non c’è mai stato niente. Qua è terra bruciata». Sono queste le parole, che si mescolano in un mix tra stanchezza ed amarezza, dell’operaio della Whirlpool di Napoli Raffaele Avolio che ieri è rimasto all’esterno dello stabilimento – chiuso – di via Argine fino alle due di notte per aspettare «i compagni che tornavano da Roma» dopo il deludente tavolo-maratona andato in scena al Mise. Ed oggi è ancora qui, in fabbrica, nonostante stiano arrivando le prime lettere di licenziamento collettivo per i circa 320 lavoratori dell’area est della città. «Mi sento deluso – chiarisce - . Noi oggi qui non abbiamo nulla» come del resto il suo intero territorio. Raffaele, infatti, è lo specchio di Napoli Est, l’area della città più giovane ma allo stesso tempo più depressa dal punto di vista occupazionale – come riportano i dati diramati da Palazzo San Giacomo negli ultimi anni – ed ora a 42 anni, di cui ben 18 passati a lavorare nello stabilimento di Ponticelli, si ritrova in mezzo alla strada. «Non è una questione di Nord o Sud qui, in Italia, non c’è futuro» precisa l’ex operaio metalmeccanico mentre dietro di lui spicca una lavatrice, quella che ha contribuito a “costruire” negli ultimi anni, la stessa che ha reso questo sito un polo d’interesse mondiale da parte della multinazionale del bianco prima della chiusura avvenuta lo scorso 31 ottobre 2020.

Anche se risulta tra i più giovani in fabbrica per tanti lavoratori Raffaele è difatti un veterano del picchetto operaio. «E’ sempre stato qui» chiarisce un lavoratore più anziano. «Non ho figli – spiega invece Avolio -  e cerco di dare tutto il mio tempo qui, capisco anche i miei colleghi che hanno delle famiglie.

Anche lo scorso Capodanno ero qui».

Dopo quasi 900 giorni di lotta operaia la rabbia è palpabile e la delusione anche. Ma i lavoratori Whirlpool di Napoli, nonostante queste ore di grande tensione, non intendono abbassare la guardia dopo quello che definiscono «un doppio tradimento, prima dall’azienda ed ora dalle istituzioni». Il giorno seguente, al fallimentare incontro al ministero dello Sviluppo Economico (il 29esimo in 29 mesi di vertenza), sono ancora qui in fabbrica, nonostante tutto. Si raccontano vecchi aneddoti dei tanti giorni di lotta mentre si vedono i vecchi video di Andrea Orlando (l’attuale titolare del dicastero del Lavoro), quando, ai tempi che sedeva nei banchi dell’opposizione, prometteva di avere le giuste «soluzioni» proprio per il loro futuro. Oggi, invece, nel Cral dei lavoratori della periferia orientale molte sedie restano vuote, mentre sette operai restano in presidio. Domani, probabilmente, arriveranno anche a loro le lettere di licenziamento che questa mattina hanno già “invaso” le case e le famiglie di tre colleghi. «Forse solo per il maltempo non sono arrivate a tutti oggi» precisano gli stessi operai mentre nei loro volti compare un ghigno di grande delusione, ma con la speranza ancora viva per l’esito della sentenza del Tribunale di Napoli.

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«Ieri è stato uno squallore a tutti gli effetti – chiarisce, invece Luigi D’Antonio, Rsu del sito e sindacalista Fim che era presente nella capitale all'incontro faccia a faccia con quell’esecutivo che dopo tante promesse vane ora gli ha girato completamente le spalle - . Negarsi quello che è stato verbalizzato (ovvero la promessa della “continuità occupazionale”) è scritto dicendoci che non è vero che il ministro del Lavoro Orlando aveva detto certe cose». «Non è possibile che un ministro della Repubblica italiana dice cose e poi, dopo manco due settimane, le nega» precisa D’Antonio che proprio quest’ottobre avrebbe compiuto i suoi 33 anni di attività nel sito di Napoli Est. Dopo una serata, quella di ieri al ministero, ed un presidio permanente oggi in fabbrica le luci si spengono, ma si tratta solo di un breve riposo, già domani mattini, infatti, i lavoratori torneranno nel Cral per discutere le nuove azioni di lotta da intraprendere perché, come precisano gli stessi «la vertenza è tutt’altro che terminata».

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