Whirlpool Napoli, il giudice rinvia e adesso avanzano i licenziamenti

Whirlpool Napoli, il giudice rinvia e adesso avanzano i licenziamenti
di Valerio Iuliano
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 23:31 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 07:24
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La sentenza non è stata emessa ieri, ma il verdetto sembra comunque vicino. Il giudice del lavoro del Tribunale di Napoli Maria Rosaria Lombardi si è riservata per i prossimi giorni una decisione in merito al ricorso presentato da Fim, Fiom e Uilm, contro la procedura di licenziamento dei 321 lavoratori del sito di via Argine, avviata da Whirlpool

Nel corso dell’udienza, durata circa tre ore, «sono stati ascoltati - fa sapere la Fiom - i testi delle organizzazioni dei lavoratori e dell’azienda, che hanno avvalorato le tesi delle due parti, e poi si è passati all’esame delle motivazioni della causa».

Nel ruolo di testi, un leader storico delle Rsu ed un ex lavoratore del sito di via Argine, poi passato ad un altro stabilimento. La sensazione è che il dispositivo sarà emesso a breve, forse già nelle prossime ore. «Rispetto alla complessità e alla delicatezza del tema al centro di questo ricorso - ha spiegato l’avvocato di parte Fiom Lello Ferrara - il giudice è stato abbastanza celere e così crediamo sarà anche nella decisione.

La causa è stata condotta con grande responsabilità e quale sarà l’esito non possiamo immaginarlo, soprattutto su una questione così complessa, che riguarda due piani industriali triennali sull’intera presenza di Whirlpool in Italia, impegnandosi a mantenere nelle regioni interessate almeno un sito produttivo per regione, cosa che poi scompare con la decisione di abbandonare Napoli». Il verdetto sarà determinante sull’esito della vertenza. L’eventuale accoglimento del ricorso azzererebbe, di fatto, la procedura di licenziamento già avviata nello scorso mese di luglio e così Whirlpool potrebbe disporne un’altra solo a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo, allungando i tempi fino a marzo 2022. In questo caso, il consorzio intenzionato a rilevare il sito avrebbe a disposizione un lasso di tempo sufficiente per portare avanti il suo progetto di reindustrializzazione, che prevede la presentazione del piano industriale entro il prossimo 15 dicembre. 

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Tuttavia Whirlpool ha la possibilità di inviare le lettere di licenziamento già a partire da sabato 30 ottobre e, perciò, l’auspicio è che una sentenza favorevole ai lavoratori possa arrivare in tempo utile. Nel corso dell’udienza di ieri, contrariamente a quella precedente, non ci sono state discussioni sull’ipotesi di posticipare ulteriormente le lettere. «Le ragioni che abbiamo esposto - spiega la segretaria nazionale della Fiom-Cgil Barbara Tibaldi - dimostrano la cattiva fede di Whirlpool nel firmare un accordo che non avrebbe rispettato. Siamo di fronte ad una multinazionale che rifiuta di dare anche solo qualche giorno di tempo per consentire la costituzione del Consorzio che dovrà riassorbire tutti i lavoratori». I sindacati chiedono al governo di intervenire «garantendo la continuità occupazionale». Un argomento cruciale, quello della «continuità occupazionale», che potrebbe essere assicurata solo da una norma ad hoc, capace di traghettare gli operai nel consorzio a metà dicembre, senza incorrere nel licenziamento. Ma la norma non è stata ancora individuata dal governo. D’altronde, si tratta di un provvedimento di notevole complessità. 

Restano intanto da risolvere alcune questioni fondamentali, come le modalità del trasferimento degli asset aziendali da parte di Whirlpool. Il dialogo tra le due parti è destinato a continuare, sia pure faticosamente, ma non sarà semplicissimo trovare la quadra. Nel frattempo, la sentenza del Tribunale di Napoli arriverà a sciogliere molti nodi. «Il giudice - sottolinea il segretario della Fim Cisl di Napoli Biagio Trapani - ha l’occasione di restituire dignità ai lavoratori ed all’intera città, perché Whirlpool ha confermato la sua arroganza, facendo tutto quello che vuole, in nome della libertà d’impresa». Mentre il segretario della Uilm Antonio Accurso spiega: «Ci aspettiamo un sussulto della legge che imponga il rispetto dei lavoratori, degli accordi e del Paese». 

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