Whirlpool a Napoli, l'ultima chance: «Rinvio per la crisi Covid»

Whirlpool a Napoli, l'ultima chance: «Rinvio per la crisi Covid»
di Nando Santonastaso
Sabato 24 Ottobre 2020, 08:49 - Ultimo agg. 14:21
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Una settimana alla chiusura e l'emergenza della nuova ondata di contagi a Napoli e in Campania, con il probabile lockdown generale, a rendere ancora più complicato lo scenario della vertenza. Ma forse, paradossalmente, è proprio la delicatissima situazione sanitaria di queste ore che può determinare le condizioni per aprire l'unico spiraglio possibile, al momento, per i lavoratori della Whirlpool. Il rinvio, cioè, dello stop di qualche mese, come chiesto dai sindacati. Impossibile non tener conto della pandemia e dei suoi effetti anche socio-economici in città nelle ore in cui si consuma l'agonia di uno degli ultimi impianti industriali di Napoli, peraltro ad alta tecnologia. C'è anche questo, o forse soprattutto questo, nel tentativo di mediazione alla quale starebbe lavorando il premier Conte con il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli nei confronti della multinazionale dopo il fallimento dell'incontro di giovedì scorso in videoconferenza. Un impegno supplementare e per giunta complicatissimo, nelle ore in cui la priorità assoluta per il Paese è un'altra: ma l'unico argine all'addio di Whirlpool, almeno nell'immediato, sembra essere ormai solo Palazzo Chigi.

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LO SCENARIO
Non a caso a rafforzare il pressing sul presidente del Consiglio, dopo gli interventi dello stesso Patuanelli e del ministro per il Sud Provenzano nel Consiglio dei ministri dell'altra sera, ha indirettamente contribuito anche il Viminale.

Sul tavolo della ministra Lamorgese è arrivata infatti la relazione del prefetto di Napoli, Valentini, che ha ricevuto ieri una delegazione di sindacalisti e lavoratori Whirlpool dopo l'iniziativa di mobilitazione messa in atto in piazza del Plebiscito. Inevitabili i riferimenti al rischio di un aumento delle tensioni sul territorio, a partire dai prossimi giorni anche se pur nella protesta ormai quasi ad oltranza di questi mesi i lavoratori di via Argine non hanno mai superato il limite. Ora però si avvicina la data della chiusura e con essa salgono ansia e angoscia. Né va dimenticato che alle sorti dello stabilimento guardano con altrettanta preoccupazione i lavoratori e le piccole imprese dell'indotto, molte delle quali impegnate esclusivamente in rapporti di fornitura verso la multinazionale.

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«Qualcuno pensa che la nostra richiesta di una proroga della chiusura sia una sorta di questione di principio ma non è affatto così» dice Giovanni Sgambati, leader provinciale e regionale della Uil campana che ha firmato insieme ai segretari di Napoli della Cgil, Schiavella, e della Cisl, Tipaldi, il documento con cui il sindacato conferma lo sciopero generale della città per il 5 novembre a sostegno della vertenza (emergenza Covid permettendo). E aggiunge: «Non c'è solo lesigenza di sostenere la lotta e le legittime rivendicazioni occupazionali e professionali dei lavoratori: qui è in ballo la credibilità stessa del governo perché consentire ad un'azienda di non rispettare un piano industriale che anche il governo ha garantito controfirmandolo, vuol dire aprire una prospettiva terribile per le future vertenze». L'obiettivo del sindacato è di ottenere l'apertura dell'impianto fino alla scadenza della durata prevista per il piano industriale, a due anni dall'inizio della vertenza. In pratica maggio 2021. Sette mesi o poco meno, il tempo necessario per garantire ai lavoratori la possibilità di continuare ad usufruire dei contratti di solidarietà, prospettiva inesistente se lo stabilimento è chiuso. «Siamo arrivati a ottobre, siamo in piena pandemia: non si capisce perché accelerare una decisione che per noi continua a non essere credibile visto e considerato che proprio grazie, per così dire, al Covid le vendite di elettrodomestici sono aumentate», aggiunge Sgambati. «Ci sono ancora le condizioni per continuare nella produzione, a partire dagli strumenti messi in campo dal decreto Cura Italia e dal ruolo di Invitalia» insistono i segretari generali della Cisl e della Fim, Bonavita e Apetino. «Il governo ci ascolti prima di riconvocare l'azienda, gli spiegheremo che la situazione della Whirlpool a Napoli è ben diversa da quella descritta in questi mesi dall'azienda», dice Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm. E spiega: «Questa è davvero l'ultima occasione che ha il governo per mantenere le promesse fatte in questi 18 mesi ai lavoratori della Whirlpool, rinnovate da ultimo anche durante la recente campagna elettorale. La vertenza proseguirà finché tutti i lavoratori no riceveranno la giusta tutela e riprenderanno a lavorare».

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