Whirlpool, sciopero nelle fabbriche
contro la vendita del sito di Napoli

Whirlpool, sciopero nelle fabbriche contro la vendita del sito di Napoli
Martedì 24 Settembre 2019, 18:43 - Ultimo agg. 25 Settembre, 07:01
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Stop di 8 ore, domani, in tutte le fabbriche italiane del gruppo Whirlpool per protestare contro la vendita del sito di Napoli annunciato nei giorni scorsi dalla multinazionale americana. I circa 5 mila 500 lavoratori degli 8 siti italiani, dunque, incroceranno le braccia per ribadire il proprio no alla cessione del ramo d'azienda a Prs, Passive Refrigeration Solutions, di Lugano e chiedere il rispetto dell'accordo 2018 che prevedeva, al contrario, un rilancio dello stabilimento di lavatrici di via Argine e la tutela occupazionale dei 430 lavoratori. Una mobilitazione che culminerà il 4 ottobre prossimo con una manifestazione a Roma. Nel frattempo anche il governo non sembra affatto intenzionato a rimanere alla finestra. Dopo lo stop al tavolo di confronto deciso dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli («è inutile sedersi con chi ha già deciso» aveva detto venerdì scorso) la trattativa potrebbe approdare in tempi brevi in Cdm, sembrerebbe già nel prossimo. E tra le ipotesi a cui si starebbe lavorando per sbloccare la situazione anche quella di una 'convocazionè da parte del premier Giuseppe Conte della multinazionale americana per sollecitarla a quel passo indietro già chiesto dai sindacati e dal Mise per riaprire il tavolo di confronto su altre basi. La vertenza, d'altra parte, è il ragionamento di chi segue il dossier, non ha più i connotati di una semplice crisi aziendale: Whirlpool è una multinazionale che ha firmato nel 2018 un accordo con il governo italiano e la strada per uscire da questo muro contro muro non passa più da norme e incentivi, peraltro declinati dalla azienda stessa nei mesi scorsi. Whirlpool dal canto suo non si sbilancia: ribadisce, all'Adnkronos, di aver avviato la procedura di cessione di ramo d'azienda e di essere disponibile, nell'ambito di questo percorso, a confrontarsi con il Governo e le parti sociali. Al momento, annota ancora la multinazionale , 'c'è una procedura con dei tempi, esauriti i quali decideremo cosa farè.

Intanto i sindacati alzano il tiro. «Condividiamo ciò che ha detto il ministro: il gruppo deve ritirare la procedura di cessione e sedersi di nuovo al tavolo, ripartendo dagli accordi che erano stati firmati a ottobre e che prevedevano investimenti nel nostro paese», dice il leader Cgil, Maurizio Landini per il quale il governo deve svolgere una «funzione di difesa e rafforzamento della nostra industria».
E a chiedere una 'svoltà effettiva nella vertenza anche la Uilm. «Servono provvedimento veri: le minacce e le promesse non seguite da atti concreti non solo non bastano ma possono essere controproducenti», ammonisce il segretario nazionale Gianluca Ficco rilanciando la richiesta di replicare il modello Electrolux con cui si finanziarono sgravi fiscali per quelle aziende che ricorrevano ai contratti di solidarietà. «Serve rifinanziare quelle norme, utili perché compatibili con i vincoli posti dalla Ue agli aiuti di Stato, e riaprire il bando ma velocemente; più passa il tempo più diventa difficile perché Whirlpool assume decisioni difficili da modificare. Abbiamo infatti la sensazione che l'azienda vada avanti come se presumesse che il governo italiano fosse incapace di far rispettare gli accordi», incalza ancora Ficco. Domani, intanto, contestualmente allo sciopero i lavoratori di Napoli e di Caserta manifesteranno davanti al consolato americano del capoluogo campano mentre il sindaco Luigi De Magistris incontrerà, nel tardo pomeriggio, il ministro Patuanelli. «La lotta dei lavoratori della Whirlpool è la lotta di tutta la città», ha detto oggi. 
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